Capitolo 14

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Rimango seduta per qualche istante, cercando di assorbire la tensione nell'aria. Poi mi alzo e comincio a raccogliere i piatti. Mia madre mi guarda con occhi tristi ma non dice nulla. Mi avvicino a lei e metto una mano sulla sua spalla.

"Mamma, è normale che litighino," le dico cercando di rassicurarla. "Lo fanno sempre. Non è colpa tua."

Lei sospira profondamente, poi prende un piatto e mi aiuta a portarlo in cucina. "Lo so, Nicole. Ma ogni volta mi sembra che peggiori. Non riesco a capire perché non riescono a trovare un punto d'incontro."

Cominciamo a lavare i piatti insieme. L'acqua calda scorre sul sapone e crea una schiuma bianca. Il rumore delle stoviglie che vengono sistemate nella lavastoviglie riempie il silenzio della cucina.

"Simon ha un carattere difficile ed è testardo" continuo. "E papà ha un carattere molto simile. È una combinazione esplosiva. Devi solo dare loro un po' di tempo."

Sento Simon alzare la voce, poi mio padre che risponde con toni duri. Non riesco a capire esattamente cosa si stanno dicendo, ma l'intensità della discussione mi mette a disagio.

Cerco di distrarmi parlando con mia madre. "Allora, cos'altro hai cucinato di buono oggi?" chiedo, cercando di cambiare argomento.

Lei sorride debolmente. "Ho provato una nuova ricetta per il pollo arrosto e anche per una passata di verdure."

"Era delizioso, mamma. Sei sempre la migliore in cucina."

Finalmente i rumori nell'ufficio si placano e sento la porta che si apre. Simon esce per primo, il viso rosso e gli occhi che lampeggiano di rabbia. Non ci guarda nemmeno e si dirige direttamente verso la sua stanza, sbattendo la porta dietro di sé.

Mio padre esce subito dopo, visibilmente scosso, ma cerca di mantenere la calma. Si avvicina a noi in cucina e cerca di mascherare la tensione con un sorriso stanco.

"Grazie per la cena, cara," dice rivolto a mia madre. "Era davvero buona."

Lei gli risponde con un sorriso forzato, poi mio padre si dirige verso il suo ufficio. Il silenzio cala di nuovo sulla casa, rotto solo dal ticchettio dell'orologio sulla parete. Dopo aver finito di sparecchiare, salgo in camera mia.

Torno nella mia stanza, chiudendo la porta dietro di me con un leggero clic. Mi tolgo i vestiti del giorno e li lascio cadere nel cesto della biancheria. Scelgo una t-shirt morbida e un paio di pantaloncini, comodi per rilassarmi. Mi avvicino allo specchio e inizio a struccarmi, massaggiando delicatamente il viso con il detergente. Il mascara si scioglie lentamente, e con esso, cerco di sciogliere i pensieri pesanti della giornata

Mi siedo sul letto, prendendo il telefono tra le mani. Digito un messaggio a Eleonor: "Devo portare qualcosa di specifico per domani?"

Mentre aspetto la risposta di Eleonor, mi avvicino alla finestra e guardo fuori. La notte è calma, le stelle brillano nel cielo scuro e la luce dei lampioni illumina debolmente la strada sottostante. Le ombre degli alberi si allungano sul marciapiede, mosse dal leggero vento estivo.

Mi perdo nei miei pensieri, cercando un po' di pace in quella vista tranquilla. Il telefono vibra nelle mie mani e vedo la risposta di Eleonor.

"Porta una borsetta con lo stretto necessario, un costume da piscina e una dose extra di buonumore."

Sorrido, ma Eleonor aggiunge subito dopo: "Ah, e non dimenticare un po' di sana ironia, un sorriso smagliante e, se puoi, anche qualche aneddoto divertente da raccontare. E magari un animale  gonfiabile. Non si sa mai."

Rido a quella battuta, immaginando Eleonor con il suo solito spirito vivace e scherzoso. Mi sembra di sentirla ridere dall'altra parte del telefono.

Mi sdraio sul letto e rispondo: "Okay, gonfiabile incluso. Sarò pronta per le 9."

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