Rebecca

754 38 1
                                    

♪♫•*¨*•

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

♪♫•*¨*•.¸¸¸¸.•*¨*•♫♪

Le lezioni con la vocal coach non stanno andando come avevo sperato. Ho passato giorni a prepararmi, ripetendo e cercando di entrare nell'emozione della canzone, ma ogni volta che ci provavo in aula, qualcosa si spezzava. C'era una barriera invisibile che sembrava impedirmi di raggiungere quelle note, quella forza espressiva che la coach voleva.

«Francesca, non è solo questione di tecnica» mi diceva, scuotendo la testa con un tono paziente ma severo «Devi sentirla, lasciarti andare»

Mi concentro, chiudo gli occhi, cerco di dimenticare tutto e di afferrare la sensazione. Ma appena apro la bocca, la voce esce fiacca, priva di quella grinta che so di dover tirare fuori. La coach sospira, e io sento la pressione crescere, come se ogni parola di incoraggiamento, ogni consiglio non faccia altro che aumentare il peso sulle mie spalle.

«Non stai permettendo alla tua vulnerabilità di uscire. Devi fidarti di te stessa» insiste la vocal coach, con quello sguardo intenso che sembra penetrare fino in fondo. Ma come faccio a fidarmi, quando nemmeno io so bene cosa sento? Ogni volta che provo a entrare nella canzone, sembra come se ci fosse una parte di me che si tira indietro, che ha paura di mettersi davvero in gioco.

Concludiamo la lezione e mi sento vuota. Tutti gli sforzi, tutte le prove non sono serviti. Sento la frustrazione e la rabbia crescere, e l'unico desiderio che ho è quello di sparire.

Raccolgo le mie cose in silenzio, cercando di evitare lo sguardo della coach, che mi osserva con un misto di delusione e preoccupazione. Non voglio fermarmi a parlare, non voglio sentire altri consigli, altre parole che mi faranno sentire ancora più inadeguata.

Esco dall'aula quasi di corsa e mi dirigo verso la casetta, con lo sguardo fisso davanti a me. Mi sento come se avessi fallito, come se avessi deluso tutti, ma soprattutto me stessa. Sento qualcuno che mi chiama da dietro, forse uno dei miei compagni, ma non mi volto. Ho bisogno di stare sola, di allontanarmi da tutti.

Finalmente raggiungo la casetta e apro la porta, quasi sperando di trovare un po' di pace. Ma appena entro, sento il vociare degli altri. Parlano, ridono, e in quel momento sento un'ondata di irritazione montare dentro di me. Non voglio vedere nessuno, non voglio parlare con nessuno. Attraverso il salotto con passi rapidi, evitando di incrociare gli sguardi dei miei compagni, e finalmente arrivo alla mia stanza. Mi chiudo la porta alle spalle e mi lascio cadere sul letto, con il viso affondato nel cuscino.

Il silenzio mi avvolge, ma anche qui non riesco a trovare pace. Il mio cervello continua a rimbombare con i commenti della vocal coach, con la mia voce incerta e insicura. Come può essere che tutti gli altri riescano a dare il massimo mentre io rimango bloccata, intrappolata nei miei stessi pensieri? Sento una lacrima scendere, ma la ricaccio indietro con rabbia. Non voglio piangere, non voglio essere debole.

Per un attimo, penso a Nicolò. Di solito, quando mi sento così, è l'unico che riesce a calmarmi, a farmi sentire capita. Ma oggi non voglio nemmeno lui. Non voglio che nessuno veda quanto mi sento fragile.

𝐒𝐎𝐔𝐋𝐒 | Nicolò FilippucciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora