III

331 7 0
                                    


Quando mi risvegliai, non eravamo ancora arrivati, ma dal paesaggio che riuscivo a intravedere dal finestrino, capii che mancava poco. Andai nel bagno del treno e indossai la divisa provvisoria, poi un po' di blush, correttore e un chilo di mascara; almeno venti spruzzate di profumo e, dopo aver spazzolato i miei lunghi e mossi capelli biondo cenere, ero perfetta.

Il treno iniziò a rallentare, fino a fermarsi completamente. Appena scesa, trovai Hagrid ad attendermi con un sorrisone che ricambiai. Mi fece salire su una sorta di barca dove lui era alla guida, e rimasi completamente incantata appena riuscii a vedere il castello. Uno spettacolo, davvero.

Appena arrivati a riva, entrammo subito nel castello. «È proprio lei!» «Allora era vero!» riuscii a sentire, ma voltandomi non vidi nessuno. «Siamo proprio qua, cara» disse divertita una voce, che si rivelò subito essere un dipinto. Un fottuto dipinto. Ora spiegatemi come caspita è possibile. Vabbè, non facciamoci caso.

Camminammo e camminammo fino a trovarci davanti a un gigantesco portone, che Hagrid mi spiegò separare la sala grande. «Ascolta, adesso quando ti chiameranno, dovrai essere smistata in una casa, ce ne sono quattro: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Sarà il Cappello Parlante a decidere per te.» «Il che?» Un cappello che parla? «Lo scoprirai, cara, ora è il momento di andare.» E magicamente il portone si aprì.

Nella sala era pieno di gente, tutti disposti su quattro enormi tavoli con delle specie di bandiere appese sul... un momento, ma non c'è un tetto! Cercai di non farmi prendere troppo dalla curiosità e seguii Hagrid, sotto gli occhi di più di centinaia di sguardi che mi scrutavano dalla testa ai piedi. Udii persino qualcuno bisbigliare qualcosa su di me.

Mi sedetti sullo sgabello, come mi indicò una strega alta e magra dai capelli corvini. Sentii qualcosa sopra la mia testa che iniziò a parlare.

«Vediamo... Vedo intelligenza, astuzia, gentilezza, ma vedo anche un lato oscuro nascosto... sì... sì... direi... SERPEVERDE!»

Un'intera tavolata iniziò ad applaudire felice. Ma che è, fanno così ogni volta o solo la ritardata di turno? Vabbè, sorridiamo e facciamo finta di nulla, che questi sono strani.

Mi diressi al tavolo di quella che d'ora in poi era la mia casa, sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi, e mi sedetti nel primo posto libero che riuscii a trovare.

La prima che si presentò fu una ragazza con gli occhi verdi e i capelli castani. «Piacere, Pansy Parkinson, spero diventeremo ottime amiche.» «Eleanor Grindelwald, lo spero anche io.»

Poi si presentò un ragazzo biondo con occhi azzurri come il ghiaccio che sedeva davanti a me. «Draco Malfoy, è un piacere.» «Sì, ma puoi chiamarlo anche furetto,» aggiunse il ragazzo di carnagione scura al suo fianco, ricevendo una gomitata dal compagno. «Blaise Zabini,» aggiunse ridendo, contagiandomi. Molti altri ragazzi si presentarono a me, manco fossi una divinità appena scesa dall'Olimpo. Fino a che il preside non mandò la strega del Cappello Parlante, rivelatasi la professoressa McGranitt, a invitarmi nel suo ufficio.

Mi accompagnò fino a quella che doveva essere l'entrata, penso. La scala per accedervi era protetta da due imponenti e massicci gargoyle di pietra, che mi permisero di accedere alla stanza solo dopo aver detto la parola "sorbetto al limone", come indicatomi precedentemente dalla professoressa.

Varcata la soglia della porta, notai subito i particolari. Era di forma circolare, molto ampia e accogliente. Appesi alle pareti c'erano i ritratti di quelli che deduco siano i vecchi presidi o importanti maghi, è pieno di oggetti magici di ogni genere, disposti in ordine su tavoli e mensole.

D'un tratto apparve il preside in persona, facendomi sobbalzare per lo spavento. Si presentò come Albus Silente. «Signorina Grindelwald, che piacere averla finalmente qui con noi.» Ricambiai il piacere, poi continuò. «Sa, io ero molto amico di suo padre, il suo vero padre, Gellert Grindelwald.» «Era un mago?» «Oh certo, era un mago molto potente, ma purtroppo aveva anche un lato molto oscuro. Meglio non parlarne, adesso; qui troverà il programma da recuperare e ho pensato che la signorina Parkinson potrebbe mostrarle la sua camera e la scuola.»

spectreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora