Chiarimento

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«Brava, mi piace come lo stai facendo» si complimentò con me Anna facendomi sorridere, anche se non ero della stessa idea «Grazie, ma penso che posso fare di più» ammisi insoddisfatta.

«Quello sempre, ma non vuol dire non poter essere fieri di se stessi ogni tanto» le sorrisi con gratitudine e poi la salutai finendo le ultime lezioni della giornata.

Appena rientro in casa trovo la maggior parte dei ragazzi riuniti al tavolo a giocare ad Uno. Appena vidi il gioco sgranai gli occhi e mi avvicinai velocemente «Preparatevi, perché ora che sono arrivata io vi farò il culo» dissi competitiva, un altro mio difetto.

«La convinzione è la cosa più importante» mi rispose Diego prendendomi in giro, lo fulminai e mi sedetti subito di fianco a lui, senza rendermi conto che al tavolo c'era anche Nicolò.

La partita inizia e le risate non tardano ad arrivare. Ogni volta che qualcuno pesca una carta +4, c'è chi si lamenta, chi fa finta di disperarsi e chi ride a crepapelle, come se fosse la cosa più divertente del mondo. Io stessa mi ritrovo a ridere di gusto, quasi dimenticando tutto ciò che mi preoccupava. La tensione che mi portavo addosso sembra sciogliersi poco a poco, e mi accorgo che in quel momento, dopo giorni, mi sento davvero felice e leggera.

Diego continua a lanciare battutine, cercando di distrarre gli altri mentre gioca le sue carte con un'aria di finta innocenza. «Ti sta bene, Angela! Tieni, un altro +2» esclamo soddisfatta, mentre mi guarda con finto disprezzo «Tu sei il male incarnato» risponde Angela, in arte Chiamamifaro che era la cantante entrata contro Alena, e tutti scoppiamo a ridere.

Qualcuno invertì il giro e quindi toccò ancora a me, gioco una carta "salta turno" contro Alessia e lei mi guarda con occhi sgranati, fingendosi offesa «Davvero, Francy? E io che pensavo fossimo amiche!» dice, alzando le mani al cielo in segno di protesta «Niente di personale, Ale. Sono solo molto competitiva» rispondo, trattenendo a stento una risata.

E mentre metto giù la mia ultima carta, vincendo la partita, mi rendo conto che è proprio questo che voglio conservare: la spontaneità, le risate, la gioia semplice di un gioco con gli amici. Perché forse, in fondo, sono queste le cose che davvero contano.

«Io ve l'avevo detto» dissi elogiandomi da sola, poi mi girai verso Diego e lo provocai «Scusa, chi aveva ragione?» sporsi un orecchio vantandomi.

Lui in risposta sbuffa e fa finta di essere arrabbiato. Dopo un'altra partita decidemmo di concludere il gioco e ognuno tornò agli affari propri.

Così, come spesso accade, mi ritrovo nel retro della casetta, alla ricerca di un po' di pace e silenzio dopo una giornata pesante. Mi piace venire qui di notte, quando tutti dormono e il rumore dei miei pensieri si attenua.

Mentre mi siede sul divanetto, inaspettatamente, sento dei passi avvicinarsi. Alzo lo sguardo e vedo Nicolò. Si ferma a qualche metro da me, e per un attimo ci guardiamo in silenzio, entrambi probabilmente a disagio. Non ci aspettavamo di incontrarci qui, soprattutto dopo giorni in cui ci siamo praticamente evitati.

Si siede anche lui sul divanetto, lasciando un piccolo spazio tra di noi. È la prima volta che siamo davvero faccia a faccia dopo giorni di conversazioni fugaci e di incontri evitati. Non c'è stato un motivo preciso, solo una strana distanza che si è creata da sola, come se fosse il risultato di mille piccole cose mai dette.

«Ultimamente... ci siamo visti poco» dice Nicolò, rompendo il silenzio. La sua voce è calma, ma c'è un'ombra di incertezza.

«Sì, me ne sono accorta» rispondo, cercando di mantenere il tono leggero, anche se sento una leggera tensione nell'aria «Forse è stato solo un periodo un po' così... pieno di cose» continuai.

Annuisce, guardando un punto indefinito davanti a sé «Sì, probabilmente. Tra le prove e tutto il resto... non ho avuto molto tempo per fermarmi a chiacchierare»

«Lo so» gli dico, cercando di trovare le parole giuste per spiegare qualcosa che neanche io riesco a definire «Anche io sono stata presa da tutto, le sfide, i commenti... è come se mi fossi persa nei miei pensieri, senza neanche accorgermene»

Nicolò sorride appena «Beh, allora non sono l'unico che si è un po' isolato» dice con una piccola risata che alleggerisce l'atmosfera. «Pensavo di aver fatto qualcosa che ti aveva infastidita»

Scuoto la testa «No, per niente. Non c'è nessun problema» gli assicuro «Probabilmente abbiamo solo bisogno di riorganizzarci un po'. Con tutto quello che succede qui, è facile perdere di vista le persone»

«Già»risponde lui, incrociando il mio sguardo. «Non so, mi sembrava strano che non ci fossimo più fatti quelle chiacchierate notturne. Ci eravamo quasi abituati» ammise

«Lo so» dico con un sorriso «Dobbiamo ricominciare. Mi mancano i tuoi consigli non richiesti e i tuoi racconti assurdi»

Lui ride «Allora dovrò recuperare» dice, finalmente più rilassato «Ti prometto che ti annoierò a morte con le mie storie, se vuoi»

«Sarà meglio che tu lo faccia»rispondo, e in qualche modo sento che abbiamo fatto pace senza mai aver davvero litigato. È come se avessimo solo bisogno di confermare che l'amicizia è ancora lì, sotto tutto il trambusto.

Sentendomi rilassata mi avvicinai a lui e mi appoggiai alla sua spalla delicatamente e sentii lui meravigliarsi «Vedi di approfittarne, non so se lo rifarò mai» scherzai, e lui mi passò un braccio sulle spalle stringendomi di più «Questo momento di affetto me lo segnerò» scherzò anche lui, ricevendo un pizzicotto da parte mia.

E recuperammo tutti quei discorsi che ci eravamo persi in quella settimana.

𝐒𝐎𝐔𝐋𝐒 | Nicolò FilippucciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora