Diecisiete | Perdón

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Marisol è un fascio di nervi.
È in piedi dalle quattro del mattino, ha preso un volo all'alba dall'aeroporto di Madrid e appena ha messo piede sul suolo catalano un taxi l'ha portata direttamente allo stadio Johan Cruyff per i preparativi dell'ultimo momento.
Ha così tanta ansia che teme di dimenticarsi ciò che deve dire e fare la figura dell'idiota davanti a tutti.
I ragazzi le hanno mandato tanti messaggi di buona fortuna e per quanto le faccia piacere, Sol stavolta è grata che i ragazzi non saranno lì di persona ad ascoltarla.
Stavolta è diverso rispetto alla sua laurea, non le importa solo di fare una bella figura, per Marisol è davvero importante ciò che ha da dire e spera con tutto il cuore che Pedro capisca che le sue parole sono rivolte a lui.
Tutte le alte cariche del Barcellona stanno prendendo posto per guardare la cerimonia che precederà la partita e il presidente Laporta trova perfino il tempo per qualche parola di incoraggiamento.
Anche Flick, dietro di lui, le rivolge un sorriso augurandole buona fortuna.
Sol lo ringrazia, le guance scure d'imbarazzo mentre si chiede se l'allenatore tedesco sappia che si nasconde lei dietro i giorni difficili di Pedri.
La scaletta prevede che parleranno nell'ordine Alexia, Aitana e Salma.
Marisol ha lavorato a tutti e tre i loro discorsi ed ha aiutato le ragazze a provarli e memorizzarli, al contrario di lei le giocatrici sembrano tranquille e la rassicurano con un sorriso.
"Andrà bene, sei stata bravissima, non devi preoccuparti" le dice la Putellas mentre aspettano di uscire dagli spogliatoi.
Sol tenta suo malgrado di prendere qualche profondo respiro, stringendo la mano che la centrocampista le ha poggiato sulla spalla.
"Grazie ragazze, è tutto merito vostro, farete un figurone sia alla cerimonia che alla partita" risponde Marisol, orgogliosa, dando il via ad un meritato applauso collettivo.
Prima di mettere piede in campo c'è il solito urlo "Uno, dos, tres, BARÇA!" che le fa tremare le gambe. Finalmente è il momento.
La cerimonia inizia con largo anticipo per non rubare tempo al fischio d'inizio, dopo le ragazze parla l'allenatore della squadra femminile Pere Romeu e il presidente Laporta, che introduce l'intervento di Marisol.
"Infine, vorrei dare ufficialmente il benvenuto alla nuova event manager and coordinator del Barça Femení, Marisol Martínez, che ha curato l'organizzazione di quest'evento e che ha preparato qualche parola per noi per riflettere sullo spirito della festa di Sant Jordi"
Quando la ragazza sente il suo nome ha un fremito e per un millisecondo pensa di darsela a gambe.
Cerca di ignorare la consapevolezza che da domani i giornali scandalistici e perfino le testate sportive parleranno di lei, scopriranno chi è e faranno le loro solite supposizioni del cazzo.
Proprio quando è certa di star per vomitare, Sol afferra il microfono che le sta porgendo Laporta con le mani tremanti, prende un profondo respiro e pensa solo ad una cosa: a Pedri e al suo sorriso rassicurante. Spera tanto che la stia guardando.
Ce la può fare.
Nonostante le numerose paia d'occhi puntati su di sé, quando Marisol inizia a parlare è come un fiume in piena.
"Grazie a tutti... è stato davvero difficile per me preparare questo discorso oggi, perché sono abbastanza timida e parlare davanti a tutti voi di una festa come quella di Sant Jordi non è semplice. Non sono nata qui ma mi sento una catalana proprio come tutti voi, quindi comprendo bene il significato di questa giornata. C'è chi pensa che si tratti solo di regalare rose o comprare libri ma secondo me c'è molto di più dietro il giorno di Sant Jordi e sono felice che le ragazze abbiano condiviso il loro pensiero a riguardo"
Alexia e le altre giocatrici si sono concentrate molto sul concetto di amore, inteso non in senso romantico ma verso la propria famiglia, verso la città, verso la gente.
"Ciò che voglio dire io probabilmente sarà un po' banale: amate. Davvero, anche se vi terrorizza, innamoratevi. Innamoratevi di chi volete, della vita, di una persona, di voi stessi. Io avevo una paura folle di amare, sono cresciuta pensando che innamorarsi equivalesse ad avere il cuore spezzato, come se le due cose fossero imprescindibili e inevitabili"
Le torna in mente sua madre, che nella vita si è innamorata della persona sbagliata e si è portata dietro le conseguenze di questo sentimento per tutta la vita, da sola.
Marisol accenna ad alzare lo sguardo dagli appunti che si è portata dietro provando a regolarizzare il respiro. Vuole guardare dritto davanti a sé quando pronuncia le prossime parole.
"Poi ho conosciuto la persona giusta e... onestamente? È stato pazzesco. Non credevo si potesse raggiungere un tale livello di empatia ed intimità con qualcuno, prima. È l'augurio che faccio a tutti voi oggi, trovate qualcuno di così speciale. Vorrei dire a quella persona che mi fido di lei, ciecamente, perché amare significa questo: avere una fiducia incondizionata nell'altro, prendere la rosa con tutte le sue spine. A Sant Jordi si regalano anche libri, si regalano parole... io sono sempre stata una frana con le parole, sinceramente. Ho sempre preferito i gesti, che a mio dire parlano di più. Però a volte è giusto fermarsi a dire ciò che a volte ci sembra scontato: ti amo, scusami, mi fido di te. Se anche voi avete qualcuno a cui volete dire queste cose, fidatevi, fatelo subito, fatelo oggi. Fatelo ogni volta che vi va, perché quando non potrete farlo vi sembrerà di impazzire e vi mancherà il respiro... a me è successo e ve lo assicuro, è tremendo. Auguro a tutti i cules una meravigliosa festa di Sant Jordi, soprattutto al mio culé preferito: sei il mio cielo e questo non cambierà mai. Grazie per l'attenzione, buona partita a tutti, visca el Barça y visca Catalunya"
Il discorso di Marisol è seguito da tantissimi applausi e dai cenni di assenso del presidente Laporta e di tutta la dirigenza presente alla cerimonia.
Adesso che non è più concentrata sui propri sentimenti e sulle parole da pronunciare, Sol si sente incredibilmente esposta e teme che le guance le stiano andando a fuoco.
Consegna rapidamente il microfono a chi di dovere e si dilegua il più in fretta possibile tra la calca mentre tutto viene smontato per dare inizio al match delle ragazze.
Quando è nei tunnel che portano alla tribuna stampa Marisol riesce finalmente a respirare.
Era così in tensione che neanche si era accorta di aver trattenuto il fiato per l'ultima manciata di secondi.
Spera tanto che Pedri l'abbia guardata e soprattutto che abbia capito.
Questo era il modo di Marisol di chiedergli scusa, di dirgli che lo ama e che lo amerà sempre, anche quando le cose vanno male, e che non gliene frega niente che la gente possa parlare.
Nonostante si sia tolta un peso dal petto, allo stesso tempo si sente svuotata. Sa di aver esaurito le mosse per cercare il perdono di Pedro, anche se Marisol sarebbe pronta a mettersi in ginocchio se servisse.
Vuole soltanto riavere il suo ragazzo e far tornare tutto com'era prima.



Mi cielo | PedriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora