XIX

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Mattheo rimase in silenzio, il respiro appena più profondo, ma non distolse mai lo sguardo da me. Mi sentivo in trappola, come se quelle emozioni mi avessero preso a pugni, tutte in una volta. Ma più cercavo di trovare le parole, più il silenzio diventava pesante, fino a diventare quasi insopportabile.

Alla fine, riuscii a sussurrare: «Non puoi aspettarti che capisca tutto questo... così, su due piedi. Io non so nemmeno se... se ci credo davvero.»

«Allora dimmi che non significa niente, Ellie,» ribatté lui, la voce carica di quella rabbia che sembrava sempre sul punto di esplodere. «Dimmi che non ti importa.»

Lo fissai, sentendo il mio cuore schiantarsi contro il petto. Perché, in fondo, sapevo che non era così semplice. Se non mi fosse importato, non sarei lì, con il fiato corto e la testa piena di domande che non riuscivo a sopportare.

Mattheo continuava a guardarmi, i suoi occhi scuri fissi sui miei come se stessero cercando una risposta, una scusa, qualsiasi cosa che potesse annullare la distanza tra di noi. Il mio respiro era ancora irregolare, e il suo tocco sulla mia mano iniziava a bruciare come se ogni fibra del mio corpo si fosse svegliata.

Dopo qualche secondo di silenzio insopportabile, mi tirò verso di sé, senza darmi il tempo di protestare, le sue mani che si posarono sui miei fianchi con una decisione che non avevo mai visto. Mi trovai improvvisamente con la schiena contro il muro della torre, il freddo delle pietre che mi fece rabbrividire, in netto contrasto con il calore del suo corpo contro il mio.

«Allora dimmelo, Ellie,» sussurrò, il suo volto vicinissimo al mio. «Dimmelo se vuoi davvero che mi faccia da parte.»

Non riuscivo a parlare. Ogni volta che aprivo bocca, il mio cervello si svuotava, lasciando spazio solo al suo respiro caldo che sfiorava la mia pelle, al suo sguardo che non si staccava mai dal mio. Il battito del mio cuore era ormai incontrollabile, e mi accorsi che non volevo più lottare.

Senza pensarci troppo, feci un piccolo passo in avanti, riducendo ancora di più la distanza tra di noi. «Sei davvero un bastardo,» mormorai, con un mezzo sorriso, ma prima che potessi dire altro, le sue labbra si schiantarono sulle mie.

Il bacio era intenso, disperato, come se ogni parola non detta, ogni momento passato a discutere, si concentrasse in quell'istante. La sua mano scivolò dietro la mia nuca, avvicinandomi ancora di più, mentre io mi aggrappavo a lui, senza più pensare, senza più riserve. Ogni mio dubbio sembrava dissolversi sotto il peso di quel bacio, e improvvisamente non esisteva più niente, né il passato né il futuro. Solo noi.

Quando ci staccammo, avevamo entrambi il respiro affannato. Lui mi guardava con uno sguardo che non avevo mai visto prima, come se fosse sorpreso anche lui da quanto ci fossimo lasciati andare.

«Non ti farò andar via, Ellie,» sussurrò, ancora senza distogliere lo sguardo. «Non ci riesco.»

In quel momento capii che non c'era niente che avrei voluto di più. Il suo sguardo era ancora incollato al mio, uno scintillio di desiderio misto a un'intensità che mi faceva quasi paura. Non eravamo mai arrivati a questo punto, mai così vicini da superare ogni limite che ci eravamo imposti. E ora, stretta tra le sue braccia, mi sentivo travolta, come se ogni briciolo di autocontrollo mi fosse sfuggito di mano.

Mattheo mi sfiorò il viso con una mano, il pollice che tracciava una linea invisibile sulla mia guancia, scendendo lentamente fino al mio mento. «Sei mia.» mormorò, quasi in un sussurro, ma c'era una convinzione nella sua voce che mi mandò un brivido lungo la schiena. «Che ti piaccia o no

Quelle parole mi fecero scoppiare a ridere, un misto di sfida e provocazione che non potevo più trattenere. «Tua, eh? E chi ti ha dato questo diritto, scusa?» ribattei, le labbra ancora scottanti dal suo bacio, mentre lo fissavo con un sorriso a metà tra il divertito e il provocatorio.

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