Capitolo XXVI

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"Ghilbert, mi hai salvato la vita!"

"Questo fanno le guardie del corpo" Rispose Ghilbert sorridendo, anche se più che un sorriso, sembrò una smorfia di dolore.

"Presto, prima che torni, andiamocene di qua! Poco fa ho sentito la voce di mia madre, temo sia prigioniera di Herunàr e Draugdin sta venendo a cercarci!"

"Ho usato le ultime forze per lanciare la spada, vai salvati almeno tu, per me è troppo tardi, è stato un vero onore essere la tua guardia del corpo anche se per poco!"

"Non ci pensare nemmeno, abbiamo un appuntamento sull'altare del Sole e siamo a pochi passi, troviamo mia madre e intanto che il drago si lecca la ferita usciamo di qui e saliamo all'altare per completare la nostra missione!" Disse Malcom sollevando da terra l'amico sofferente.

"Credi che sarà facile, questo luogo è un labirinto io ci sono già stato!" Rispose Ghilbert raffreddando l'entusiasmo del giovane re.

La voce di Geneve però riprese ad echeggiare nei cunicoli davanti a loro e ridiede speranza a Malcom, che sorreggendo Ghilbert per la vita, s'incamminò guardingo, deciso a trovare la madre.

Impegnati ad ascoltare il canto, non si resero conto che attorno a loro non c'era anima viva, quella era la tana dei draghi, ma loro dov'erano? Dopo pochi faticosi passi, arrivarono davanti ad una porta di metallo nero, dietro cui proveniva il dolce suono della voce di Geneve.

Malcom appoggiò a terra Ghilbert e con cautela provò ad aprire la porta, ma era chiusa con la magia, non vi era nemmeno la maniglia, tanto meno la serratura; provò a chiamare la madre, invano, perché la magia di Herunàr impediva alla prigioniera di sentire le voci esterne.

"È inutile che urli, è sicuramente chiusa con la magia dei draghi, l'unico modo per aprirla temo sia quello di distruggere il libro dei draghi, così da togliere loro il dono della magia!".

Ghilbert aveva ragione, quindi Malcom aiutò l'amico a rimettersi in piedi e sorreggendolo si incamminarono in cerca dell'uscita, chiedendosi dove fosse Draugdin, dato che Herunàr aveva detto loro di averlo sentito entrare nella montagna.

Le gallerie sembravano tutte uguali, torce magiche che lasciavano tutto nella penombra erano appese alle pareti di nuda roccia e ad ogni svolta, porte di gelido ferro magico, sempre chiuse.

D'un tratto un refolo d'aria arrivò sulle loro gambe e guardando alla loro destra videro una porta aperta e delle scale che salivano.

"Ci siamo! Un ultimo sforzo Ghilbert!"

Malcom aveva le braccia indolenzite, l'amico era piuttosto pesante, ma strinse i denti e si incamminò su per la scala di pietra trascinando Ghilbert ormai in stato di semi incoscienza; se non fosse stato così stanco e con le difese completamente abbassate, avrebbe certamente notato la spada al fianco di Ghilbert illuminata, chiaro segno di nemici in vista, ma era troppo stanco.

Così, quando arrivò in cima, non era preparato alla scena che vide: Flinty in piedi con la schiena contro l'altare spada in pugno, con due draghi iridescenti, che la minacciavano con le fauci spalancate.

Pietrificato dalla sorpresa e incapace di reagire, guardava la scena come uno spettatore inerme, ma proprio quando tutto sembrava perduto, palle di fuoco e scaglie di ghiaccio si abbatterono sui due draghi, polverizzandoli senza lasciare traccia di loro.

Draugdin e i maghi dell'aria erano arrivati appena in tempo, avendo trovato la tana dei draghi vuota, avevano intuito che fosse una trappola e che i draghi li attendessero all'altare.

"Tempismo perfetto, Draugdin!" Esclamò Flinty, correndogli incontro felice.

Nessuno aveva ancora scorto Malcom che con Ghilbert tra le braccia, si era appoggiato al muro in cima alla scala a riprendere fiato.

"Chi va là?" Urlò d'un tratto Numenon accortosi della presenza dei due giovani.

"Fermi! Siamo amici!" Disse Malcom con ancora il fiato corto per la salita appena conclusa.

Flinty riconosciuta la voce del fratello si voltò di scatto e quando vide anche Ghilbert, la sua gioia esplose in un urlo di felicità.

"Aiutatemi, è svenuto!" Disse infine Malcom con un filo di voce prima di accasciarsi anch'egli a terra esausto.

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