Madre

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Uun brivido freddo mi percorse la schiena quando Anna mi si avvicinò con una cartella in mano. Avevo già la sensazione che mi avrebbe assegnato qualcosa di speciale, e questa idea mi inquietava.

«Allora Fra» cominciò, la sua voce ferma ma gentile «Ho ascoltato le tue ultime esibizioni, e ho deciso di darti un compito che spero ti aiuterà a esplorare meglio la tua espressione artistica»

Fissai il pavimento, le parole di Anna rimbombavano nella mia mente. Non volevo che si accorgesse della mia agitazione «Qual è?» chiesi, cercando di mantenere un tono calmo.

«Family line di Conan Gray» rispose, e a quel nome il mio cuore si fermò per un attimo. Conoscevo bene quella canzone e non faceva altro che ricordarmi le immagini di mia madre, le nostre discussioni, il suo volto arrabbiato e il modo in cui se n'era andata.

Abbassai lo sguardo, l'ansia che cresceva dentro di me. L'ultima cosa di cui avevo bisogno era un'altra canzone che mi facesse sentire vulnerabile, che mi facesse affrontare i miei demoni.

«È una canzone profonda» continuò Anna, ma io non riuscivo a concentrarmi su quello che stava dicendo. Pensavo solo a come le parole potessero toccare punti dolorosi che avevo cercato di seppellire.

«Fra, voglio che tu la interpreti. Pensa a cosa significa per te, a cosa ti evoca e scrivi anche qualcosa sopra se vuoi» aggiunse, ma la sua voce sembrava lontana, come un'eco che non riuscivo a percepire.

Il mio pensiero tornò a mia madre. Ricordai i momenti in cui ero piccola, quando la violenza delle sue parole era come un pugno nello stomaco. Ricordai le urla, la paura e l'abbandono. Sentii il nodo alla gola farsi più stretto, mentre il peso del passato si posava di nuovo su di me.

«Franci, sei ancora qui?» chiese Anna addolcendosi, e solo allora mi resi conto che non l'avevo ascoltata «È un'opportunità per te di esprimerti. Non deve essere perfetto, ma deve venire dal cuore»

Mi presi un momento per recuperare le forze. «Sì, certo, Anna. Ci proverò» risposi forzando un sorriso, anche se dentro di me sentivo una tempesta di emozioni.

Mia madre non era mai stata lì per me, non quando avevo bisogno di lei. Avevo sempre dovuto affrontare tutto da sola, e ora, con una canzone che evocava i miei più profondi timori e fragilità, mi sentivo più sola che mai.

«Grazie, Anna» dissi, anche se la mia voce suonava più debole di quanto volessi «Farò del mio meglio»

«Lo so» rispose Anna, sorridendo incoraggiante. «Credo in te»

Ma appena tornata in casetta, sentivo solo il bisogno di scappare da tutto e da tutti. Era come se le parole di Anna avessero risvegliato qualcosa di nascosto, qualcosa che avevo represso per anni. Evitavo gli sguardi dei miei compagni, senza nemmeno accennare a un sorriso. Mi sentivo un guscio vuoto, come se tutte le emozioni trattenute stessero esplodendo, una dopo l'altra, inarrestabili.

𝐒𝐎𝐔𝐋𝐒 | Nicolò FilippucciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora