CAPITOLO 17

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ATTENZIONE 🔞 : Questa storia contiene il linguaggio esplicito e scene forti e si consiglia una lettura consapevole e adeguata al genere. 

Si svegliò madida di sudore e si guardò intorno nella stanza con gli occhi impastati dal sonno e la bocca che sembrava secca come il deserto 

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Si svegliò madida di sudore e si guardò intorno nella stanza con gli occhi impastati dal sonno e la bocca che sembrava secca come il deserto 

Lentamente i suoi sensi riemersero dal cupo abisso nel quale era precipitata per l'ennesima volta.

 L'unico modo che le permetteva di scappare dalla realtà e dall'incubo che le faceva compagnia giorno e notte. 

 Si ritrovò confusa e per un'attimo dimenticò tutto ciò che la circondava.

 Il suo stomaco si serrò a tal punto da darle l'impressione di un fortissimo crampo e nausea considerando che per giorni praticamente si nutriva dalla flebo come se fosse prossima alla morte.  Esalando un respiro tremante,  si mise seduta di colpo e la testa cominciò a vorticare.  Si portò la mano tremante alla fronte  come se desiderasse schiacciare tutte le sensazioni che da un momento l'avrebbero uccisa ed erano più dolorose di quanto potesse immaginare. Non facevano che peggiorare il suo stato d'animo e aumentare il mal di testa che non tardò ad arrivare. Si leccò nervosamente le labbra asciutte, facendo scivolare la mano dalla fronte, sul viso fino ad arrivare al petto dove il cuore batteva furiosamente, una lacrima scese lungo la guancia, portandola a singhiozzare dal dolore. 

Scosse la testa e si oppose ai ricordi violenti e la paura di ciò che quell'uomo le aveva fatto. Soffocò un lamento doloroso non appena sentì i dolori farsi più forti, provocandole un brivido lungo il corpo sudato fino a portarla ad avere il respiro corto. 

«Signorina, faccia attenzione...la prego. Non può alzarsi così velocemente!» Esclamò una voce femminile in inglese, anche se non era difficile non sentire la dura pronuncia.

 La donna prossima ai sessant'anni uscì dal bagno di corsa e camminò dritta verso di lei rivolgendole un piccolo sorriso comprensivo mentre l'aiutava a sdraiarsi.

La ragazza aggrottò le sopracciglia e spostò la sua attenzione sulla donna, fissandola con l'espressione assente senza aprire la  bocca. Gli occhi verdi della donna brillavano di preoccupazione e le sue sopracciglia scure erano corrugate mostrando chiaramente un l'espressione dispiaciuta. Osò sedersi accanto a lei e accarezzarla sulla mano con un gesto gentile e Natalie si sentì a disagio perché la signora accanto  era la prima persona di averle mostrato un gesto umano e del calore da quando vi era stata rapita. 

«Sono Elisabeth Ivanova e mi occupo della casa del signor Volkov » Si presentò educata e sorrise con evidente preoccupazione nella voce che non cercò neppure di nascondere  « Il signor Volkov ha dato l'ordine di aiutarla a lavarsi, così ho preparato la vasca che può usare, se desidera la posso aiutare a immergersi nell'acqua, la lascerò da sola se non si sentirà a proprio agio insieme a me e l'aspettò  qui in stanza in modo che possa godersi un po' di  tranquillità. D'accordo?» Non ottenete niente dalla ragazza se no il silenzio.

ALEXANADAR, LO ZAR DELLA RUSSIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora