Capitolo 11 | The sapphire prince.

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⚠️ TW: scene forti emotivamente, autolesionismo ⚠️

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Quella notte, il silenzio della Fortezza Rossa era rotto solo da un singolo suono, soffocato ma inconfondibile. Aemond, di fronte alla porta delle stanze di Daea, restò immobile per un istante. Dal di là della porta proveniva un pianto che non aveva mai udito prima. Era disperato, angosciante e sembrava non voler cessare. Era come un lamento doloroso, una disperata e silenziosa richiesta d'aiuto. Dapprima bussò come per annunciarsi, ma quando non ricevette alcuna risposta senza esitare, aprì la porta ed entrò.

Daea era lì, accasciata sul pavimento, il viso tra le mani, i capelli disordinati come se avesse lottato con se stessa per ore. Il suo corpo tremava visibilmente, scosso da una violenta crisi di pianto che sembrava lacerarla dall'interno. Le sue spalle sobbalzavano convulsamente, mentre cercava disperatamente di respirare, ma ogni tentativo di inspirare si trasformava in un singhiozzo strozzato.

«Daea...» sussurrò Aemond, avvicinandosi a lei lentamente, con il cuore pesante, incapace di trovare subito le parole giuste. Ma lei non rispondeva. Era persa nel vortice del suo dolore, incapace di riconoscere o sentire altro se non il peso opprimente della sua angoscia.

Si chinò accanto a lei, cercando di afferrarla, ma lei si dimenò, scivolando dalle sue mani come un'ombra, continuando a piangere, a soffocare in un mare di disperazione. Il suo respiro si faceva sempre più corto, irregolare, come se stesse lottando per prendere aria. Aemond sentì l'urgenza crescere dentro di sé, la paura che quel pianto potesse consumarla, che non sarebbe riuscita a calmarsi.

«Daea, calmati... ti prego.»

La sua voce, normalmente così ferma e controllata, ora era incrinata da una leggera nota di panico.

Daea non rispose. Le sue mani stringevano il vestito, graffiandosi la pelle sotto il tessuto, mentre la sua bocca si apriva e chiudeva freneticamente, come se cercasse di dire qualcosa, ma le parole uscivano spezzate, inghiottite dal dolore.

«Non riesco... non riesco a respirare...» singhiozzò, le lacrime scorrendo inarrestabili lungo le sue guance, intrappolate tra i suoi denti stretti, soffocando le parole. «Non posso... Aemond, non posso più...»

Senza perdere altro tempo, Aemond la strinse tra le braccia, sentendo il suo corpo tremare come una foglia. Ogni singhiozzo che scosse il suo petto sembrava un colpo che lo feriva a sua volta. «Sono qui, byka. Sono qui con te.»

Ma lei continuava a piangere, un pianto che sembrava non avere fine, non dare tregua. Le sue dita si aggrapparono alla sua tunica, stringendo così forte da far sbiancare le nocche. «Mi hanno lasciata... ero sola... da sola con loro... non volevo... non volevo...»

Le parole uscivano frammentate, confuse, ma Aemond intuì che stava parlando del suo passato, di tutto ciò che aveva vissuto lontano da casa, in quel luogo che l'aveva spezzata. Ogni singola parola era un lamento di sofferenza, un eco del terrore e della solitudine che l'avevano divorata in quei giorni.

MORGHUL | Aegon & Aemond TargaryenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora