Capitolo XXVIII

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La notte trascorse lenta, nessun attacco ruppe la quiete e il sole del nuovo giorno spuntò pigro, velato da una nebbia fredda e umida che raggelò il corpo e lo spirito dei coraggiosi maghi che difendevano l'ultima speranza per il mondo.

"Forza Ghilbert, questa notte potremo finalmente rompere la maledizione, resisti!"

"Non può sentirti sorellina, è svenuto; vai a mangiare qualcosa resto io qui con lui!" Disse Malcom poggiando la coperta caduta sulle spalle infreddolite di Flinty. La ragazza scosse la testa, prendendo le mani di Ghilbert tra le sue e baciandole affettuosamente.

"Flinty ha bisogno di dormire e di mangiare, non potresti fare qualcosa tu con la magia?" Chiese Malcom avvicinandosi a Numenon.

Il giovane mago alzò lo sguardo verso Flinty, prese una ciotola di brodo caldo e le si avvicinò senza fare rumore alcuno.

"Flinty, mangia qualcosa, ti scalderà, devi restare in forze, se non vuoi farlo per te, fallo per lui!" Disse porgendo semplicemente la ciotola e sedendosi al suo fianco.

"Ora dovresti dormire un po', questa sera sicuramente ci attaccheranno; sanno bene che questa sera avremo l'unica possibilità di salvare Ghilbert e distruggere poi il libro! Veglierò io, sdraiati" Disse infine dolcemente togliendole la ciotola vuota dalle mani.

Flinty annuì, si sdraiò su un fianco e si addormentò, ma un incubo spaventoso venne a disturbare il suo sonno.

Draghi dai denti aguzzi, la luna che non voleva sorgere e sangue ovunque attorno a lei; poi finalmente calò il buio e un sonno ristoratore, senza sogni, la avvolse. Numenon, accortosi delle sua agitazione aveva steso la sua mano su di lei, rischiarato i suoi pensieri.

Quando si destò, il sole aveva già oltrepassato lo zenit da qualche ora e il sorriso di Numenon la rincuorò.

"Ben svegliata, guarda, Ghilbert ha ripreso i sensi!" Disse aiutandola a sedersi.

La febbre era ancora alta, ma sulle guance era ricomparso un po' di colore e un sorriso sghembo comparve sulle sue labbra gonfie e tumefatte.

"Ciao ..."

"Non parlare, risparmia le forze amore mio!" Disse Flinty prendendogli le mani tra la sue.

Gli diedero del brodo caldo, che ingoiò a fatica, poi lo fecero sdraiare nuovamente.

"Fra poche ore, quando sorgerà la luna, potremo liberarti dalla maledizione, Glania ha ripassato tutto il giorno l'incantesimo. Flinty, vai da lei, così ti spiegherà cosa dovrai fare questa sera!" Disse poi Numenon indicando la giovane draghessa non lontano da loro.

Flinty a malincuore si allontanò e si diresse all'altro capo del campo, dove Glania e Ghery parlavano tra loro, seduti una a fianco dell'altra.

"Glania, Numenon mi ha detto che avrai bisogno di me questa sera!" Esordì la ragazza senza preamboli.

"Sì! Dovrai versare alcune gocce di sangue di Ghilbert sulla foglia magica, mentre io pronuncerò l'incantesimo.

Non sarà facile, attorno a noi avremo la barriera protettiva, ma ci sarà sicuramente molta confusione, mio padre tenterà il tutto per tutto, ci sarà una battaglia furiosa e qualunque cosa succeda, tu ed io non dovremo mai distogliere lo sguardo da Ghilbert e soprattutto non dovremo fare cadere nemmeno una goccia di sangue direttamente sull'altare o per lui sarà la morte!"

Flinty annuì senza parlare, poi insieme andarono verso l'altare per fare una prova.

Ghery le seguì con lo sguardo, sapeva di non poter far molto, non era un mago, ma non sarebbe rimasto in disparte; nei pochi giorni trascorsi con Glania aveva cominciato ad affezionarsi a lei e ora ne era certo: la amava e avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per proteggerla.

Herunar intanto si curava la ferita e meditava vendetta. La sua rabbia era enorme, nessun uomo, fino all'ora era riuscito a ferirlo, la lama magica gli era penetrata in profondità e il dolore gli annebbiava la vista e la ragione; mentre Geneve, incatenata in un angolo, tremava dalla paura e dal freddo.

I maghi della terra e quelli dell'acqua intanto erano giunti alla conclusione, che se non potevano andare in aiuto dei loro amici, almeno avrebbero impedito che i draghi facessero altrettanto.

Avrebbero dato battaglia, resistendo ad oltranza e impedendo così a Glasparo di andare a dare man forte a suo padre, sulla montagna del Sole.

Il cielo a occidente diventò rosso, una Luna color del sangue sorse a rischiarare la notte, tutto era pronto e il destino di molte persone si sarebbe compiuto nel volgere di poche ore.

Sulla montagna del Sole, una montagna con un nome tanto luminoso, si sarebbe combattuta di lì a poco un'aspra e cruenta battaglia e qualunque vincitore ne fosse uscito, avrebbe dato una svolta al corso dei futuri eventi, in bene o in male.

Il destino del mondo era nelle mani di un manipolo di uomini e di una draghessa!

Ghilbert venne adagiato, a torso nudo, sulla fredda pietra dell'altare sacrificale e con un pugnale gli praticarono un taglio nel centro del petto. Il suo sangue sgorgò, colando sul suo corpo madido di sudore per la febbre, arrivando infine sulla foglia di Sangue Lunare, adagiata poi dalle mani di Flinty sull'altare.

Un'esplosione di luce invase la notte buia e Glania e Flinty iniziarono il rituale ripetendo come una cantilena il contro incantesimo, ma un urlo raggelante squarciò la notte, rischiando di far perdere la concentrazione alle due giovani.

Herunàr, accortosi in ritardo del sorgere della Luna, aveva afferrato Geneve con la zampa ferita, strappando violentemente le catene che la tenevano imprigionata al muro e stappando alla regina un urlo di dolore e terrore insieme, che rimbombò nei cunicoli della roccaforte.

Glania e Flinty ripresero coraggiosamente il rituale, resistendo all'impulso irrefrenabile di tapparsi la orecchie per non sentire l'urlo agghiacciante della regina Geneve.

Ghilbert avvertì un dolore lancinante attraversargli tutto il corpo, come se mille spade lo stessero trafiggendo e urlò di dolore sovrastando Geneve, poi svenne.

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