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//Wooyoung//
Oggi è un sabato soleggiato ma freddo perchè l'inverno non è ancora finito, anzi. Siamo nel bel mezzo della stagione in quelli che io chiamo giorni delle piene. Di freddo e neve.
Tanta neve. Tantissima neve.

San e io stiamo camminando fuori dal cancello della scuola, che è aperto.
Abbiamo pensato di andare in città camminando tranquillamente perchè non abbiamo fretta di niente, non ci sono lezioni e non abbiamo, sottinteso lui, punizioni.

Io non combino guai.

Improvvisamente mi sento tirare e noto che il corvino si sia fermato sui suoi passi.
Mi volto e torno da lui stando in piedi, di fronte a lui. Gli faccio cenno con le sopracciglia come a chiedere che succede.

"Wooyoung, quel bambino sta piangendo. Andiamo da lui"

Mi indica un ragazzino in mezzo al parco seduto sulla neve a piangere mentre si guarda le mani, che non capisco cosa abbiano.
Ci avviciniamo e più lo facciamo più mi sento nervoso tanto che stringo di più la mano del mio amico che non ci fa caso.
Al contempo comincio a stringere l'altra mia mano in un pguno, nella mia tasca dei pantaloni.

"Hey, piccolo... che succede?" gli chiede San abbassandosi senza staccarsi dalla mia mano.

"No, è la mia mamma che non torna più, mi ha detto che sarebbe andata a prendere la sciarpa" singhiozza.

Lo guardo meglio e mi accorgo che è lo stesso bambino che ho incontrato all'orfanotrofio, il bambino con l'aria innocente, pallido e con gli occhi rosa.
Non so allontanarmi o rimanere...

"Non ti preoccupare piccolo dai, ti aiutiamo noi. Da che parte è andata la tua mamma?"
Imito San allungando la mano per sollevare il ragazzino, che afferra le nostre mani e ci sorride, come se tutto quello di prima fosse solo una messa in scena.

Un bagliore di luce mi colpisce e un forte vento mi travolge facendomi rischiare anche di perdere l'equilibrio.
In un lampo mi trovo in un mondo coi colori un po' sbiaditi. C'è un asilo e tanti bambini.

"Dove... dove siamo?" balbetto e il bambino ci lascia le mani solo per scomparire in una nube lilla.

Le nostre mani, la mia e del vampiro, sono incollate e non riesco a staccarle.

"Ma quello sono io" esclama improvvisamente San facendomi alzare lo sguardo dal nostro problema.

Guardo nella direzione in cui indica e vedo un bambino coi capelli neri disordinati, della tempera verde e gialla sulle guance e le manine inzuppate di colori, da cui cadono goccioline.
Rincorre dietro a un altro bambino che strilla e scappa.
Riconosco quel bambino essere me.

All'asilo mi chiamavano Yeou, perchè mi ritenevano furbo visto che ero il migliore nei giochi e nei disegni e anche perchè rubavo spesso il cibo agli altri, soprattutto a Changbin. E per questo molte volte mi guadagnavo almeno uno schiaffo sulla pancia.

"Non mi prendi, Shi" esclama il bambino che scappava.

"Si, vedrai che ti prenderò! E non ti lascerò andare" ribatte.
E adesso mi rendo conto di tante cose.

Il bambino voleva sbloccare qualcosa, un ricordo importante, cioè questo immagino.

"Quindi eri tu Shi... Wow, ti chiamavo col soprannome di Shiber" sussurro faticando a realizzare quanto appena visto e scoperto.

"Sì, e tu ti facevi chiamare volpe. Non sapevo che fossi tu" concorda San guardandomi.

Annuisco e continuo a osservare la dolcissima scena anche se mi ricordo il resto: mi aveva preso infine perchè ero inciampato sui miei lacci, mi aveva sporcato i capelli e la schiena con la pittura cadendo su di me. Avevamo riso così tanto e stiamo tuttora ridendo su esso.

Ciò che però mi leva il sorriso dalle labbra arriva appena suona la campanella di fine giornata.
Ritorniamo dentro la struttura a recuperare i nostri zainetti con poco e nulla dentro, ma comunque qualcosa, usciamo, le maestre trovano i nostri genitori e ci lasciano correre da loro.

Arriva un momento in cui ai miei occhi, adesso, appare il papà di San che lo sarà andato a prendere ed è affiancato dalla... mamma di Yeonjun?

Corrugo la fronte maggiormente sbattendo le palpebre innumerevoli volte quando vedo che i due adulti si baciano e si separano, lei che va verso un altro cancello da cui esce un bambino da cui lei prende lo zaino.

Non riesco a capire chi sia

"Aspetta... chi è quella donna?" gli chiedo non riuscendo a contenere la mia curiosità.

"È la mia madre adottiva. Perchè?" rivela con tono ovvio.

It's too late... maybe || ωσσѕαη 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora