27 | Un attimo di terrore

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Diana

«Guarda, guarda, chi si vede»
Ethan si blocca di colpo, con una piccola spinta mi conduce dietro al suo corpo e mi fa da scudo con esso.

Mi sta stringendo così forte la mano da riuscire a percepire tutto il suo nervosismo, qualcosa mi suggerisce che quello che sta per accadere non porterà a nulla di buono.

«Mi avete seguito?» ringhia Ethan.
Solo dopo quella frase mi rendo conto che si tratta più di una persona. Questo mi porta a guardare di sfuggita alle mie spalle, dove noto un uomo dalla stazza robusta.

Il cuore mi martella nel petto, ma in questo caso non si tratta della stessa sensazione che mi fa provare Ethan quando mi è vicino. È più... paura.

La risata maligna dell'uomo davanti a Ethan, che non riesco a vedere a causa del suo corpo, mi fa accapponare la pelle.

«No, sapevamo di trovarti in spiaggia»
«Cosa volete?»

Il busto dritto, le spalle tese in un fascio di nervi e lo sguardo puntato all'uomo che gli sta parlando. Penso di non aver mai visto Ethan Miles così nervoso da quando lo conosco, e posso assicurare che gli episodi in cui l'ho visto arrabbiarsi sono stati parecchi.

«Aaron voleva avvisarti che la gara si terrà stasera»
«Quando pensavate di dirmelo? Come faccio a recuperare la macchina in meno di ventiquattro ore?!» sputa fuori inviperito.

«Lo sai che questo non è un problema nostro»
Sono così presa ad ascoltare quello che si stanno dicendo che non mi rendo conto dell'uomo alle mie spalle che mi afferra per un braccio e mi trascina verso di lui.

Dalle mie labbra sfugge un piccolo grido, giusto in tempo, perché l'attimo dopo preme il suo palmo sudato sulle mie labbra.

Il disgusto che provo viene raso al suolo dalla paura, non sono mai stata così tanto terrorizzata a causa di un'altra persona.

Noto Ethan rivolgermi uno sguardo di sfuggita e tutto quello che succede in seguito mi lascia senza respiro.

Dire che è infuriato è un eufemismo. Ha la mandibola così serrata da sentire il suono che producono i suoi denti e i muscoli così tesi da aver paura che si possano spezzare da un momento all'altro.

Infila le mani sotto la maglietta ed estrae una pistola che punta nella direzione del ragazzo con cui stava parlando pochi attimi prima.

Si gira nella mia direzione e i suoi occhi mi parlano in silenzio, mi stanno sussurrando di stare calma e che tutto si sarebbe risolto nei migliore dei modi. Ma io calma non lo sono per niente, il cuore batte così forte da temere di avere un infarto e le gambe si fanno così molli da pensare di crollare.

«Digli al tuo amico di levarle le mani di dosso» il suo tono è minaccioso, quasi stridulo e si conclude con un grido furioso in grado di provocare un terremoto: «Subito!»

«Allora è vero che te la fai con la più piccola dei Lewis, Aaron sarà felice di avere la conferma»

La mano libera del mio aggressore mi accarezza la guancia, spostando qualche ciocca di capelli che mi è caduta sul viso, per poi avvertire la sensazione di un oggetto gelido premere contro la gola.

Ci impiego qualche secondo a capire, e avrei preferito non farlo: ho un coltello sulla gola, se mi fossi mossa la lama avrebbe fatto il suo lavoro.

Il mio respiro irregolare colpisce la sua mano, ancora premuta sulla mia bocca, più volte. Avrei voluto mordergliela e scappare il più lontano possibile, ma sono così terrorizzata da avere ogni muscolo paralizzato, sembra quasi che qualcuno mi abbia versato addosso una quantità infinita di cemento.

You fix me - tutte le onde alla fine passanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora