Capitolo XXV

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Intanto, nella tana dei draghi, Malcom si guardava attorno in cerca di una via d'uscita, avendo ormai capito che qualcosa era andato storto e come la prima volta con Glania, non erano arrivati dove dovevano e cominciava seriamente ad odiare i teletrasporti magici.

I suoi occhi cominciavano ad abituarsi all'oscurità, quando una voce familiare arrivò alle sue orecchie, era una voce di donna che cantava una dolce ma triste melodia. Malcom tese l'orecchio per capire da quale direzione provenisse il suono, era quasi sicuro di conoscere quella voce ma la canzone gli era sconosciuta.

"Chiaro di Luna,

L'ansito del vento agiterà,

La luce pallida, dei pensieri miei.

Eterno profumo, della patria che mi generò,

Sentore di nostalgia, nel mio cuore c'è,

Io sono prigioniera,

Strappata dalla realtà

Lontano dalla luce che

Scaldava il cuore mio

Io sono prigioniera

I sogni non mi parlan più,

Soltanto il mio respiro può

Volare via,

Lontano da qua..."

"Madre!" Gridò ad un tratto, riconoscendo la voce che tanti anni prima gli cantava la ninna nanna.

Geneve però non rispose, forse troppo distante o forse impossibilitata da un incantesimo a sentire le voci esterne alla sua prigione.

Herunàr però, il re dei draghi, lo sentì perfettamente, materializzatosi davanti a loro con un rombo fragoroso.

"Bene, bene, vediamo chi abbiamo catturato! Niente meno che il principe Malcom e Ghilbert, il ladro di cuccioli!" Detto ciò alitò su di loro con il suo fiato caldo e fetido, sbattendoli violentemente contro la parete della caverna.

Ghilbert non fece un fiato, perché ancora svenuto, ma Malcom urlò per il dolore, la parete, infatti, era cosparsa di pietre taglienti, che si conficcarono nella schiena del giovane, lacerandogli la camicia e aprendo dolorosi tagli.

Il giovane re però non si perse d'animo, e strappatasi la camicia ormai a brandelli, estrasse la spada magica dal fodero e si preparò a vender cara la pelle.

"Coraggioso il principe, ma ti dico subito che non hai speranze contro di me, arrenditi subito e ti darò una morte rapida; sfidami e morirai tra atroci sofferenze, tu, tua madre e quel ladro dietro di te e quando avrò finito con voi, toccherà a quegli illusi dei vostri amici che stanno tentando di venire in vostro soccorso!" Disse Herunàr prorompendo poi in una risata sguaiata e minacciosa.

"Primo, non sono più un principe, sono il re di Zolforol, e secondo, non mi arrenderò mai, lo sanno tutti che le promesse dei draghi non hanno alcun valore, quindi se vuoi uccidermi, fatti avanti, ma sappi che ho tra le mani una potente spada magica e non ti sarà facile strapparmela!" Disse fieramente Malcom alzando il mento e tirando indietro le spalle, come faceva da piccolo quando stava per azzuffarsi con i suoi coetanei, con l'unica differenza che Herunàr non si impressionò dal suo alto rango, infatti, in risposta gli assestò un violento colpo di coda sulle mani, disarmandolo.

Per il contraccolpo Malcom cadde in ginocchio e con grande coraggio alzò la testa, pronto a subire l'ormai inevitabile colpo finale, ma Ghilbert, ripresosi proprio in quel momento, lanciò con le ultime forze che gli erano rimaste la spada di Malcom, che era volata accanto a lui, colpendo Herunàr sulla zampa alzata contro l'amico inerme.

La spada essendo magica trapassò la spessa pelle del drago, producendo un danno dieci volte superiore a quello che una normale lama avrebbe potuto infliggere.

Herunàr guaì poco dignitosamente e si ritrasse per il dolore, poi nel maldestro tentativo di estrarre la spada con i denti, ne ruppe l'elsa e la lama diventata incandescente cominciò a lacerare le sue carni strappandogli un urlo terrificante che fece tremare le pareti di tutta la caverna.

"Non finisce qui, maledetti, avete solo rinviato la vostra fine!" Detto ciò si allontanò, guaendo come un cane bastonato.

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