Capitolo VIII

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Ghilbert tornò un'ora dopo, calmo, ma affamato.

"D'accordo, andremo a cercare il libro, ma se credono che glielo consegnerò senza lottare, si sbagliano di grosso! Piuttosto lo distruggo!"

Draugdin sorrise, Ghilbert gli ricordava il suo avo. Suo padre gli aveva raccontato della prigionia con i draghi, di come avesse lottato, senza alcuna speranza, per la propria libertà.

Draugdin era convinto che l'orgoglio e l'onore, fossero le qualità più forti che differenziavano gli uomini dai draghi, quello che non sapeva, era che n'esisteva un'altra, ben più potente, ma l'avrebbe scoperta presto.

Mentre si stava mettendo in spalla lo zaino però, una sfera rotolò fuori e Flinty raccoltala chiese: "Cos'è?" dicendo poi di averne già vista una simile al castello.

"Dove l'hai vista? Cerca di ricordartelo! Quello che hai tra le mani è un Palantil, un antichissimo mezzo di comunicazione dei maghi! Ormai n'esistono solo tre: uno è questo, uno è caduto nelle mani dei draghi e l'ultimo era in possesso del re degli uomini Feador, che era un apprendista mago di gran valore. Se troviamo quel Palantil, avremo trovato il libro, sicuramente Feador lo mise a guardia del nascondiglio, impregnandolo di magia!"

Disse Draugdin sgranando gli occhi, mettendole le mani sulle spalle. Flinty cominciò a pensare intensamente, cercando di andare indietro con la mente alla sua infanzia, quando spesso, girovagando per il castello, si ritrovava in luoghi segreti e sconosciuti.

Ad un tratto il Palantil nelle sue mani cominciò a brillare e al suo interno apparve una porta di legno d'ebano, con incise delle rune antiche al centro e due lance scolpite chiuse a croce, sovrastate da una corona dorata a dieci punte.

"La porta del luogo dove è tenuto il libro!"

Flinty era come in trance, Draugdin le tolse il Palantil dalle mani e lo osservò meravigliato. Per far funzionare un oggetto magico come quello, infatti, era necessario essere un mago e avere un'energia e una potenza non indifferente.

Chi era Flinty?

Mentre pensava queste cose venne però riportato alla realtà da Ghilbert che si mise a urlare vedendo Flinty accasciarsi a terra svenuta.

"Tranquillo, è normale, ha solo consumato molte delle sue energie per far funzionare il Palantil. Si riprenderà, le basterà dormire! Ora partiamo, dobbiamo raggiungere un villaggio prima di sera, non possiamo rischiare di passare nuovamente la notte alla diaccio con Flinty in queste condizioni".

Ghilbert non fece domande, fece salire tutti sul suo dorso e partì velocemente verso il villaggio di Margunta.

Il viaggio fu silenzioso, tutti erano assorti nei propri pensieri e Flinty che normalmente chiacchierava tanto, dormiva beata tra le braccia di Ghery.

Gli ultimi raggi di sole scomparvero all'orizzonte pochi istanti dopo che

Ghilbert era atterrato.

"Già, ora troviamo un posto per dormire, siamo tutti esausti e soprattutto indolenziti" Disse Ghery adagiando Flinty, ancora profondamente addormentata, a terra e stiracchiandosi un po' i muscoli indolenziti.

"La porto un po' io, permetti? Quanto dormirà ancora?" Chiese poi Ghilbert, rivolto al Mago.

"Non saprei, forse dormirà per giorni, forse si sveglierà domani! Dipende tutto da lei, da quanta energia ha consumato e da quanta ne possiede!"

Trovarono una vecchia fattoria abbandonata, prepararono un giaciglio con della paglia e si addormentarono esausti.

Nessuno quella notte montò di guardia, quindi non si accorsero di essere sorvegliati.

All'alba Ghilbert, ritrasformatosi, accese un fuoco e aspettò che gli altri si svegliassero. Aveva fame, ma non osava allontanarsi dopo quello che era successo l'ultima volta nel deserto.

Ad un tratto sentì un rumore alle sue spalle, si voltò guardingo e si trovò davanti ad un bambino di non più d'otto anni, che terrorizzato non riusciva più a muoversi.

"Non avere paura piccolo, non sono cattivo. Mi chiamo Ghilbert e tu?"

Il bambino, sentendo che la voce era amichevole, si riebbe dalla momentanea paralisi rispondendo: "Mi chiamo Graub, tu cosa sei?"

Ghilbert scoppiò a ridere, poi si accovacciò fino a toccare terra con il muso.

"Io sono un uomo trasformato in drago. Un drago malvagio mi ha fatto un incantesimo e così di giorno ho questo mostruoso aspetto, ma di notte torno uomo. Tu sei troppo piccolo per sapere cos'è un drago, però fai bene ad averne paura, quelli veri sono degli assassini!"

"E come faccio a sapere che tu non lo sei?"

"Semplice, se ero un drago assassino a quest'ora ti avrei già mangiato, anche perché ho una fame!"

"Ghilbert, non spaventare questo povero bambino!"

"Flinty! Che piacere vederti nuovamente in forze! E comunque non stavo spaventando nessuno, chiacchieravo amichevolmente, aspettando che voi vi svegliaste! Lei è Flinty, principessa del regno di Zolforol".

"Cavoli! Una principessa, tu allora sei la sua guardia del corpo!"

Ghilbert sorrise, in fondo il bambino non aveva tutti i torti, anche se alcune volte era stata Flinty a salvare lui. Intanto si erano svegliati anche gli altri e dopo una veloce colazione, salutarono Graub e ripresero il loro viaggio.

Flinty si mise a discorrere con Draugdin, voleva sapere perché era svenuta e come faceva a possedere tanta energia da poter usare un Palantil. Draugdin le spiegò che, in effetti, solo i maghi di livello superiore potevano utilizzare quell'oggetto, a parte qualche rara eccezione. Feador, il re che fu sconfitto e ucciso dai draghi e che nascose il libro, era una di queste eccezioni.

Pur non essendo un mago, possedeva un'energia tale, da riuscire a guardare nel Palantil senza svenire. Flinty era una sua diretta discendente, quindi era possibile che anche lei possedesse quella capacità innata. Quello che per il momento era sicuro era il luogo dove era stato nascosto il libro magico, a tempo debito avrebbero risolto anche gli altri enigmi. Per ora era inutile rompersi la testa a pensare!

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