CAPITOLO 9

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ATTENZIONE 🔞 : Questa storia contiene il linguaggio esplicito e scene forti e si consiglia una lettura consapevole e adeguata al genere. 

                                                                          UNA SETTIMANA DOPO 

La neve si stava abbattendo sulla strada veloce coprendo tutto di bianco non permettendo di vedere nulla davanti a sé

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La neve si stava abbattendo sulla strada veloce coprendo tutto di bianco non permettendo di vedere nulla davanti a sé.

 Il cielo  cupo sembrava una cappa grigia e pesante, minacciando una bufera e abbassamento della temperatura rispetto ai giorni precedenti.

 Il terreno era coperto di bianco, gli alberi erano spogli  a cui rami nudi e privi di foglie si tendevano al cielo freddo in silenzioso grido. 

Dai lati del tetto sporgevano i ghiaccioli trasparenti e affilati come lame di una catana. Oltre le colline, il cielo era più nero e un tuono illuminò tutto intorno a sé, il ragazzo di nome Misha si allontanò dalla finestra imprecando in russo delle parole pesanti.

Il torturatore russo.

Aveva sentito molto su di lui, soprattutto da suo padre di quanto la sua fama lo avesse proceduto. Chiunque osasse mancargli di rispetto era condannato a una morte che nessuno avrebbe mai voluto. 

Lo stimava e un giorno avrebbe voluto diventare come il pakhen, rispettato e temuto.

«Papà...voglio partecipare a questo incontro» Suggerì il ragazzino e si sistemò la giacca pesante prima di spostare lo sguardo sugli uomini che vi erano dentro la stanza seduti intorno a un grande tavolo rettangolare in legno.

Suo padre sospirò  e s'infilò la pistola nella fondina dietro la schiena «Ti sei dimostrato degno di questo clan! Hai fatto un ottimo lavoro dando il meglio di te stesso.. Quindi puoi  assistere e sappi che non tollero debolezze neanche in quanto mio figlio, Misha anche perché un giorno sarai il tu l'informatore dello zar. »

«Grazie papà, non ti deluderò. Vado fuori ad aspettare il nostro ospite» Esclamò il ragazzino eccitato, prima di uscire suo padre gli fece un fischio fermandolo al centro della stanza.

«Tieni d'occhio la porta, figliolo. Nessuno deve sapere di questo....tutto ciò che succede qui  resta qui dentro, e come ben sai la nostra priorità  mantenere segreto questo incontro  » 

Il ragazzo annuì dopodiché uscì fuori chiudendo la porta, troppo impaziente ed eccitato a conoscere il capo della mafia russa nonché l'uomo  capace a incutere timore senza muovere un muscolo.

Mezz'ora più tardi l'auto nera dello zar russo stava imboccando la strada sterrata che portava al vecchio magazzino e qualche minuto dopo si fermò davanti all'entrata. Spostò lo sguardo oltre i vetri oscurati, notando davanti all'ingresso una sagoma esile e alta.

L'autista scese e aprì lo sportello per farlo uscire. Si abbottonò il capotto e coprì le pistole che portava.

 D'altronde nessuno sano di mente avrebbe mai osato ribadire per il fatto che girasse armato, considerando quanti nemici avesse pronti a farlo fuori.  

ALEXANADAR, LO ZAR DELLA RUSSIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora