7 | Occhi neri come la pece

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Diana

La conversazione con Will ha alleggerito in parte il mio cuore. L'ho ignorato, ho fatto finta che non fosse mai esistito, solo per non pensare a quanto ho dovuto rinunciare nel giro di pochi mesi. I sensi di colpa sono sempre lì. La verità è che non esiste giustificazione per il mio comportamento.

Quel che è stato fatto, è ormai stato fatto. Mi resta solamente la possibilità che mi ha donato Will per recuperare. Ora, però, non ho il tempo materiale per pensare allo skate, a Will o agli altri del gruppo. La festa di Kim mi attende. Per quanto io abbia provato a tenermi alla larga, mettendo il cellulare in modalità aereo, non è servito a fermare Kimberly Wood.

Quello stesso pomeriggio è passata da casa mia, insieme a Lillie, solo per ricordarmi della festa che avevano organizzato in mio onore. So con certezza che l'organizzazione per il mio ritorno a San Diego è solo una scusa per farmi partecipare, consapevoli entrambe che non avevo più l'entusiasmo di qualche mese prima.

Al mio ennesimo "Non lo so, non sono in vena di far festa", avevano toccato i giusti tasselli per farmi sentire in colpa. Il fatto che siano le mie migliori amiche, implica che conoscano perfettamente il modo per farmi acconsentire, senza fare troppe storie.

Così, in questo preciso istante, ho fatto il mio ingresso nel giardino della sua villa, con Nathan al mio fianco. Quest'ultimo si è liquidato con un "ci vediamo dopo", per poi sparire tra la folla, chissà dove. La casa è affollata da persone: in giardino, sui balconi, dentro casa, ovunque. Tanto da chiedermi come avrebbe reagito la signora Wood se avesse visto tutti quei ragazzi calpestare il suo prato impeccabile.

Un pensiero che in passato non mi avrebbe mai sfiorata, perché l'unica cosa di cui mi importava era divertirmi insieme alle mie amiche e al mio ormai ex ragazzo, Leon. È chiaro che io ad oggi sia una persona diversa, le feste sono diventate l'ultima attrazione della mia lista.

Ultimamente, preferisco leggere un libro sulla mia sdraio in giardino, o più semplicemente passeggiare in riva al mare ad ascoltare il dolce rumore delle onde. Sono diventata quello che molti sostengano essere "una persona noiosa". Me ne rendo conto, eppure, non mi interessa.

Più mi guardo intorno, più mi sento un pesce fuor d'acqua. Ho la sensazione che se non torno immediatamente nel mio mare di solitudine, in cui mi sono rifugiata per quasi una settimana, rischio di soffocare.

Conosco la maggior parte dei ragazzi che sono presenti alla festa, frequentano la mia stessa scuola. Dopo la morte dei miei genitori, avevo paura di tornare al liceo e trovare gli sguardi compassionevoli di tutti, pronti a sottolineare il loro dispiacere. Kimberly mi aveva rassicurata, dicendomi di non preoccuparmi e che non sarebbe accaduto nulla di tutto ciò.

Infatti, il giorno prima che tornassi, era salita in piedi su un tavolo della mensa e aveva fatto un discorso chiaro e diretto. Aveva minacciato tutti i presenti che se solo avessero provato ad infastidirmi con le loro frasi pietose, se la sarebbero vista con lei. Lillie me lo aveva confessato di nascosto, rispondendo inconsapevolmente alle mille domande che si erano formate nella mia testa, quando ero tornata in uno strano ambiente normale.

Non c'erano stati sguardi indiscreti, non più del solito visto che ero e sono tutt'ora una delle ragazze più popolari. Nessuno mi aveva chiesto come stavo, costringendomi a sorridere fintamente e rispondere "bene" con lo stesso tono. Ero tornata alla San Diego High School, nel suo pieno della normalità. L'unica cosa strana che avvertivo era che nessun ragazzo fischiava al mio passaggio, non facevano battute stupide dovute al loro testosterone. Tutti rispettavano il mio dolore, restando il più lontano possibile.

You fix me - tutte le onde alla fine passanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora