Emozioni contrastanti

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La terza puntata è appena finita e torno in sala relax con il cuore in tumulto

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La terza puntata è appena finita e torno in sala relax con il cuore in tumulto. Dopo la puntata di oggi, provo una strana mescolanza di emozioni che mi sembra impossibile gestire. Da un lato, sono ancora scossa per l'eliminazione di Alena, una delle persone con cui avevo legato di più. Mi ha spezzato il cuore vederla lasciare la casetta, sapere che da adesso in poi non sarà più con noi a condividere ansie, risate, serate sul divano. Ma allo stesso tempo, so che ho fatto un buon lavoro. Mi sono posizionata seconda in classifica, subito dopo Nicolò.

Dovrei sentirmi soddisfatta, dovrei essere felice di come è andata. E in parte lo sono, certo. Ma il senso di colpa si mescola alla tristezza, rendendo difficile godermi quel piccolo successo. È strano come, in mezzo alla gioia per il mio risultato, ci sia questa sensazione amara che non riesco a scacciare. Non sono riuscita a salvare Alena e questo pesa.

Mi chiudo in uno dei bagni della sala relax e mi stringo le ginocchia al petto, cercando di mettere in ordine i miei pensieri. Ed è allora che mi torna in mente un dettaglio che ho cercato di ignorare per tutta la sera: il biglietto. Quel biglietto che Nicolò ha scritto in anonimo a Rebecca, dicendo che il suo sorriso era contagioso.

Non so perché mi abbia dato tanto fastidio. Voglio dire, è solo un biglietto. Potrebbe non significare nulla, eppure... una parte di me non può fare a meno di rimuginarci sopra. Perché le ha scritto una cosa del genere? E soprattutto, perché sento questo piccolo fastidio che non vuole andarsene? Non mi da fastidio che abbia altre amiche, ovvio. Ma se fosse una sua ipotetica cotta lui non me ne ha mai parlato e ci rimango male ovviamente.

Cerco di razionalizzare, di dirmi che sono solo stanca, stressata per la puntata, ancora scossa per Alena. Ma la verità è che quella piccola fitta che ho provato quando ho sentito il nome di Rebecca accostato a quel biglietto mi ha colpito più di quanto avrei voluto ammettere. Nicolò è solo un mio grande amico e ci sono rimasta male proprio perché non mi ha detto nulla.

Mi lascio andare contro lo schienale del divano e sospiro profondamente. Non dovrei pensarci così tanto. Ho già abbastanza di cui preoccuparmi.

Fisso la porta davanti a me. Forse sono io che sto leggendo troppo in tutto questo. Dopotutto, lui ha scritto un biglietto a Rebecca, non a me. E questa consapevolezza mi lascia una sensazione fastidiosa che non riesco a spiegare. E non credevo avessero legato in così poco.

«Francy? Sei qua? Ilan mi ha detto di controllarti perché non può entrare nel bagno delle donne» mi richiamò una voce, Rebecca. Sospirai silenziosamente cercando di non pensare alla persona che c'è dietro.

Rebecca è simpatica, si, ma c'è qualcosa nel suo modo di fare che non mi ha mai convinta del tutto. Forse perché sembra sempre troppo perfetta, troppo sicura di sé, come se niente potesse scalfirla. A volte mi sembra quasi che non mostri mai davvero quello che prova, e questo mi infastidisce. Non voglio essere ingiusta, so che non dovrei giudicarla, soprattutto perché non la conosco davvero. Eppure, c'è questa sensazione che non riesco a scrollarmi di dosso.

E poi il biglietto oggi per Alessia, Era stata proprio Rebecca, a lasciarlo in anonimo, definendola una "maestrina permalosa". Quando lo avevo ammesso, mi era sembrato un gesto un po' meschino, se devo essere sincera. E da allora, nonostante io abbia cercato di non giudicare Rebecca, il mio pregiudizio su di lei non si è smosso molto.

«Sto bene, dov'è Ilan?» dissi stampandomi un sorriso cercando di essere gentile, appena mi indicò il punto non le diedi tempo di parlare che mi ci fiondai.

Appena mi notò si girò verso di me, come se mi stesse aspettando, ed io, senza dire nulla, mi buttai tra le sue braccia. E come sapete, e lui sa, non sono una che da abbracci al primo che passa.

