44. 𝒫rincipessa 𝒟i 𝒢hiaccio ❔

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Irina Petrov ❄️


SAN PIETROBURGO
1970

Sono cresciuta nella fredda e maestosa San Pietroburgo, una città di palazzi dorati e vicoli bui, dove le ombre si allungano e i segreti si nascondono dietro ogni angolo. La mia infanzia fu un intreccio di lussi inimmaginabili e rigide regole imposte da mio padre, uno degli uomini più temuti e rispettati della mafia russa.

Mi chiamavano la *principessa di ghiaccio*. Non perché fossi distaccata per natura, ma perché il mondo intorno a me mi aveva forgiata in quel modo. Da piccola, mi aggiravo per le stanze del nostro immenso palazzo, osservando i ritratti dei miei antenati alle pareti, uomini e donne che avevano costruito il nostro impero con sangue e ferro. Mio padre, Sergey Petrov, era il capofamiglia, e tutto ciò che diceva era legge.

Ricordo come mi sedevo in silenzio durante le cene di famiglia, le mani incrociate sulle ginocchia come mi era stato insegnato, mentre gli uomini discutevano di affari, guerre, alleanze. Le donne, invece, parlavano tra loro a bassa voce, scambiandosi occhiate significative che sembravano dire tutto senza dire nulla. Ero solo una bambina, ma già capivo che la mia vita non sarebbe mai stata mia. Ero destinata a essere una pedina in un gioco molto più grande di me.

Quando entrai nell'adolescenza, iniziai a comprendere meglio il potere che la mia famiglia deteneva. Mio padre mi fece studiare nelle migliori scuole, ma nonostante l'educazione formale, la vera formazione avveniva a casa. Mi insegnarono a capire le persone, a manipolare le loro emozioni, a usare il silenzio come un'arma. Imparai a essere invisibile quando era necessario e irresistibile quando la situazione lo richiedeva.

Gli altri adolescenti potevano preoccuparsi di feste, appuntamenti e sogni per il futuro. Io, invece, mi trovavo a studiare trattati di strategia, a memorizzare i nomi dei capi delle famiglie rivali, a capire come sopravvivere in un mondo dove un errore poteva costarti la vita. Non c'era spazio per la debolezza, per i sentimenti, per l'amore. Ero destinata a un matrimonio strategico, a un'alleanza che avrebbe rafforzato la posizione della mia famiglia. Questo era il mio futuro, e dovevo accettarlo.

Ma poi arrivò Leonid Mikhelson.

Incontrai Leonid per la prima volta a una festa di Natale organizzata da una delle famiglie alleate. Ero in piedi vicino a una finestra, osservando la neve che cadeva leggera, quando sentii una presenza dietro di me. Mi voltai e lo vidi, un ragazzo più grande di me di qualche anno, alto e sicuro di sé, con quegli occhi freddi e penetranti che sembravano vedermi per ciò che ero davvero.

"Tu devi essere Irina Petrov," disse con un sorriso che non raggiungeva i suoi occhi. "La figlia dell'uomo più temuto di tutta la Russia."

Non risposi subito. Ero abituata a sentirmi dire quelle parole, ma mai con quel tono. C'era qualcosa in Leonid che mi incuriosiva e mi infastidiva allo stesso tempo. Era come se lui vedesse attraverso la mia maschera, come se sapesse che sotto quel freddo esterno c'era una ragazza che desiderava qualcosa di più.

"E tu sei Leonid Mikhelson," risposi infine, cercando di mantenere la mia voce ferma. "Il figlio dell'uomo che mio padre odia di più."

Quella battuta fece sorridere Leonid, e in quel momento capii che avevo trovato qualcuno con cui valeva la pena parlare. Trascorremmo la serata insieme, scambiandoci battute taglienti e osservazioni pungenti. Ero sorpresa di quanto fosse facile parlare con lui, quanto mi sentissi a mio agio nonostante la rivalità tra le nostre famiglie.

Quella notte, quando tornai a casa, mi accorsi che qualcosa in me era cambiato. Leonid aveva acceso una scintilla, una curiosità che non potevo ignorare. Cominciai a cercarlo alle feste, agli incontri, ovunque ci fosse una possibilità di vederlo. E ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano, sentivo un brivido che non avevo mai provato prima.

Weak and sunken liesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora