CAPITOLO 24

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ATTENZIONE 🔞 : Questa storia contiene il linguaggio esplicito e scene forti e si consiglia una lettura consapevole e adeguata al genere.

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                                                                           SAN PIETROBURGO, RUSSIA 1979

Il vor russo fermò la macchina davanti una vecchia proprietà che si trovava a Zeleznodrožnaj. Il piccolo Alexandar di cinque anni si  guardava intorno senza sapere dove fossero, ne era consapevole che suo padre ne possedesse posti come questi, eppure guardando la proprietà sembrava che fosse vomitata dall'inferno stesso. 

Un paio di macchine nere si fermarono dietro di loro, gli uomini armati e vestiti di nero uscirono fuori uno alla volta e si avvicinavano con passi calmi e l'aria seria, sembravano pronti a pestare qualsiasi cosa respirasse in loro presenza oppure osasse a guardarli storto.

 Il bambino si tolse la cintura di sicurezza attento a non sfiorare la schiena  considerando che vi erano passati poco meno di quattro ore da quando suo padre lo avesse frustrato fino a strappargli la carne di dosso.

Si girò verso di lui e lo guardò con uno sguardo spento e vuoto, domandandosi quale fosse il vero motivo della sua presenza lì. 

«Che c'è figliolo non ti piace il posto?» Domandò teatrale e ridacchiò a voce alta, innervosendo il suo figlio che serrò le mascelle e pugni lungo i fianchi.  «Ti ho fatto una domanda, Alexandar.» Domandò furibondo non attendo una dannata risposta e lo schiaffeggiò forte.

Lo schiaffo non ebbe nessun effetto sul bambino anche se la guancia iniziò a pulsare, stranamente rimase calmo e composto. Tornò a guardare l'uomo e annuì obbediente, tale scelta lo costò molto. Ultima cosa che desiderava era farlo arrabbiare, considerando l'autocontrollo poco che aveva. «No, non mi piace il posto » Mormorò a voce bassa, lanciando un occhiata veloce alla proprietà da qui provenivano dei spari.

«Oh, ma davvero?» Replicò  sprezzante. «Come immaginavo! Ma vedrai inizierà a piacerti considerando che passerai molto tempo qui ad addestrarti e frignare come un femminuccia del cazzo. » Commentò sarcastico.

Nel frattempo gli uomini dello vor erano davanti alla proprietà, tutti uno accanto all'altro in attesa che il loro capo uscisse fuori.

Il vor russo tirò fuori dalla fondina una pistola semiautomatica. «Ascoltami bene, figlio di puttana. Non voglio fare la figura di merda davanti l'organizzazione per colpa di un incapace che non sa tenere neppure un'arma tra le mani, tantomeno  osare a sputtanare e mettere in imbarazzo il cognome della famiglia, Voklov. Sono stato chiaro!?» Esclamò severo, facendo sussultare il figlio che fu troppo occupato a guardare l'arma che vi era nelle mani di suo padre.

«Hai paura che sbaglio?» Domandò alla fine e alzò lo sguardo, scuotendo la testa «Ho  appena cinque anni  e non ho mai tenuto un'arma in mano, padre . » Rispose sincero e la parola padre pronunciato da lui ebbe l'effetto di un conato.

ALEXANADAR, LO ZAR DELLA RUSSIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora