Daea Targaryen scomparve per sette anni sul dorso del drago Vermithor, abbandonó Roccia del Drago da ragazza e vi tornó da giovane donna, ma qualsiasi cosa le fosse successo l'aveva cambiata per sempre.
La storia che ebbe con i principi Aegon e Aem...
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⚠️ TW: violenza, morte, scena di sesso descritta esplicitamente e dettagliata. Entrambi i protagonisti hanno più di 18 anni e sono consenzienti in tutto e per tutto delle loro azioni. In merito alle nuove linee guida della piattaforma sono costretta a segnalarvi il capitolo, in caso non lo vorreste leggere per la tematica trattata. ⚠️
Tre giorni dopo la fine della guerra, il silenzio calava soffocante su Approdo del Re. Nelle stanze regali, lontano dalla vita quotidiana della città, Aegon II Targaryen giaceva ancora nel suo letto, agonizzante. Il suo respiro era affannoso, il suo volto era pallido, segnato dal dolore costante che lo divorava dall'interno. Le ustioni e le ferite subite non si erano rimarginate come tutti speravano, e l'odore acre di carne marcia si mescolava all'aria stantia della stanza, rendendo l'atmosfera ancora più pesante. La figura di Aegon, che un tempo era stata possente e fiera, era ora ridotta a un guscio vuoto, prigioniero della sua stessa sofferenza.
Ogni movimento di Aegon causava un lamento, i suoi occhi affaticati guardavano il soffitto, persi in pensieri oscuri e nella consapevolezza che la sua fine fosse ormai vicina. Anche i maestri, solitamente fiduciosi nelle loro abilità curative, si erano arresi. La febbre lo consumava, e le parole sussurrate di guarigione si erano trasformate in sguardi di pietà e silenzio. Non sapeva che la guerra fosse terminata, non sapeva che Daea e Aemond presto avrebbero seduto sul trono di spade come sovrani.
Alle prime luci del mattino Aemond e Daea entrarono nella stanza. La porta si chiuse alle loro spalle con un leggero cigolio, ma l'atmosfera restò opprimente. La stanza era illuminata solo da candele tremolanti che proiettavano ombre lunghe sui muri, danzando come spiriti in attesa del momento finale. I loro passi erano misurati, e lo sguardo di Aemond era gelido, quasi distaccato, mentre osservava il fratello.
Daea avanzò verso il letto, i lunghi capelli sciolti che scendevano sulle spalle in una cascata di boccoli argentei. Aveva un'espressione indecifrabile, un misto di disprezzo e una glaciale determinazione. Si chinò su Aegon, il quale con un filo di voce si rivolse a loro, cercando di articolare parole che non riuscivano a uscire del tutto.
«Aiutatemi... vi prego...» sussurrò, la sua voce un'eco del passato. I suoi occhi, velati dalla sofferenza, cercavano un frammento di compassione in quelli di Daea.
Daea si chinò ulteriormente, il suo volto ora a pochi centimetri da quello di Aegon. Il suo sguardo si ammorbidì, ma solo per un istante, abbastanza da permetterle di fingersi ancora una volta premurosa. Poi, con un gesto lento, quasi delicato, gli baciò la fronte. Le sue labbra erano fredde contro la pelle infiammata di Aegon, e per un attimo, sembrava come se stesse per offrirgli una tregua, una fine misericordiosa.
«Oh, Aegon...» sussurrò con voce dolce e velenosa. «Vorremmo davvero tanto aiutarti» disse, gettando un'occhiata a Aemond che osservava la scena con occhi gelidi, immobile come una statua.
«Fratello...» iniziò Aemond, alto e rigido dietro la sua Daea, la voce carica di sarcasmo e disprezzo. «La guerra è finita, abbiamo vinto... i Verdi hanno vinto.» Un sorriso amaro si allargò sul volto di Aemond mentre la sua voce si fece più cruda, quasi divertita. Una risata meschina gli scivolò dalle labbra.