Capitolo VI

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Ancora una settimana e sarebbero giunti alla grande distesa desertica, dove viveva il mago, ma rintracciarlo non sarebbe stato facile. Infatti, il mago era nomade, si spostava da un angolo all'altro del deserto, seguendo le mandrie di antilopi che cacciava per sopravvivere.

Flinty ormai era diventata bravissima con l'arco e Ghery era sempre più innamorato di lei. Ghilbert non pensava ad altro, che al giorno in cui sarebbe potuto tornare umano, spezzando l'incantesimo dei draghi.

Finalmente arrivarono al grande deserto del sud, un'immensa distesa di sabbia finissima e bianca come la neve.

"Sembra un mare senza l'acqua!"

Esclamò eccitata Flinty.

"Sì, anche a me diede la stessa sensazione la prima volta che lo vidi"

Rispose Ghery cingendole le spalle con un braccio, affettuosamente.

"Scusate se interrompo, ma è quasi il tramonto, cerchiamo un posto per accamparci"

Ghilbert aspettava con ansia, ogni giorno, l'arrivo del tramonto, momento in cui si ritrasformava in essere umano. La situazione gli pesava sempre di più, anche perché cominciava anche lui ad innamorarsi di Flinty. Non osava però confessarlo, che futuro poteva darle? Se solo fosse riuscito a spezzare l'incantesimo? Poi c'era suo fratello, innamorato perso. Voleva molto bene a Ghery, quindi il suo cuore era diviso.

"Quando e se riuscirò a tornare umano, ci penserò!"

Disse un giorno tra se, ma soffocare un sentimento nascente non era facile e in più, Flinty cercava in ogni momento il contatto fisico con lui.

Quello che soffriva di più era Ghery, che diventava sempre più taciturno.

Dopo due giorni di ricerche a vuoto, si sedettero sconsolati.

"Forse è morto, era così vecchio!" Disse Ghery.

"Non dirlo neanche per scherzo!" Urlò Flinty.

"Potrebbe avere ragione! Domani andrò a fare un sorvolo da solo, sarò più veloce! Tornerò prima del tramonto, voi state con gli occhi aperti e non cacciatevi nei guai!" Disse Ghilbert risoluto, ma triste.

Quella sera nessuno parlò più, mangiarono, poi si coricarono uno vicino all'altro per scaldarsi. Ghilbert non riuscì a chiudere occhio, guardava Flinty e suo fratello e pensava sconsolato, che tutti i suoi sogni si stavano infrangendo un'altra volta, forse doveva andarsene, loro sarebbero stati felici insieme.

L'alba arrivò inesorabile, Ghilbert fu trasformato dai primi raggi di sole. Calde lacrime gli rigarono il suo muso mostruoso, aprì le ali e senza aspettare che Flinty e Ghery si svegliassero, volò via.

Percorse un lungo tratto senza neanche guardarsi attorno, piangeva e le lacrime gli annebbiavano la vista. Dopo mezz'ora di volo sentì fame e scese a volo radente per catturare un'antilope. Catturata la preda, scese a terra per mangiarsela. Proprio mentre stava per addentare l'animale, una voce alle sue spalle lo fece trasalire.

"Ehi drago, me ne offriresti un pezzetto?"

Ghilbert si voltò di scatto e si trovò davanti il mago!

"Sei temerario, non hai paura di me?" Disse Ghilbert staccando una gamba all'antilope e porgendola al mago.

"So riconoscere un assassino e tu non lo sei di certo! Ti ho visto ieri con i tuoi amici, nessun drago assassino si farebbe montare da una donna!"

Ghilbert si mise a ridere e accucciandosi a terra chiese:

"Siete voi l'ultimo mago, discendente di Draugdin, colui che riuscì a sfuggire al signore dei draghi?"

"Sono proprio io, mi stavi forse cercando per riportarmi da loro?" Rispose sospettoso il mago.

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