Capitolo XXXII

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Le montagne del fuoco, ora brulle e inospitali, un tempo erano state un meraviglioso giardino, i maghi del fuoco avevano creato terrazzi coltivati, pieni di fiori variopinti e la gioia regnava sovrana. Il primo atto di ostilità dei draghi era stato proprio la distruzione dell'insediamento, ma i maghi superstiti, anche se feriti, erano riusciti a scampare allo sterminio completo, fuggendo attraverso i cunicoli magici fino a raggiungere Zolforol.

Ora quegli stessi cunicoli sarebbero serviti per sterminare l'ultimo drago e la guerra sarebbe finita proprio nel luogo dove era cominciata secoli prima.

"Finalmente sarà fatta giustizia, per tutti i bambini innocenti che quel giorno persero la vita! Ricostruiremo la roccaforte, ma non sarà più solo di noi maghi del fuoco, bensì di tutti! Qui i giovani maghi potranno imparare le tecniche di difesa, quelle mediche e anche quelle d'attacco, anche se spero non debbano mai più servire!" Draugdin con le lacrime agli occhi, davanti al monumento dei maghi caduti, fece giuramento di non arrendersi fino a quando Glasparo non fosse stato ucciso e così fecero tutti i presenti.

Un sole pallido, offuscato da una leggera nebbia, sorse dietro le montagne, gettando ombre sinistre nelle strette valli e sulle rovine della roccaforte; in lontananza un lupo ululò e uno stormo di uccelli si alzò in volo disegnando una freccia nel cielo.

Nessuno vide sorgere quel sole fosco, perché erano già tutti nei cunicoli, in marcia verso la roccaforte in rovina. Dopo mezz'ora di cammino in totale silenzio e nel buio più completo, un rombo ruppe l'apparente tranquillità; il cunicolo principale crollò fragorosamente per le vibrazioni prodotte dai passi, dividendo in due l'esercito di uomini e maghi.

Nimorn, principe di Zaffil, che camminava alla testa del piccolo esercito di valorosi, si trovò a terra schiacciato da detriti e tossendo violentemente cercò di capire se vi fossero feriti. Accanto a lui, leggermente contusi ma vivi, Flinty e Ghilbert lo rassicurarono, poco dopo tra la polvere comparvero anche Numenon, mago dell'aria e Camal mago dell'acqua.

La frana li aveva tagliati fuori dal resto dell'esercito e non c'era modo di tornare indietro, ci sarebbero voluti giorni per liberare dalle macerie il passaggio, quindi decisero di proseguire verso la loro meta.

Cinque valorosi stavano per affrontare una battaglia impari, contro un drago famelico e disperato che avrebbe venduto cara la pelle, tentando di portare con se più persone possibili.

Glasparo, asserragliato nella roccaforte, avvertì il terremoto prodotto dal crollo e si preparò ad accogliere chiunque fosse uscito vivo dalle gallerie, la sorpresa era sfumata; consci di ciò i nostri eroi si sedettero a riprendere fiato e ad elaborare un piano d'emergenza.

"Dunque, siamo tre maghi e due umani, abbiamo due spade magiche, uno scudo d'aria, un bastone lancia ghiaccio e uno che lancia palle di fuoco! Non è molto in confronto a ciò che avremmo avuto tutti insieme, ma possiamo ancora farcela se crediamo in noi stessi!" Tutti annuirono alle parole di Numenon e fatto un profondo respiro misero le mani una sopra l'altra e ripresero il cammino verso il loro destino.

Nel frattempo, dall'altra parte della frana Draugdin, sanguinante alla testa veniva portato fuori a spalla.

"Di qua non si passa, dovremo percorrere la strada a cielo aperto se vogliamo raggiungere la roccaforte, speriamo solo che gli altri siano sopravvissuti, ora pensiamo ai feriti!" Disse risoluto, ma preoccupato Malcom.

Poco dopo Glasparo si alzò in volo lanciando vampate di fuoco sul campo, che per fortuna era stato protetto magicamente.

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