«Va tutto bene» mi sussurrò stringendomi a sé mentre io cercavo di mantenere più autocontrollo possibile. Mi capitava ogni volta. Non mi sfogo mai e mi tengo le cose dentro finché arrivo ad un punto in cui tutto si accumula e vorrei solamente piangere. Come ora: lo stress generale, l'ansia prima di ogni esibizione, l'uscita di Alena...

E capii di essere messa male quando sentii la prima lacrima percorrere la mia guancia. C'erano praticamente tutti in sala relax e non avrei di certo permesso che mi vedessero debole. Ilan sembrò capirlo, lui lo fa sempre, e mi trascinò fuori senza far notare il mio viso scombussolato agli altri.

«Grazie» dissi flessibilmente tirando sù col naso «È per Alena?» chiese dolcemente tirandomi a sè per cercare anche di riscaldarmi, visto che una misera maglia non serviva a ripararsi dal freddo di ottobre.

«Soprattutto, ma io...» cerco di dire qualcosa ma non so nemmeno io cosa ho, o almeno non so esprimerlo. Ilan sembrò attendere una mia risposta, ma senza fretta, infatti nel mentre mi passò un pollice sulle guance cercando di cacciare via le mie lacrime.

«Non lo so Lan, lo sai anche tu che qua dentro c'è molta pressione e ora con l'uscita di Alena.. non so è come se fossi scoppiata da quello che stavo tenendo dentro» confessai per la prima volta a qualcuno.

«L'ho notato sai? Che ti tieni sempre tutto dentro e fai finta di niente ma per tua sfortuna ti ho imparato a conoscere e ora non mi farò scappare più nulla, quindi ogni volta che avrai bisogno ti basterà venire da me» sorrisi alle sue parole, grata per aver incontrato un amico vero come lui, facendo capire che non gli avrei più nascosto nulla.

«Ao che succede qua? Vi ho visti scappare ma non sapevo se mi avresti voluto» arrivò Vybes, col suo inconfondibile accento, gli feci un cenno per invitarlo vicino a noi.

«È scoppiata per le troppe cose che si teneva dentro perché è stupidina» spiegò il mio amico al posto mio e ricevendo uno schiaffetto sulla spalla per l'ultimo aggettivo.

«Avevo paura fosse per il bigliettino» ammise Gabriel facendomi spalancare gli occhi. Non avrei mai ammesso che per qualche secondo pensai anche a quella cosa e che la cosa mi aveva turbata, anche se poco.

Ilan vedendo la mia espressione mi guardò sorpreso «È anche per quello vero? Ti ha turbata ci scommetto» chiese senza aspettare una mia risposta «Ecco perché hai tirato uno sguardo di fuoco a Rebecca prima» aggiunse Vybes.

«Vi state facendo troppi film» dissi con nonchalance e cercando di convincerli, non era niente alla fine «Poco fa mi hai promesso che mi avresti sempre detto tutto» mi maledii mentalmente da sola e sospirai.

«Ok va bene— dissi arrendendomi tirando su le mani— mi ha un po' dato fastidio, ma solo perché non mi hai mai detto che Rebecca gli piacesse, pensavo fossimo amici» blaterai velocemente ricevendo due occhiate.

«Si certo e noi siamo pelati. Dai Chicchina non puoi mentire a noi, si vede che non siete solamente amici» rispose Gabriel facendomi alzare un sopracciglio per il soprannome, ma non dissi niente.

«Vi sbagliate, ok? Io sono qui per il canto, e a lui piace Rebecca. Fine.» dissi indietreggiando velocemente per poi scappare all'interno.

Nel farlo però mi scontrai con qualcosa, o meglio qualcuno.

«Tutto bene? Sei scappata prima» Nicolò.

«Si, io— mi dispiace solamente per Alena» dissi in fretta, la situazione mi stava mettendo a disagio e senza alcun motivo. Sono un'idiota.

«Sicura?» mi domandò cautamente appoggiandomi una mano sulla spalla. Fanculo. È tutta colpa dei film mentali di quei due imbeccili.

«Si davvero, io ora—ehm— devo andare, ci vediamo!» urlai mentre camminavo a passo svelto versa la casetta.

𝐒𝐎𝐔𝐋𝐒 | Nicolò FilippucciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora