Capitolo 6

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"Tu vuoi che cucini una cosa del genere?" Kate ha un sorriso che va da un orecchio all'altro. "Ma certo cara, sei stata veramente brava." La cuoca afferra l'animale per le zampe e le fa segno di aiutarla a spostarlo. Lei non se lo fa ripetere e lascia che la donna faccia strada.

Kate la conduce fino alla vasca da bagno al piano terra. Non è chiaro del perché debba esserci una vasca nel bagno di un luogo di lavoro considerato che ogni abitante di quel paesino aveva un bagno ad esclusivo.

"Uuhf" Kate lascia andare di peso il malloppo "Pesa questo coso. Come hai fatto a ucciderlo a proposito?"

Margot sente le guance andare in fiamme. Stringe le dita dei piedi all'interno delle scarpe. Per qualche ragione quel gesto involontario la aiuta a controllare il respiro.

"L'ho visto da lontano, così mi sono infilata nel bosco. Era una preda troppo ghiotta per farsela sfuggire"

L'altra annuisce.

"E poi ciò che c'é laggiù non durerà per sempre" Entrambe si fanno scure in viso. Sarebbero potuti andare avanti ancora a lungo con l'ammontare di cibo che si ritrovavano in dispensa, eppure il pensiero che tutto quell'abbondanza si sarebbe poco a poco esaurita le metteva in crisi. La donna tira un sospiro.

Il cuore di Margot riprende a battere a un ritmo regolare. La tensione di poco prima si allevia un pochino quando finalmente riesce a restare da sola in bagno. Controlla che il suo viso sia ancora pulito come lo ricordava, aspettandosi quasi che una strisciata di terra potesse apparire sul naso da un momento all'altro.

Ancora nessun segno, la pelle liscia esalava ancora l'aroma del sapone. Il pensiero del cinghiale non la abbandona, anche se in fin dei conti non ha fatto nulla di male. Ha trascinato l'animale fino al limitare del bosco, accanto al ruscello ma ancora coperto dagli alberi.

Non è una bella vista, era stata la prima cosa che le è venuta in mente una volta riacquisita la lucidità.

Subito dopo è seguita la necessità di una doccia. Dio, quanto ne aveva bisogno. L'idea dell'acqua che le scorreva lungo il collo, sul seno e verso fianchi aveva preso possesso della sua mente.

E' sporca fuori e dentro.

Non importa.

Nessuno ha visto quello che ha fatto.

Come lo ha fatto, si corregge subito dopo.

La bava alla bocca, lo sguardo famelico, i canini scoperti per azzannare la preda.

Margot non è quel genere di persona. Lei è la ragazza timida che resta nell'ombra, quella che cerca di aiutare per il solo scopo di integrarsi in una società in via di sviluppo.

Eppure quella fame...

Quella necessità di controllo le dà del filo da torcere.

E' al sicuro solo a casa, tra le quattro mura rassicuranti della camera da letto, di fronte allo specchio. Il suo specchio, non quello della cucina o di qualsiasi altro posto. Lì può finalmente essere lei. Solo lei. Margot l'affamata, oppure Margot l'assassina.

E' arrivata a casa con gli indumenti sporchi e tracce di sangue animale che si era seccato lungo le braccia. Il sudore si era mescolato ai liquidi provenienti dal corpo della bestiola e le aveva sporcato tutta la maglietta.

Nessuno l'ha vista arrivare fino a lì. Ha tenuto d'occhio il paesaggio intorno a sé per tutto il tempo.

Il bosco circonda quasi tutta l'area abitata. Solo il tratto che dà sul retro delle abitazioni è un terreno vuoto, adibito alla coltivazione. Margot lo ha percorso a scheggia, è precipitata in casa usando la porta sul retro, sbattendo l'uscio alle sua spalle e salendo i gradini due alla volta per raggiungere il bagno al piano di sopra.

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