35. Come 𝖡𝖠𝖢𝖪...Be 𝖧𝖤𝖱𝖤

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KYLE

Mi trovavo nel corridoio del tribunale, sentendo il peso delle accuse pesare su di me come una coperta di piombo. Ogni passo che facevo sembrava rimbombare nei corridoi di marmo del palazzo di giustizia. L'aria era carica di tensione, e il rumore dei passi dei funzionari e dei legali, insieme al brusio della folla curiosa, mi faceva sentire come se fossi nel centro di un turbine inarrestabile.

Quando finalmente entrai nella sala del tribunale, il silenzio che mi accolse era opprimente. La sala era ben illuminata, con alte finestre e pareti di marmo che riflettevano la luce, creando un'atmosfera gelida e impersonale. Mi sedetti al banco degli imputati, cercando di non pensare all'enorme peso delle accuse e al rischio che stavo affrontando. Michael, il mio avvocato e padre (di merda), stava al mio fianco, il volto serio e determinato, ma con uno sguardo che tentava di trasmettermi calma.

Il procuratore si alzò e si avvicinò al banco, la sua voce era dura e autoritaria. «L'accusa è di omicidio di primo grado,» dichiarò, con un tono che non lasciava spazio a equivoci. «Il signor Kyle Carrigan è accusato di aver ucciso Brad Sullivan.» Le sue parole rimbombavano come una sentenza di condanna, e il mio cuore sembrava battere all'impazzata. Ogni prova che veniva presentata sembrava pesare su di me, e la sala era piena di occhi puntati su di me, come se fossi già colpevole.

Quando Michael si alzò per presentare la mia difesa, cercai di trarre conforto dalle sue parole. «Abbiamo preparato una strategia solida,» mi sussurrò, le sue mani tremavano leggermente mentre si sistemava il gessato. «Dobbiamo concentrarci sui fatti e mantenere la calma.»

Michael iniziò a presentare la mia versione dei fatti con una determinazione che mi incoraggiava. Controbatteva le accuse con prove e testimonianze che cercavano di dimostrare la mia innocenza. La sua difesa era meticolosa, ma la pressione era ancora palpabile. Ogni parola che pronunciava sembrava un tentativo disperato di invertire il corso degli eventi.

Il momento più difficile fu quando le testimonianze iniziarono a essere presentate. Ogni testimone sembrava avere una versione diversa della verità, e ogni dichiarazione era un colpo potenzialmente devastante. Quando salivano sul banco, i loro sguardi e le loro parole sembravano sempre accusarmi, e il mio cuore sembrava battere sempre più forte. I dettagli delle loro dichiarazioni sembravano contraddire la mia versione dei fatti, e ogni contraddizione aumentava la mia ansia.

La cella era fredda, con le pareti bianche e il pavimento di cemento grigio che rifletteva una luce fioca proveniente da una lampada appesa al soffitto. Il rumore dei passi dei poliziotti che passavano nei corridoi era l'unico sottofondo alla nostra conversazione. Seduti su due panche di metallo, Bella e io cercavamo di trovare un po' di conforto l'uno nell'altro dopo la prima udienza.

Bella era seduta con le spalle dritte, il volto pallido e gli occhi che tradivano una preoccupazione crescente. Le sue mani erano intrecciate e cercava di mantenere la calma, ma l'ansia era palpabile. Io, d'altro canto, ero una tempesta di rabbia e frustrazione, la mia mente era un turbine di pensieri e sentimenti che non riuscivo a controllare.

"Dobbiamo restare tranquilli," disse Bella, cercando di mantenere un tono rassicurante. "È solo la prima udienza. Ci sarà tempo per preparare la nostra difesa."

"Tempo? Tempo per cosa? Per rimanere rinchiusi in questo buco? Per vedere i nostri sogni distrutti e la nostra vita ridotta in frantumi? Bella, non capisci che questa situazione è una palla di neve che cresce sempre di più? Ogni minuto che passiamo qui dentro è un minuto in cui perdiamo il controllo della situazione."

"Lo so," rispose lei, "ma urlare e arrabbiarsi non cambierà nulla. Dobbiamo essere strategici. C'è ancora una possibilità che possiamo rimediare a questa situazione, ma dobbiamo mantenere la calma."

Weak and sunken liesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora