XXVII

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MADISON'S POV
Quella notte ero ritornata a casa da sola, a piedi. Appena ero arrivata a casa mi ero infilata nella vasca nonostante l'orario, era tardissimo, tipo le quattro e mezza di mattina. Ero rimasta lì dentro per circa un'ora, senza dire niente e a fissare il soffitto, e stare lì a fumare tre sigarette di fila, cosa che non avevo mai fatto in tutta la mia vita.
Non riuscivo a crederci, dopo tutte quelle parole che mi aveva detto e dopo tutte le belle esperienze fatte insieme aveva fatto ciò. Ma nel mio profondo, nel mio profondissimo, sapevo che qualcosa c'era dietro, però la rabbia e la tristezza offuscavano i pensieri e la voglia di alzarsi da lì.
Mi squillo il telefono, era Jayla.
<<Dove cazzo sei Madison?>> Era stra preoccupata.
<<A casa.>>
<<Stai bene?>>
<<Si sto bene.>>
<<Madison sei sicura di stare bene?>>
<<Ho detto di sì.>>
<<Arrivo a casa tua, dammi il tempo di sistemarmi.>> Volevo stare da sola, ma non potevo dire di no a colei che ci è sempre stata fino adesso.
<<Riposati, vieni domani mattina.>>
<<Ne sei sicura?>>
<<Si, sennò ti avrei detto di venire.>>
<<Allora ci vediamo dopo, riposati.>>
Attaccai il telefono, dopo due attacchi di panico, non staccava gli occhi dal soffitto. Dopo un'altra ora decisi di asciugarmi e di infilarmi nel letto.
La mattina dopo mi svegliai alle due del pomeriggio, non capivo niente.
<<Madison sono le due del pomeriggio.>> Era Jayla che era rimasta lì.
<<Cazzo.>> Risposi mentre mi stropicciavo gli occhi.
<<Stai bene?>>
<<Secondo te?>> Presi il pacchetto di sigarette, andai alla finestra e me l'accesi.
<<Ti sei appena alzata Mad, mangia qualcosa.>>
<<Non ho fame.>> Risposi mentre guardavo fuori.
<<So che forse non ti interessa, ma Jav ha avuto qualche attacco di panico anche lui, e ancora non si è svegliato.>>
<<Non mi fiderò più di lui.>> Contiuai a fumare.
<<Lo so e nemmeno io non riuscirei nemmeno io se Nat facesse una cosa del genere, però era ubriaco.>>
<<E allora? Sai anche da ubriachi se ci tieni a una persona non fai stronzate.>> Mi voltai, perché ero così nervosa?
<<Mad hai ragione, ma per favore, non abbandonarlo. Rimanete almeno amici.>>
<<E perché dovrei? Ha voluto lui fare il coglione e baciarsi la sua ex di nuovo? Che cazzo sono un giocattolo Jayla?>> Sbraitai.
<<Perché Javon con te non è lo stronzo che è sempre stato. Perché forse con te è cambiato, non è più la persona che era prima, non è più quello di prima con te Mad.>> Rispose dolcemente.
Finii la mia sigaretta e la buttai fuori dalla finestra. Rimasi lì qualche minuto e poi
<<Perché lo ha fatto?>> Scoppiai. Mi voltai verso Jay e scoppiai a piangere come una bambina. Rimase lì tutto il giorno, con me, senza quasi mai parlarci. Rimase sul quel letto con me e l'unica colta che ci siamo dette qualcosa è per mangiare, bere oppure perché mi diceva qualcosa di bello.
Fumai troppo e ne risentii quel giorno, mangiai come un bufalo per la sbornia e bevvi quasi tre litri d'acqua.
<<Vuoi che Jav ti dia qualcosa indietro oppure il contrario?>> Mi domandò.
<<No, non si ritorna indietro.>> Risposi e lei fece un sorrisino.
<<Domani vieni a scuola?>>
<<Penso di sì, ma farò solo biologia domani e ritorno a casa.>>
<<Lo sai vero che c'è lui?>>
<<Non mi interessa, lo ignoro. Per me non esiste in questo momento.>> Non riuscivo ancora a crederci, stavo male dentro però dovevo essere forte e andare avanti, come ho sempre fatto, e come sempre farò a testa alta. Forse la mia vita in quel momento era finita, perché Jav era la persona con cui avrei sperato di passare il resto della mia vita, non lo nego, era diventato parte di me e non una misera parte, tutto era diventato, e pensare che in quel momento sarebbe finito tutto mi distruggeva. Dopo che Jay era andata via, gli attacchi di panico ripreso e non smisero a che i miei arrivarono. Non gli dissi niente, mamma era incinta e non potevo appesantirla del mio stress.
Alan mi è stato vicino tutto il tempo, e mi sono calmata grazie a lui. Forse perché quel cane me lo ha regalato Jav, e quindi era come se lui, nonostante tutto, mi fosse accanto e mi calmavo. Ormai quel cane era diventato come una parte fondamentale. Non parlo spesso di lui perché sta sempre attaccato al pancione di mamma, e quando sente un certo movimento alza subito lo sguardo. Non ho fatto altro che piangere tutta la domenica a seguire, lunedì non sapevo come dovevo andare a scuola.

JADEN'S POV
Ho visto tante volte mio fratello avere attacchi di panico, non piangeva mai, non riusciva a respirare bene, ma non lo avevo visto così distrutto. Eravamo in bagno, lui appoggiato sulla porta con le gambe distese per terra.
<<Javon calmati.>> Mi stringeva la mano, la sentivo pulsare ma non mi inportava, a costo di non sentire più la sensibilità io non lo avrei lasciato lì. Non riusciva a calmarsi e la cosa che più mi faceva stare male era che non riuscivo a farlo nemmeno io.
<<Respira.>> Incominciò a farlo e dopo tanti e lunghi respiri riuscì quasi a calmarlo.
<<Ho visto tutto Jav. Ho visto che tu nonostante ubriaco marcio hai detto di no più e più volte, non devi stare male così.>> Mi guardò.
<<L'ho persa per colpa sua.>> Distorse lo sguardo e con le lacrime che iniziavano a sgorgare di nuovo fisso il lavandino difronte a noi.
<<Jav non l'hai persa.>>
<<Si invece Jad -incominciò a gridare- ho perso la persona di cui ha dato il suo corpo dopo quello schifo che ha passato con James, mi ha dato il suo cuore, si è aperta con me dopo che quello schifo di persona la picchiava, ha ancora tutte le cicatrici addosso nei punti che solo io ho visto.>> Non avevo mai visto mio fratello gridare così forte ed essere così nervoso e arrabbiato ma allo stesso tempo triste.
<<Quella ragazza io la amo, nonostante i pochi mesi che stiamo insieme. Perché lei ha saputo capirmi Jaden, dopo che anche tu lo hai fatto. Ha saputo prendermi non perché sono bello o perché sono famoso o perché ho i soldi, mi ha saputo prendermi per quello che sono davvero e io ho buttato tutto all'aria per colpa di quella puttana. Io non mi ricordo niente di quella sera, né ti quanto ho bevuto e nemmeno di come l'ho fatto, mi ricordo solo la faccia di quella ragazza che era una valle di lacrime, cosa deve pensare adesso? Cosa deve fare in futuro? Per colpa mia lei non si fiderà più di me e nemmeno di che le sta accanto e di che le starà accanto se non sarò io. Io non sarò più me stesso dopo ciò che è accaduto, non riuscirò mai ad adesso il ragazzo di prima, non sarò più un uomo di quando dicevo a quattro anni: I Wanna be a Man. Non sarò più un cazzo dopo di ciò.>> Si alzò da terra e uscì sbattendo la porta. Ero rimasto un attimo lì per terra dopo aver fissato e sentito ciò che diceva mio fratello. Non lo avevo mai sentito dire di amare una persona, non lo avevo mai visto così che ci teneva davvero ad una persona, solo a me e il resto della mia famiglia. Io non ho visto niente, ma infondo so che qualcosa è successo. Mi alzai per terra e corsi subito a prenderlo. Andai in camera e vidi lui che alle quattro e mezza di notte prendeva le cose per allenarsi.
<<Dove vai?>>
<<In palestra. Vado da solo.>> Prese le sue chiavi e se ne andò via da camera. Decisi di seguirlo senza farmi vedere, avevo paura si facesse del male. Dopo circa mezz'ora che lui era andato via, lo seguii a piedi, la palestra distava 5 minuti di macchina quindi un quarto d'ora a piedi.
Una volta arrivato li mi misi in una parte in cui non riusciva a vedermi, nonostante io vedessi tutto perfettamente. Era lì, che tirava i colpi a quel povero sacco facendogli così dei grossi solchi su di esso. Nel mentre gridava per attenuare i colpi ma anche per la respirazione, era tutto sudato e nel mentre che li tirava piangeva sempre di più. Ad un certo punto si tolse i guanti e con solo le fasce tirò i colpi, sempre più forti continuando, sempre e sempre di più. Si tolse le fasce e poi li diedi a meni nude con solo qualche pezzo di nostro adesivo bianco. Il sangue dalle sue nocche usciva, ma lui non smetteva, volevo andare lì e fermarlo, ma se mi avrebbe visto avrebbe tirato a me i pugni. Continuava e continuava finché capì che forse stava esagerando e si fermò. Vidi tutte le sue mani, piene zeppe di sangue, che cadeva a terra goccia per goccia. Si medicò ma il sangue era talmente tanto che ha dovuto cambiare due volte le garze e il resto della medicatura. La giornata proseguì con io che dovetti correre prima che lui rientrò a casa. Si fece una doccia e dormì fino alle tre del pomeriggio, mangiò qualcosa e ritornò in palestra nonostante fosse domenica. I miei erano preoccupati, gli avevo detto che non stava molto bene però l'indomani sarebbe andato a scuola lo stesso. Ashley riusciva a sento a crederci, ma continuava a pensare a tutti i preparativi del matrimonio visto che a quanto pare ci vuole tempo per poter organizzare tutto.

Chi siamo noi? Siamo la somma di coloro che ci hanno toccato in molti modi, ma che ci hanno fatto sia bene che male.

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Ciao bell*! Perdonatemi per il ritardo, grazie mille per le visualizzazioni. Come vanno le vacanze?❤️❤️

𝘼𝙢𝙤𝙧𝙚 𝙚 𝙋𝙨𝙞𝙘𝙝𝙚 || Javon WaltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora