3. La panchina

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Adler

Prendo le chiavi della macchina dalla tasca del tizio e dopo averlo sbattuto dentro salgo dal lato passeggero.

"Ascoltami bene John, stasera hai qualche stella che illumina il tuo cammino poiché datosi che la tua vittima è scappata, ti sei scampato una bella denuncia o almeno così potrebbe essere... Ho qui proprio un bel video dell'accaduto.. "

John mi ferma e seppur ancora dolorante capisce dove voglio arrivare.

"Cosa vuoi, ti darò tutto ciò che chiedi, i soldi non sono un problema"

"Bingo carissimo signor Rover, sono 50.000 dollari in cambio del mio silenzio, me li faccia trovare entro una settimana."

Lascio tra le sue mani un bigliettino con le istruzioni e vado via. L'ennesima sera passata a seguire uno stronzo miliardario che non sa tenersi il cazzo nei pantaloni.

La vittima di stasera è scappata a gambe levate, non ha guardato nemmeno in faccia il suo aggressore, cosa che invece molte altre avevano fatto e una di queste proprio con il signor Rover che era stato già denunciato.

Di giorno posso pur essere un semplice studente del Palm State College, ma di notte oltre che una smania forsennata di farla pagare al prossimo, ho bisogno di guadagnarmi da vivere.

Subito dopo aver messo in chiaro i patti con John Rover mi precipito in camera.

Mi rigiro più volte sul mio materasso a due piazze ma questo non aiuta a conciliare il mio sonno.

È quasi l'alba quando mi arrendo al fatto di aver passato l'ennesima notte insonne e decido di uscire a fare un giro.

Vago un po' a vuoto nei giardini del Campus e ripenso alla sera precedente... Sapevo che molte studentesse per arrotondare si prestavano come ballerine in quel locale da quattro soldi, ma conoscevo benissimo chi fossero poiché erano sempre le stesse e più volte si erano sdebitate con me per averle salvate. A dire la verità, alcune di loro sapevano sdebitarsi veramente bene.

Quella ragazza però... si era diretta ai dormitori femminili dell'ala sud, e da che io sapessi, nessuna delle ballerine alloggiava in quella parte del Campus.

Non mi sarebbe cambiato molto sapere chi fosse, ma diciamo la curiosità era parte fondamentale del mio animo.

Mi fermo proprio di fronte al punto più panoramico del college e mi siedo su una panchina che però era già occupata da una ragazza.

"È occupato questo posto?" Chiedo gentilmente.

"No, stavo andando via" fa per alzarsi ma io le afferrò il polso in modo amichevole.

Alathea

Il ricordo di ciò che era successo non mi lasciava chiudere occhio e così vado sulla mia solita panchina ad osservare l'alba, l'unica cosa che riesce a tranquillizzarmi.

Avrei preferito restare sola ma un ragazzo si era appena seduto accanto a me mi aveva afferrato il polso ed io stavo iniziando a tremare pensando al peggio.

"Resta, se ti do fastidio posso andare via, c'eri prima tu" mi dice con un leggero sorriso.

Inizio a rilassarmi solo quando allenta la presa ma cerco comunque di evitare il suo sguardo. Torno a sedermi e sento i suoi occhi puntati addosso.

"Non ti ho mai vista qui, sei nuova?" Chiede con fare gentile.

Annuisco e continuo a guardare i colori del cielo mentre lui getta via un pesante sbuffo.

"Ok non ti va di parlare, capisco. Comunque io sono Adler così giusto nel caso ci ritrovassimo su questa panchina dato che non credo di poterti ritrovare altrove" ironizza.

Sbuffo pesantemente per lasciargli intendere che mi stesse dando fastidio, così finalmente ottengo il suo silenzio.

Quando il sole risulta ormai alto nel cielo afferro la borsa e guardo la lista dei corsi per capire in che direzione andare.

"Comunque ciao anche a te eh" era ancora quel tizio che a gran voce e con tono scherzoso ci teneva a rammentare che me ne fossi andata senza salutare.

Questa cosa mi fa spuntare un mezzo sorriso sulle labbra e ripenso a quanto mi sarebbe piaciuto tornare indietro a quando non ero così.

Arrivo a lezione in orario perfetto come sempre e mi siedo al solito posto.

Il docente arriva poco dopo e inizia a girare tra i ragazzi per restituire i compiti, come sempre il mio era eccellente e non c'era nessun errore. Il signor Jylston, insegnante di diritto, ripercorrendo la classe si ferma al mio banco.

"Signorina Ellis complimenti, dopo la lezione si fermi un attimo devo parlarle di alcune cose".

Annuisco e dopo aver ascoltato attentamente la lezione e preso tutti gli appunti necessari mi fermo e attendo che vadano via tutti.

"Signor Jylston voleva parlarmi?" Speravo tanto che la conversazione non virasse su attività extracurricolari ma sapevo anche che era l'unico motivo per cui poteva chiedermi di restare.

"Signorina lei ha una media impeccabile in tutte le materie, io non voglio aprire qualche ferita che magari può nuocerle ma non capisco perché sia scappata da Yale, le avrebbe aperto tutte le porte della società, sarebbe diventata un grande avvocato".

La delicatezza sicuramente non era il suo forte.

"Signor Jylston ho avuto le mie buone ragioni per andare via, ma non capisco cosa vuole comunicarmi..."

"Vede, Yale non lascia scappare i suoi studenti senza tenerli d'occhio poiché molti potrebbero poi rivelarsi un fallimento per il nome dell'università. Quindi mi è stato chiesto di dirle che se vuole può ritornare dato la sua media e le sue competenze, o se preferisce può restare qui e Yale la terrà sempre sotto osservazione per opportunità future, solo se però aggiunge al suo curriculum delle attività extra".

Non potevo credere alle mie orecchie, sembrava veramente assurdo ciò che mi stava dicendo eppure ero convinta che fosse la verità.

"Io.. non so che dire però sono certa di non essere intenzionata a ritornare... cercherò qualche club da aggiungere alla mia carriera scolastica, grazie per avermelo comunicato comunque" cerco di evitare ogni contatto visivo.

"Mi auguro cambi idea signorina Ellis, buon proseguo".

Esco dall'aula in fretta e mi dirigo alla solita panchina per mangiare in completa solitudine e sfuggire dagli sguardi di tutti.

Save me from a lieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora