4. Il gatto affamato

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Adler

Esco dalla mensa salutando i ragazzi con cui di solito mi riunisco per pranzare e mentre cammino il mio cellulare inizia a suonare.
"Pronto?"
"Ragazzo sono Tyler, tutto bene ieri sera?"
"Salve signore, sì è andato tutto secondo i piani. A cosa devo la sua chiamata?"

Tyler Brown è a capo dell'associazione per cui lavoro di notte, ed è un tipo di poche parole e raramente vuole esiti sulle "missioni" poiché è sempre al corrente di tutto. Strano quindi che mi chiamasse in pieno giorno se non per darmi delle notizie importanti.

"Beh Adler in realtà ti ho chiamato per informarti che Marcus ha acquistato un biglietto per venire qui, il suo arrivo è previsto tra 20 giorni."
"Cazzo, cosa vuole questo coglione adesso?"
Marcus era il proprietario del night club poco fuori dal campus e non era un tipo che si faceva molti scrupoli a sfruttare le ragazze.

"Oh beh, non possiamo saperlo però ci dev'essere qualcosa o qualcuno che ogni tanto lo spinge a tornare, è la seconda volta in 6 mesi e non può essere un caso. Tieni gli occhi ben aperti e comunicami ogni movimento che noti"
"Ok capo ricevuto, le farò sapere"

Chiudemmo la chiamata senza salutarci e nel frattempo ero quasi arrivato alla mia stanza. Avevo urgente bisogno di distrazioni, gli stronzi come Marcus mi facevano ribollire il sangue solo a sentirli nominare.

Stavo per comporre il numero di Jocelyn quando mi imbatto di nuovo nella ragazza della panchina. Era seduta sempre lì.
Non capivo proprio perché mi evitasse, le altre ragazze avrebbero fatto a botte per le mie attenzioni e lei invece cercava di scappare.
Inoltre nonostante non mi interessasse granché di lei, mi divertivo a infastidire le persone.

Mi avvicino piano e prendo posto accanto a lei.
"Quanto è piccolo il campus eh?" Accenno quasi ridendo.

Lei mi guarda di sottecchi, sbuffa e torna con l'attenzione sul suo libro senza degnarmi di risposta.

"Che c'è il gatto ti ha mangiato la lingua?" Non mi aspettavo risposte ma si fece sopraffare dalla tentazione.

"No, ma semmai trovassi un gatto affamato gli indicherei proprio la tua di lingua, perché non stai un po' zitto?"

Era inevitabilmente scazzata e irritata dalla mia presenza eppure non mi aveva chiesto di andare via.

"Beh in realtà mi servirebbe ancora per un po', sai le ragazze dicono che questa riesce a far toccare il paradiso" ironizzo indicando la mia lingua e ricevo da parte sua solo un'occhiata di disgusto.

"Che c'è mamma ti ha raccomandato di arrivare casta e pura sull'altare?" Proprio non riuscivo a smettere di provocarla eppure lei nonostante il suo essere così riservata sembrava tutt'altro che timida e indignata.

"Senti perché devi rompere i coglioni proprio qui?" Bingo, finalmente una risposta.

"Beh fino a prova contraria tu non mi hai ancora chiesto di andare via"

"Purtroppo non è mia questa panchina e sono così gentile da cedertela dal momento che non accenni a lasciarmi in pace".

Si alza raccoglie le sue cose e va via senza lasciarmi il tempo di replicare.

Un ghigno soffocato sulla mia faccia mi fa proprio intendere che quella ragazza non la lascerò in pace così facilmente.







Alathea

Era la seconda volta in un giorno che quel ragazzo si avvicinava a me e nella mia testa iniziarono a frullare tantissime idee sul perché lo facesse, ma quella che proprio mi assillava e che avesse scoperto qualcosa.

Cerco di distrarmi da quei pensieri e mi dirigo verso la bacheca dove c'erano segnati i vari club delle attività extracurricolari.

Leggo una ad una ogni proposta... "club di scienza", "club di teatro", "club di informatica", "club di giornalismo" e tanti altri ancora che avrebbero implicato il lavoro di gruppo.
Ero contraria a qualsiasi attività presente su quella bacheca quindi decido di ritornare in camera e pensarci su.

Il pomeriggio passa in fretta e la sera mi ritrovo di nuovo a prepararmi ed uscire per andare a "lavoro".

La serata al locale era sempre uguale; dopo il mio arrivo iniziavo a ballare per un paio d'ore e appena arrivava la sostituta potevo andare via tranquillamente.

Alla fine del turno esco camminando a passo svelto sperando che nessuno mi seguisse ma ad un tratto sento una voce.

"Scusami?, ehi tu, fermati devo parlarti".

Continuo a camminare più veloce sperando non fosse qualche malintenzionato come quello dell'altra sera.

"Non voglio farti del male cazzo fermati, sono il ragazzo che ti ha tolto quel tizio di dosso ieri sera".

Improvvisamente mi fermo e inizio a sudare in modo spropositato, avevo paura potesse scoprire chi fossi. Mi giro piano e senza alzare lo sguardo.

"Finalmente ti sei fermata cazzo, ti sto rincorrendo da mezz'ora"

"Chi sei?" Chiedo poco fiduciosa.

"Mi chiamo Adler".

Non potevo crederci.

Save me from a lieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora