ISABELLA
Non sapevo che ore fossero, era buio, faceva freddo e la luce dei lampioni arrivava pallida e debole, nelle orecchie risuonava 505 degli Arctic Monkeys
Non sapevo da quanto stessi correndo e mi maledissi per questo, dovevo continuare a segnare il maggior numero possibile di prestazioni per l'allenatore di atletica nonostante fossi già in squadra, ma ora come ora non me ne preoccupai, continuai a correre, le gambe bruciavano e i piedi formicolavano, ma non me la sentivo ancora di fermarmi.Davanti ai miei occhi continuavano a presentarsi soltanto le immagini di Kyle quella sera, lui in mezzo alle mie gambe, il suo piercing freddo, i suoi baci bramosi, la sua eccitazione che mi toccava la coscia, la sua voce rauca che mi sussurrava cose che sulla bocca di un'altra persona non sarebbero mai suonate così bene.
Non lo odiavo per quello che mi aveva fatto, e forse questo faceva di me una completa scema, o semplicemente ingenua, ma vedevo qualcosa in lui, qualcosa che poteva ancora essere salvato.
Mi convinsi però che non era compito mio salvare quell'idiota dal suo oscuro passato e decisi finalmente di girarmi per tornare indietro.
Ripercorsi le stesse strade, vidi le stesse cose di prima, le stesse macchine, le stesse case, riconobbi persino le stesse piante, ma non quel uomo.
Non ero mai stata una bambina facile da spaventare, ero curiosa e ficcanaso, ma dopo quella sera, tutto in me cambiò.
Io e Irving passammo l'estate intera nella tenuta estiva lontano da casa, lontano da tutti, dalle chiacchiere, dai pettegolezzi e da mamma e papà, troppo impegnati per starci vicini.
Si trovava in Scozia, era molto grossa, ma io e mio fratello passammo la maggior parte del tempo nelle nostre camere fino a quando non fu deciso di venire qua, in America, lasciando tutto e niente, e adesso, il fatto di trovarmi a pochi metri di distanza da un'uomo, mi scavò un buco nello stomaco.
Mi trovavo in una strada isolata, al buio, da sola e per di più senza telefono, maledetta a me e il giorno in cui credetti che un piccolo lettore Mp3 fosse più comodo. Ero spacciata.
Strinsi i denti e cercai di ingoiare il nodo d'ansia che mi si era creato in gola, prosegui con la mia corsa pregando, pregando e ancora pregando. I russi sono molto credenti mi disse mia madre un giorno, speriamo allora che dio me la mandi buona.
Sfrecciai via e corsi fino a casa, mi ricordai immediatamente della macchina parcheggiata di qualche giorno prima, e poi di nuovo dell'auto che Irving sospettava ci stesse seguendo, però il passato era passato, e queste erano tutte dannate coincidenze. Cercai di convincermi che era tutto nella mia testa e mi ripromisi di iniziare a pregare più spesso, aveva funzionato sta notte.
Mi alzai con le gambe a pezzi, la corsa di ieri sera mi aveva distrutto, mi sedetti sul letto e fissai un punto fisso davanti a me, cercai di liberare la mente, il mio momento zen fu però presto interrotto da delle urla maschili, Irving.
Mi tirai su dal letto e aprii la porta della mia camera, Irv vi sfrecciò davanti come una furia mentre andava verso il bagno
"Si può sapere perché stavi urlando così?" Non si girò, non mi rispose, entrò in bagno e si chiuse la porta alle spalle.
Andai a cercare Nate per sapere se lui sapesse qualcosa.
Lo trovai in camera sua intento a infilare dei libri nello zaino, era evidente non ci entrassero ma lui continuava ad insistere
"Nate non ci entreranno mai tutti quei libri" commentai ironica entrando in camera
Lui si girò nella mia direzione e sorrise, notai subito dei lividi giallognoli che contornavano la mandibola
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Weak and sunken lies
RomanceIsabella e Irving Coventry, gemelli appartenenti a una delle famiglie più ricche di Londra, si trasferiscono improvvisamente nella piccola città di Morgantown, West Virginia. Lì si riuniscono con il cugino Nate Richardson e il suo gruppo di amici: K...