CAPITOLO 19

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ATTENZIONE 🔞 : Questa storia contiene il linguaggio esplicito e scene forti e si consiglia una lettura consapevole e adeguata al genere. 

 Era pronta per uscire da lì, seduta nervosamente e impaziente  in attesa dell'uomo che l'avrebbe portata fuori

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 Era pronta per uscire da lì, seduta nervosamente e impaziente  in attesa dell'uomo che l'avrebbe portata fuori . Teneva la testa china, nascondendo il lato della faccia ricoperta dalla cicatrice perché sentiva il profondo disagio che qualcuno la potesse notare, già l'espressione preoccupata e compressiva della signora Elisabeth Ivanova era sopportabile a malapena e non  desiderava altre occhiate pietose della povera ragazzina innocente scappata per un soffio dallo stupro. 

Sorrise emozionata soltanto al pensiero che entro breve sarebbe andata fuori per la prima volta dopo settimane,  si era promessa anche di fare la brava perché non aveva alcuna intenzione a farsi scappare tale possibilità, e perché no? 

Studiare l'ambiente per una futura fuga?

Il suo sorriso conteggiato sparì non appena ripensò all'uomo che sarebbe entrato da un momento all'altro, e l'idea che potesse andare contro lo stesso ordine del grande capo la fece irrigidire tanto che per un momento si domandò se forse era meglio starsene in stanza dove sarebbe stata al sicuro?

Ogni muscolo si bloccò in esatto momento quando sentì un bussare con nocche contro la porta, un bussare piuttosto pesante e forte che sussultò prima che la maniglia si abbassasse lentamente, come se le stesse dando il tempo ad abituarsi e prepararsi  ad altra  presenza maschile che non vi sia il suo rapitore, quel diavolo dagli occhi azzurri. 

Il panico l'assalì e si sollevò in piedi, immobile e indifesa come un piccolo soldato alle prime armi.  Girò la testa nella direzione della porta e puntò gli occhi dilatati dalla paura, aspettando il ladro che stava entrando. 

 Il respiro divenne affannato e il cuore batteva all'impazzata come se volesse sfondarle il petto e prostrassi sul pavimento.

Lo riconobbe immediatamente ed era il ladro affascinante e terrificante dal viso sfregiato.

Rimase in silenzio mentre avanzava verso di lei minacciosamente, istintivamente iniziò a indietreggiare affinché non colpì il bordo del letto, si ritrovò seduta con gli occhi color whisky puntati addosso come un laser letale e preciso.

Deglutì a  vuoto, gli occhi  scivolavano lungo il corpo possente e così grosso che vi era in centro della stanza che sembrava dannatamente claustrofobica a causa della sua presenza ingombrante.

Dio, sembrava  più alto dall'ultima volta ed era armato fino ai denti, completamente vestito di nero tanto che la sua espressione severa, calma e impassibile andava  a braccetto con il suo atteggiamento da soldato che di umano vi aveva a dir poco. 

«Ti muovi, bambina?» L'avvertì annoiato e si portò le mani in tasche, rilevando un paio di fondine che non si preoccupò a nascondere «Oggi mi tocca farti da babysitter, cambio di mestiere a quanto pare. Alzati e vieni con me  » Ordinò con tono burbero e si girò, intento di uscire dalla stanza.

ALEXANADAR, LO ZAR DELLA RUSSIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora