Cuatro | Realización

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Pedri è sempre un po' nervoso prima di una partita. L'ansia dovrebbe essergli passata ormai visto che gioca da più di due anni ai massimi livelli del calcio internazionale eppure continua a sentire quella spiacevole stretta all'altezza dello stomaco mentre raccoglie le sue cose per raggiungere lo stadio.
È il giorno dell'esordio della Spagna contro la Croazia e De La Fuente l'ha confermato tra i titolari.
Pedro vorrebbe nascondere il lieve tremore alle mani mentre si infila gli auricolari, prendendo posto sul pullman, ma Sol se ne accorge da lontano un chilometro. Si siede accanto a lui senza dire nulla e Ferrán si sposta nel sedile vicino a Fermín senza fare domande.
"Hey, tranquillo, andrà tutto bene"
La voce di Marisol lo fa sobbalzare, quando il ragazzo alza lo sguardo lei lo sta già fissando con quei suoi grandi occhi dolci che gli smuovono qualcosa dentro.
"Vieni con noi?"
Pedri non si era azzardato a sperare, non sapeva se il tirocinio di Sol comprendesse anche presenziare alle partite della squadra, ma dal suo tono di voce emerge tutto il sollievo di saperla lì con loro.
"Qualcuno dovrà pur controllare le stupidaggini che dite nelle interviste post partita" è la sua risposta divertita, seguita da un occhiolino.
Il ragazzo abbandona la testa contro il sedile mentre la voce di Quevedo, il suo cantante preferito, riempie gli auricolari.
Marisol gli ruba una cuffietta e lui non si oppone, lasciandola fare.

Quédate
Que las noches sin ti duelen
Tengo en la mente las pose'
Y todos los gemido'
Que ya no quiero nada
Que no sea contigo

Quando Sol si gira verso di lui, Pedri la sta già guardando. Mentre la canzone continua sembra che il chiacchiericcio degli altri spagnoli attorno a loro si sia spento.
Marisol e Pedro sono nella loro bolla, nel loro universo lontano anni luce.
"Hai ansia?"
"Come sempre" risponde lui, con un mezzo sorriso.
"Perché? Sei pazzesco con quel pallone tra i piedi"
Un respiro gli rimane incastrato in gola mentre Marisol pronuncia quelle parole senza la minima esitazione.
"Sono felice che lo pensi"
"Tutti lo pensano"
"Tu non sei tutti"
I loro sguardi si incrociano ancora una volta. Sol non avrebbe mai pensato di poter trovare interessanti un paio di occhi marroni ma quelli di Pedri sono così profondi ed espressivi che le mozzano il respiro.
È in quel momento che Marisol gli afferra la mano che Pedro tiene poggiata sulla coscia coperta dai pantaloni di tuta blu, la stringe e intreccia le loro dita. Non si sono mai spinti così oltre con il contatto fisico, questo è qualcosa di diverso da un abbraccio, qualcosa di più intimo. Sol ha paura di aver varcato una soglia che non le consentirà più di tornare indietro ma è il suo modo di far capire a Pedro che lei è lì, a fare il tifo per lui e i ragazzi, qualsiasi cosa accada.
Il giovane centrocampista del Barcellona prende un profondo respiro e ricambia immediatamente la stretta attorno alla piccola mano di Marisol ma torna a guardare davanti a sé, verso un punto impreciso tra i sedili davanti, perché ha paura di dire o fare qualcosa di stupido. Qualcosa di irreparabile.
"Sono felice che tu sia qui, Sol"
"Ed io sono felice di essere qui con voi"
Qui con te.


#


In tutti quei mesi, Marisol non ha mai desiderato come in quel momento che Pedri la notasse.
Che la notasse davvero.
Forse è per questo che sente le sue difese abbassarsi e diventa più coraggiosa, come quel pomeriggio sul pullman.
Il fatto è che anche Pedro si sta comportando in maniera diversa dal solito.
È come se la piccola scintilla innescata il giorno del loro primo incontro, mesi e mesi fa, stia diventando poco per volta una fiamma viva.
Sol ha il terrore di star fraintendendo tutto, non vuole rimanere ferita o peggio, fare la figura della stupida con il migliore amico di suo cugino.
Forse ha bisogno di parlare con Pablo da sola.
Ma non adesso, la partita sta per cominciare e Marisol sente la magia e la tensione tutt'intorno.
A Barcellona è da diverso tempo che non va a vedere un match dal vivo, soprattutto da quando Gavi si è fatto male. Questo stadio tedesco non le fa venire i brividi come il Camp Nou ma la moltitudine di maglie rosse e oro fa comunque un certo effetto. Poi stavolta è seduta in panchina, non in una tribuna gremita di gente sconosciuta.
Sin dall'inizio il vento tira in favore dei ragazzi di De La Fuente.
Pedri fornisce anche l'assist per il gol di Fabián e dopo un'ora di partita il mister lo richiama in panchina, dando spazio a Dani Olmo.
Marisol, che Pedri ha visto saltare in piedi per esultare ad ogni rete segnata, gli rivolge un sorriso smagliante e alza il pollice all'insù.
Pedro vorrebbe prendere posto accanto a lei ma non gli piace avere gli occhi di tutti puntati addosso quindi aspetta la fine della partita, mentre i festeggiamenti collettivi prendono piede dopo il 3-0 contro la Croazia.
Prima che possa aprire bocca, Marisol piomba tra le sue braccia noncurante delle condizioni pessime in cui il ragazzo si trova dopo aver giocato.
La maglia rossa con il numero 20 è madida di sudore, più scura del solito, e si attacca al suo corpo tonico. Marisol ha cercato di non guardare come la stoffa aderisca agli addominali di Pedro facendole seccare la gola.
Pedri d'altro canto adora sentire il corpo di Sol intrecciato al suo, come se fossero una cosa sola.
"Visto? Te l'avevo detto! Siete stati pazzeschi... tu sei stato pazzesco" gli dice all'orecchio, per farsi sentire da sopra la bolgia dello stadio.
Pedro fa scivolare le mani dalla schiena ai fianchi di Marisol e la ragazza si stacca appena dall'abbraccio per guardarlo negli occhi.
Dall'espressione che ha dipinta in viso, Pedri è certo che sia impossibile non accorgersi dei sentimenti che prova per Sol.
Si ricorda della prima volta in cui l'ha vista, in un locale di Sarrià al compleanno di uno dei ragazzi della squadra, trascinata da Pablo.
Arrivata in ritardo come suo solito, indossava un abitino bianco di pizzo di Sangallo che Pedro non riuscirà mai a togliersi dalla testa. Ha ordinato una cerveza con lime nonostante fossero in un bar esclusivo con drink da trenta euro sul menù e si è seduta accanto a lui, rivolgendogli un sorriso imbarazzato che in due minuti ha fatto perdere a Pedri ogni contatto con la realtà.
Mesi dopo, al centro dello Olympiastadion di Berlino, Pedri prova il doppio delle sensazioni che provava allora.
Il momento viene spezzato dalle urla di Ferrán, che si avvicina per esultare con Pedri in maniera quasi provvidenziale, perché il ragazzo delle Canarie teme che un istante più tardi avrebbe baciato Sol davanti a tutti.
Marisol si allontana dall'abbraccio con un ultimo sorriso, per sparire chissà dove insieme al resto dello staff.


#


"Penso di star diventando pazza"
"Buonasera anche a te, prima"
"Sono innamorata di Pedri"
"Aspetta, dammi qualche secondo per fingermi terribilmente sorpreso"
Marisol stacca la telefonata.
Quando Pablo la richiama però, un secondo dopo, lei non può fare a meno di rispondere al primo squillo perché è disperata.
"Non è divertente" lo ammonisce, seria.
Dal suono della risata di Pablo invece sembra che suo cugino trovi tutto molto divertente.
"La smetti?!"
"Sol sinceramente ma qual è la novità? Vi sbavate dietro da quando vi ho presentati!"
Non sa se Pablo si trovi a Barcellona o a Siviglia, ma Marisol sente un casino infernale.
Chissà a casa di quale amico sta giocando alla playstation dopo aver guardato la partita, forse da Ansu.
"Pedri non mi sbava dietro" puntualizza, categorica.
Su ciò che prova lei invece non si sente di dire molto altro.
"Ma sei seria? Gli occhi li hai?"
"Continuate tutti a ripetere la stessa cosa ma lui non ha mai fatto niente per farmi capire che è interessato!" sbotta Sol, infastidita dall'ennesima persona che le dice che i sentimenti di Pedri sono tutti lì, chiari come il sole.
Ma lì dove?
"Perché, tu hai fatto qualcosa? E poi stiamo parlando di Pedro, che non farebbe mai la prima mossa pur di non offendere il tuo onore e bla bla bla"
Gavi si lancia in un'imitazione mal riuscita della voce del suo migliore amico.
"Senti lascia perdere, cosa faccio? Come lo guardo in faccia senza mettermi in ridicolo?"
"Dios mío, perché non scopate e la facciamo finita?"
Sente la risata di Ansu in sottofondo che le conferma che Pablo è a casa del suo compagno di squadra a Barcellona. Compagno di squadra che probabilmente ha sentito tutta la loro conversazione.
Sol alza gli occhi al cielo, salutando definitivamente ogni parvenza di privacy. Nella squadra di calcio del Barcellona vige una regola non scritta che recita: i fatti tuoi sono fatti di tutti. Marisol, esausta, non sa come liberarsi di quei ventidue impiccioni. 
"Non mi manchi neanche per il cazzo, lo sai?"
Non è vero, Pablo le manca da morire e ora vorrebbe proprio un suo abbraccio.
O un abbraccio di Pedri, anche se al momento non le sembra l'alternativa più adatta.
È da quando sono ritornati al campo base della nazionale spagnola che Sol è chiusa in camera, sfuggendo allo sguardo di Pedro come una vigliacca.
"Non avere paura e goditi le cose belle, prima"
Le sembra quasi di poter vedere il sorriso genuino di Pablo dall'altro lato del telefono.

Mi cielo | PedriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora