Capitolo 10

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"Quanto tempo è che stiamo camminando?" si lamenta Alex. Le fanno male i piedi e inizia a sentire le spalle indolenzite per il peso dello zaino.

"Resisti un altro po', non può continuare per sempre"

Lei la vede diversamente. Sono ore che si sono messi in viaggio e il paesaggio intorno a loro è sempre lo stesso.

"Non stiamo girando in tondo vero?"

Andy fa una smorfia.

"Ho paura che ci siamo persi"

"Sei poco fiduciosa"

"No, sono realista"

L'uomo la prende per il braccio. "So cosa ho visto da casa mia e ti assicuro che arriveremo a una fine. Me lo sento"

Lei si scrolla di dosso la sua mano. "Lo spero per te"

"Guarda" Andy indica un punto dritto davanti a sé. Alex non capisce subito a cosa stia alludendo ma poi nota l'albero più maestoso degli altri spiccare in mezzo al bosco, come una sorta di torre di controllo.

Quando si avvicina appoggia la mano sulla corteccia, tastando la superficie. Alcuni rami e rametti spuntavano dal tronco, ma erano ancora troppo alti perché si riuscisse a usarli come appiglio per salire.

"Ti isserò io" Andy le legge nel pensiero. Sa che lo deve far lei, con il suo peso è più facile che anche i sostegni più deboli del fusto riescano a reggerla.

Si sfila lo zaino e lo lascia ai piedi della pianta, Andy segue il suo esempio.

Lui si piega per farla salire sulle sue spalle. Quando si alza di nuovo in piedi il ramo è più alla sua portata. Alex si aggrappa di nuovo al tronco per riuscire ad allungarsi verso l'alto. Puntella un ginocchio sulla spalla dell'uomo sotto di lei, usando la mano sinistra per darsi stabilità e la destra per allungarsi verso il ramo.

Lo afferra.

Il legno duro le graffia il palmo, aprendo una scorticazione al centro della mano. Alex aggancia anche l'altra mano al ramo e si tira su trazionando le braccia. Riesce ad agganciare un piede e fare leva per alzarsi con tutto il corpo sul ramo.

Si alza in piedi usando il tronco dell'albero per stabilizzare il peso. Muove un passo su una sporgenza del tronco, stringe le dita sul prossimo ramo, il più in alto possibile.

Sotto di lei Alex è pronto a prenderlo se dovesse cadere. Lei avanza con calma, un piede dopo l'altro.

Si allunga per raggiungere una sporgenza mentre con le ginocchia cerca di restare ancorata al tronco. Fa leva sulle dita dei piedi per spingersi più in alto.

Resta appesa solo con le dita, il corpo che penzola a peso morto. Si dondola in modo di raggiungere un varco nel legno e infilarci la scarpa.

Con l'altra gamba si avvinghia a un ramo all'altezza del suo ginocchio e riesce a mettersi in equilibrio.

Piede, mano, piede, mano.

Procede così, verso l'alto.

Le foglie le si incastrano sotto le dita, impedendole di avere una presa salda. Le strappa e le getta di lato.

Sente il fiato grosso, i capelli che vengono tirati dai rami.

Piede, mano, di nuovo piede, di nuovo mano.

Sale di qualche altro metro, fermandosi solo per vedere quanto è arrivata in alto.

Sarebbe stato meglio non farlo.

Andy sotto di lei è una figurina che diventa più piccola a ogni salita. Non distingue bene la sua espressione. Si schermisce il viso dal sole che le colpisce in pieno il viso. E' ancora troppo bassa per poter vedere qualcosa di più del fogliame.

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