Capitolo 25 | Mine to kiss, mine to hold, mine to touch, mine to love.

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⚠️ TW: scene di sesso descritta esplicitamente e dettagliata

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⚠️ TW: scene di sesso descritta esplicitamente e dettagliata. Entrambi i protagonisti hanno più di 18 anni e sono consenzienti in tutto e per tutto delle loro azioni. In merito alle nuove linee guida della piattaforma sono costretta a segnalarvi il capitolo, in caso non lo vorreste leggere per la tematica trattata. ⚠️

Quella mattina prima di sedersi al concilio, Aemond si diresse con passi decisi verso le stanze di Daea. Aveva passato la notte riflettendo su di lei, sul loro legame intensi e tormentato, sentiva il bisogno di vederla, di parlarle, di assicurarsi che lei stesse bene. Aprì la porta delle sue stanze lentamente, trovandola lì, seduta immobile accanto alla finestra. I suoi occhi fissavano il vuoto, lontani, come se nulla potesse raggiungerla. I capelli erano sciolti, la camicia da notte le copriva il corpo e l'unico movimento del suo corpo era il suo respiro pacato.

Aemond si avvicinò, cercando di catturare la sua attenzione. «Daea» mormorò dolcemente, avvicinandosi a lei, le mani sfiorando leggermente le sue spalle. Ma lei non si mosse, non disse nulla. Rimase in silenzio, il viso pallido, le labbra serrate in un'espressione distante.

«Daea, sono io» continuò, cercando un segno di riconoscimento. Le sue dita si mossero lentamente verso il suo viso, accarezzandole la guancia in un gesto che una volta le avrebbe strappato un sorriso o un sospiro. Questa volta, però, lei non reagì.

Aemond si chinò per darle un bacio, ma Daea si spostò appena, rifiutando il gesto. Il suo cuore sprofondò al vedere quell'indifferenza. Sapeva che qualcosa dentro di lei era rotto, forse anche a causa sua, e ora si trovava di fronte a una barriera impenetrabile.

Rimase lì per qualche istante, combattuto tra il desiderio di scuoterla e la paura di fare ancora più danni. Alla fine scuotendo la testa con un misto di frustrazione e tristezza capì che tutto era inutile. Non voleva aggravare la situazione, sapeva che forzarla avrebbe solo peggiorato tutto.

«Devo andare al concilio, ma tornerò» disse infine, la voce un po' più fredda di quanto avesse voluto. Si voltò verso la porta, gettando un ultimo sguardo a Daea, che non si era mossa di un millimetro. Poi uscì dalle sue stanze, chiudendo la porta con un silenzioso rimpianto.

Arrivò teso davanti alle porte della sala del concilio, non era pronto ad affrontare la giornata e tutti quei mormorii che non portavano a nessuna soluzione, ma per fortuna a quello ci aveva già pensato.

«Bene miei signori» disse il re Aegon seduto al suo tavolo. «Come procede là fuori?»

«Casa Bracken si è presa briga di attaccare i Blackwood che sono a favore della pretendente» risposi guardandolo, dall'altro lato. «I Bracken e I Blackwood sono in conflitto da secoli è un pretesto per sfogare il loro antico odio, non è una guerra» parlò Maestro Orwyle. «Chiamala come vuoi, io la chiamerò guerra» Aegon conficcò il pugnale nel legno del tavolo. «La domanda è: come intendiamo agire in proposito?»

A quel punto si alzò un brusio di voci, i presenti iniziarono a sovrastarsi con le voci, Aemond si limitò a a guardare tutti i presenti con disgusto. Idioti, parlavano solamente mentre fuori la puttana di Roccia del Drago si stava sicuramente prendendo gioco di loro.

MORGHUL | Aegon & Aemond TargaryenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora