Prologo

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Jaxson sorrideva mentre guardava suo figlio allenarsi "Hey bello!" Esclamò avvicinandosi a William, il figlio. Quest'ultimo lo guardò e si morse il labbro, sbuffando ed avvicinandosi al padre "Come è andata la partita?"

"Intendi la partita che avevi promesso di vedere ma che alla fine hai saltato?" Rispose a tono il sedicenne, schioccando poi la lingua e scuotendo la testa "Abbiamo vinto, ma l'avresti saputo se fossi venuto, sai?"

Jaxson fece un sorriso triste e guardò William con rimorso "Avevo da fare col lavoro, e-"

"Il tuo non è un lavoro, Jax" Lo interruppe il ragazzo. In mano aveva una palla da basketball e i capelli e il corpo erano bagnati dal sudore "Quello che fai tu non può considerarsi un lavoro"

L'uomo aprì la bocca come per dire qualcosa, ma non sapeva bene come rispondere "Faccio quello che posso per portare soldi a casa"

"Fai quello che puoi?" Rise sarcasticamente il ragazzo "Sei solamente un hacker che non fa altro che rubare soldi alle aziende"

"Rubo solo alle aziende ricche-"

"L'ultima era una azienda addetta a farmaci per diabetici!"

"William, sentimi un attimo-"

"No, non ci provare, non mi farai cambiare idea" Lo interruppe per l'ennesima volta. Jaxson allora smise di parlare e guardò il figlio in silenzio. "Senti, lasciami allenare e basta, ok?"

"William-" L'uomo mise una spalla sul ragazzo. Prese un bel respiro, e "Quando hai la prossima partita?"

Lui rise "Perché? Così che potrai saltare pure quella?" Chiese sarcarsticamente.

"Perché ci sarò"

"Si, come no" Alzò gli occhi al cielo William.

"Sono serio"

Il ragazzo lo guardò in faccia per qualche secondo, in silenzio. La sua espressione era arrabbiata e indecisa, ma poi, con uno sbuffo, "Dopodomani ci sarà la finale, la partita più importante" Cedette portando lo sguardo verso la palla che girava e rigirava tra le mani.

L'uomo annuì "Ci sarò, conta su di me" Gli disse con un sorriso incoraggiante.

Anche il ragazzo annuì e riportò lo sguardo su suo padre "Ora io- torno ad allenarmi, ci vediamo a casa? Ci... ci sarai?"

"Io in realtà devo partire domani ma tornerò in tempo per la partita" William si morse il labbro inferiore ed annuì "Promesso"

"Ok, va bene" Fece rimbalzare la palla a terra due volte "Ora mi alleno" Il padre allora annuì ed uscì dalla palestra mentre William si allenava correndo per il campo vuoto, cercando di fare canestro da ogni punto del campo.

"Mi avevi chiamato, capo?" Chiese Louis entrando nell'ufficio di Liam Payne, agente speciale e nonché capo dell'organizzazione segreta militare conosciuta con il nome di Black HAWK, acronimo che sta per Hazardous Activities and Warfare Kommand, un'unità militare d'élite specializzata in operazioni pericolose e missioni di combattimento ad alto rischio che opera ai confini di una legge che però loro possono cambiare a loro piacimento.

Liam Payne, un ragazzo di circa trent'anni, capelli lisci e marroni, così come i suoi occhi, era il capo dell'organizzazione e Louis era uno degli agenti più fidati.

Black Hawk || LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora