Daea Targaryen scomparve per sette anni sul dorso del drago Vermithor, abbandonó Roccia del Drago da ragazza e vi tornó da giovane donna, ma qualsiasi cosa le fosse successo l'aveva cambiata per sempre.
La storia che ebbe con i principi Aegon e Aem...
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Era una notte silenziosa e tempestosa quando Ali d'Argento, portando Daea Targaryen sulla sua schiena volava sulle acque del Mare Stretto in direzione di Roccia del Drago. Vermithor dietro la compagna spiegava le sue ali nella notte.
La giovane principessa Targaryen ora ventenne, era ridotta in condizioni pietose. I suoi lunghi capelli argentei, un tempo così splendenti, erano lunghissimi, sporchi e aggrovigliati, i suoi abiti non erano propriamente vestiti, ma stracci che non offrivano alcuna protezione contro il freddo e la pioggia. Le sue scarpe erano scomparse e i suoi piedi erano coperti di polvere, croste e ferite. La febbre alta la stava consumando da giorni e la forza che le era rimasta era poca. China sulla sella si teneva stretta con le mani alle redini del drago, singhiozzava per il freddo e il male fisico che provava era lancinante, la sua pelle era costeggiata di piccole ferite e sporco insidiatovi tra di esse e di quella graziosa bambina che un tempo era non vi era rimasto nulla.
Alle prime luci dell'alba Ali d'Argento atterrò con grazia, posandosi delicatamente sul prato di Roccia del Drago, Vermithor la seguì, ma ruggì possente per farsi sentire. Daea, esausta e debole, scivolò dalla sella e cadde a terra con un tonfo sordo, si portò le mani davanti al viso e si spelò le ginocchia. Gemette per il dolore, ma rimase immobile. Iniziò a piangere, tremare e avere spasmi.
I guardiani, sorpresi e sbalorditi da quei suoni di drago provenienti dall'esterno si affrettarono ad uscire e corsero verso quella figura di una giovane donna riversa sul prato, cercando di capire se fosse veramente la principessa che avevano creduto perduta per sei anni.
«Ziry iksos zirȳla» "È lei" esclamò uno dei guardiani dei draghi, riconoscendo Daea nonostante il suo aspetto trasandato e debilitato. Cercò di avvicinarsi alla ragazza, ma il ruggito di Vermithor lo fecero indietreggiare.
«Lykiri Vermithor, Lykiri!» ordinò il guardiano al drago, che non obbedì. Alzò il muso verso il cielo e aprì le sue fauci, cacciò una fiammata che s'infranse contro l'aria e avanzò verso i guardiani che continuavano a ripetergli di stare calmo e obbedire. La sua fedele compagna Ali d'Argento, impeccabile come sempre, sembrava non avere alcuna ferita o segno di usura, a differenza di Balerion, che un tempo aveva mostrato segni di lotte e malattie. I draghi, perfettamente intatti, erano stati testimoni di un ritorno misterioso e inaspettato. Con la sua ala proteggeva la principessa e dato che i draghi di natura erano intelligenti, capì che forse la sua cavalcatrice aveva bisogno dei suoi umani.
Nel frattempo, il Maestro Daegon, un uomo di saggezza e conoscenza, riconobbe immediatamente la giovane principessa per quello che era: la figlia perduta di Daemon e Rhaenyra. Il Maestro corse all'interno del castello, avvertendo la principessa e il principe che non appena appresero della notizia corsero immediatamente fuori.
«Daea, nostra figlia è tornata!» esclamò Rhaenyra, il volto pallido e gli occhi pieni di lacrime. Il suo cuore era in frantumi nel vedere la figlia ridotta in tale stato. La giovane donna giaceva ancora sul prato, coperta dall'ala di Ali d'Argento.