Consapevolezza

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Alessia si siede accanto a me, con un'aria un po' nervosa. Già dal suo modo di fare, capisco che sta per dirmi qualcosa di importante. La guardo e le faccio un sorriso, cercando di incoraggiarla a parlare.

«Amo» inizia, prendendo un respiro profondo «Devo dirti una cosa. Riguarda il biglietto anonimo che è stato letto in puntata... quello per Luk3»

Non riesco a trattenere un sorrisetto mentre la guardo con un sopracciglio alzato «Il biglietto l'ho scritto io» ammise ed io cercai di trattenere una risata «Era chiaro come il sole che l'avevi scritto tu!» risposi

Lei mi guarda, sorpresa, e poi scoppia a ridere, nascondendo il viso tra le mani «Davvero si capiva così tanto? Che figura...»

Le do una piccola spinta sulla spalla «Ma figurati, dai! Anzi, è stato un gesto carino. Hai fatto bene a scrivere quel biglietto, è stata una cosa coraggiosa. E comunque, non gli hai mica confessato amore eterno»

Alessia sorride, rilassandosi un po', e la tensione sul suo viso sembra sciogliersi «Sì, ma ora mi sento un po' stupida. E se lui pensa che sia stata una cosa sciocca?»

Scuoto la testa «Se Luk3 ha un minimo di cervello, apprezzerà il fatto che qualcuno lo consideri speciale»

Alessia mi guarda e sorride, finalmente più sicura «Grazie, amo. Sai sempre come farmi sentire meglio»

Le faccio l'occhiolino «Tranquilla, sono qui apposta. E ora vediamo se questo Luk3 si sveglia, eh?» Le do un'altra spintarella affettuosa, e lei scoppia a ridere. Sono contenta di averla aiutata a ridere di sé stessa e a non prendersi troppo sul serio.

Il giorno dopo è un qualsiasi altro giorno frenetico nella casetta e tutto sembra procedere come al solito: le lezioni, le prove e il caos generale che ci accompagna. Ma c'è qualcosa che non riesco a ignorare, una cosa che ho notato. Mentre faccio colazione, noto che Nicolò è seduto dall'altra parte della sala, a chiacchierare con Rebecca e altri compagni. Di solito, avremmo già scambiato due battute o commentato la giornata che ci aspetta, ma oggi non succede.

Passo accanto a lui per andare a prendere il caffè e ci salutiamo al volo, senza fermarci a parlare. È un gesto semplice, ma mi colpisce il fatto che sembri più un'abitudine che un vero momento di compagnia.

Durante la lezione di canto, cerco di concentrarmi, ma ogni tanto il mio sguardo scivola verso di lui, che è dall'altra parte della sala. Parla con Vybes, ridono per qualcosa, e io mi sento un po' a disagio. È solo una strana sensazione di vuoto, come se qualcosa che c'era prima fosse stato rimosso senza che io me ne rendessi conto.

Il pomeriggio passa velocemente, tra prove e allenamenti. Ci sono stati altri momenti in cui ci siamo incrociati, ma sono stati tutti fugaci, come se non avessimo più il tempo di fermarci a scambiare quattro chiacchiere. Mi ritrovo spesso a pensare a come, fino a pochi giorni fa, ci cercavamo nei momenti liberi, con la scusa di una pausa caffè o di una chiacchierata sul divano. Ora, sembra quasi che ci evitiamo senza volerlo.

Quando arriva il tardo pomeriggio e ci ritroviamo tutti nella sala relax, mi accorgo che si è seduto più lontano. Parlo con Alessia e le altre, ma non nego che ogni tanto la mia attenzione continua a tornare su di lui. È come se tra noi fosse caduto un silenzio, non detto ma tangibile.

La mia mente si risvegliò solamente quando la produzione mi avvisò che Anna aveva richiesto un incontro con me immediato, iniziando a tremare dall'ansia.

Mentre mi affrettavo nella mia mente passavano mille scene di cosa potessi aver fatto, o non fatto.

Entrai in sala prove con il fiatone e visibilmente nervosa, ed Anna mi accoglie con uno sguardo serio ma non giudicante. Mi siedo di fronte a lei e dopo attimi di silenzio prese parola.

«Francy, volevo parlare un po' con te perché ho notato una cosa. Non dormi bene, vero?» mi domandò e presa dalla sorpresa mi irrigidii. Cercai di nascondere il mio disagio ma Anna sembrava aver già capito.

«Si è vero, faccio fatica ma... niente di grave» balbettai a momenti.

La mia professoressa scuote la testa, volendo aggiungere qualcos'altro.

«Non ho notato solo la mancanza di sonno, Francesca. Sei troppo stressata e questo si riflette nelle tue lezioni. Qualcosa ti preoccupa? Vuoi dirmi qualcosa?» chiese addolcendosi.

Io in imbarazzo mi morsi il labbro, abbassando la testa. So che Anna ha ragione ma non so nemmeno da dove cominciare: la pressione della competizione, il voler essere sempre la migliore, la paura di non essere all'altezza...ecc

«Si forse... forse sono solo un po' sotto pressione, ma solamente a causa mia. Sono io che mi auto impongo questa pressione per la paura di non fare abbastanza»

Anna non mi interrompe e mi osserva con sguardo comprensivo, lasciandomi parlare. Ed io sospirai capendo che voleva saperne di più.

«Cerco di fare tutto al mio meglio, ma a volte mi blocco. E poi la notte non riesco a dormire perché i pensieri nella mia testa girano ininterrottamente» finii e lei annuì, probabilmente capendo.

«Francy, è normale sentirsi inizialmente così in un contesto come questo ma non devi lasciare che l'ansia ti consumi. Se non dormi il tuo corpo e la tua voce ne risentiranno. Devi prenderti cura di te» annuii cercando di fare appello al mio autocontrollo per non lasciar traspirare nemmeno una singola lacrima.

Anna mi si avvicinò e mi mise una mano sulla spalla «Sei qua perché hai un vero talento, non dimenticarlo» le sorrisi riconoscente «Ora voglio vedere la Francesca che ho conosciuto, quella che ama la musica e che si diverte quando canta» le diedi ragione sentendo che queste parole mi stessero davvero aiutando.

«Cercherò di fare del mio meglio per stare meglio» la mia professore mi guardò determinata «Non è solo questione di cercare di fare del proprio meglio. È imparare a volersi bene. E quando ti sentirai sopraffatta sai dove trovarmi»

Sorrisi sinceramente sentendomi più leggere ed uscii con una consapevolezza in più: dover imparare a gestire una volta per tutte lo stress e i sentimenti.

Una volta tornata in casetta mi sentii improvvisamente ispirata, e dopo essermi messa il pigiama, presi in mano il mio diario e inizia a sistemare la stesura dell'ipotetico inedito.

Iniziai a sistemare tutto lentamente come un flusso di coscienza. Scrivo delle mie paure, delle mie speranze ma anche di ciò che non riesco a dire a voce alta.

La canticchiai sottovoce per non dar fastidio ai miei compagni di stanza. È diverso questo pezzo dai miei altri, sono solita a parlare della mia relazione finita male o di situazione in generale finite male, mentre questo parla di me e di come mi sento da una vita intera. E a dirla tutta mi terrorizza pensare che qualcuno potrebbe sentirlo, non mi è mai piaciuto parlare dei miei sentimenti.

Ma mentre la mia mano continua a scrivere mi sento più leggera del solito, come se mi stessi liberando dal peso che porto nel petto.

Abbastanza soddisfatta chiusi il quadernino e mi misi sotto le coperte cercando di addormentarmi il prima possibile.

Spazio Autrice
ciaoo!! grazie mille per le 5k letture❤️

𝐒𝐎𝐔𝐋𝐒 | Nicolò FilippucciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora