34. All To ʷᵉˡˡ

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ISABELLA

La mattina era appena iniziata, ma sembrava già carica di un'energia strana e inquietante. Il cielo era cupo, e l'aria aveva quel tipo di freschezza che preannunciava pioggia. Mi trovavo nel parcheggio dell'università insieme a tutti gli altri: Irving, Logan, Nate, Scott, Elijah, Kyle, Melissa, Val, Olivia e Ashley. Eravamo lì per discutere, per cercare di mettere insieme i pezzi di tutto quello che stava succedendo nelle nostre vite, ma la tensione era palpabile.

Stavamo parlando, o meglio, cercando di parlare sopra il rumore delle auto e delle voci intorno a noi. C'era una certa frenesia nei movimenti di tutti, come se stessimo aspettando che qualcosa accadesse, ma nessuno di noi sapeva esattamente cosa.

Mentre discutevo con Irving e Melissa di cosa fare dopo, sentii un suono che mi fece gelare il sangue. Sirene. Sirene della polizia, che si avvicinavano sempre di più. Mi girai di scatto, con il cuore che batteva all'impazzata nel petto, e vidi una macchina della polizia fare il suo ingresso nel parcheggio. Il silenzio calò su di noi come una cappa pesante. Tutti si fermarono, gli occhi fissi sulla macchina che si avvicinava.

L'auto si fermò proprio accanto a noi, e un paio di agenti uscirono con espressioni serie e determinate. Il mio sguardo si spostò automaticamente su Kyle, che sembrava stranamente calmo, ma con una tensione sottile che gli serrava la mascella.

"Sei Kyle Carrigan?" chiese uno degli agenti, mentre si avvicinava a lui con le manette pronte.

"Sì, sono io," rispose Kyle, la voce ferma, ma con un filo di qualcosa che non riuscivo a identificare.

"Siamo qui per arrestarti con l'accusa di omicidio," disse l'agente, e sentii il mondo crollarmi addosso. Mi sentii stordita, incapace di capire quello che stava succedendo. Omicidio? Kyle? Non poteva essere vero.

"Che diavolo state dicendo?" esplose Elijah, facendosi avanti con un'espressione furiosa. "Non potete semplicemente venire qui e portare via il mio amico come se fosse colpevole di qualcosa di cui non avete prove! Questo è ridicolo!"

Gli agenti lo ignorarono, continuando a concentrarsi su Kyle. Elijah però non si fermò. "Vi rendete conto di quanto questo sia assurdo? C'è un errore, un grande errore!"

Kyle, invece, restava in silenzio, senza difendersi, senza dire una parola. Lo guardavo, cercando nei suoi occhi una spiegazione, ma tutto quello che trovavo era una calma strana, quasi inquietante. Ero confusa, spaventata, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo.

"Che cazzo, Kyle, dì qualcosa!" gridò Elijah, cercando di scuoterlo. Ma Kyle continuava a tacere, lasciando che gli agenti gli mettessero le manette ai polsi senza opporre resistenza.

Non riuscivo a muovermi, come se fossi incatenata al suolo. Il mio cervello cercava disperatamente di trovare un senso in tutto questo, ma più ci provavo, più mi sentivo persa. Non avevo mai sentito parlare di un Brad Sullivan, né tantomeno di un omicidio. E Kyle non mi sembrava il tipo da nascondere qualcosa di così grave, ma il suo silenzio, la sua rassegnazione mi mandavano in tilt.

Nate e Scott erano fermi accanto a me, in silenzio, con espressioni dure. C'era qualcosa in loro che mi faceva venire i brividi, come se sapessero qualcosa che io ignoravo, come se questo non fosse stato uno shock totale per loro. Non poteva essere così. Eravamo tutti amici, doveva esserci un'altra spiegazione, qualcosa che non capivo.

Gli agenti caricarono Kyle in macchina, ignorando completamente le urla di Elijah che continuava a protestare, e lo portarono via. Mi sentii vuota, come se qualcuno mi avesse strappato via qualcosa di prezioso e irrinunciabile. Guardai Nate, che aveva gli occhi fissi sulla strada dove l'auto della polizia era scomparsa. La sua espressione era imperscrutabile, ma c'era qualcosa di oscuro nei suoi occhi che mi metteva i brividi.

Weak and sunken liesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora