CAPITOLO 5

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ATTENZIONE 🔞 : Questa storia contiene il linguaggio esplicito e scene forti e si consiglia una lettura consapevole e adeguata al genere. 

                                                                       STATI UNITI, NEW YORK

                                                      QUALCHE GIORNO DOPO IL  RAPIMENTO DI NATALIE REED

«Tony, sono le quattro del mattino e di lei nessuna traccia.» Esclamò Vanessa Roger, continuando a chiamarla sul cellulare, non ottenendo risposta.

Antony Roger si grattò dietro alla testa, sospirando «Nemmeno le sue amiche rispondo.» Rispose nervoso, appoggiò il cellulare sul tavolino e si sedette accanto alla moglie.

Lei riabbassò lo sguardo sullo schermo del cellulare, leggendo il messaggio della nipote mandato una cinquantina di minuti prima, una strana sensazione si abbatté su di lei. «Ho una brutta sensazione, Tony e mi piace per niente.» Esclamò in un sussurro, alzando la testa per guardarlo in faccia «(Ella nunca llegó tarde)Lei non è mai arrivata tardi »

«Ehi, calma tesoro! Non agitarti, vedrai che tra poco entrerà dalla porta con il suo sorriso raggiante. Sicuramente starà chiacchierando con le amiche, considerando che abitano a qualche isolato l'una dell'altra e lo sai quanto sono inseparabili» La rassicurò addolcendo lo sguardo.

Nonostante fosse in pensiero e preoccupata, la frase del marito la fece sorridere. Annuì e alzò le spalle lasciando il respiro trattenuto «Probabilmente hai ragione! Ecco, sono soltanto preoccupata per lei, Tony. Non vederla a quest'ora non mi piace, soprattutto in una città come questa dove pericoli e criminalità sono dietro ogni angolo e poi sai cosa ne penso di quel locale dove lavora. » Rispose dolcemente, alzandosi in piedi, si avvicinò alla finestra scostando la tenda e  lo guardando fuori oltre i vetri nell'oscurità, nell'agghiacciante speranza di intravedere la sagoma della ragazza.

Nella città di New York succedeva di tutto, le strade buie erano pericolose per una ragazza giovane come Natalie, ingenua e ancora una ragazzina. Saperla lavorare lì, in quel locale non la entusiasmava, ma farla ragionare a volte risultava difficile. Era testarda come un mulo, d'altronde man mano che cresceva assomigliava sempre di più a suo padre, Robert Reed.

(Mi pequeña) Piccola mia, dove sei? Pensò, delusa.

La strana sensazione sembrò non volesse lasciarla in pace e  brutti pensieri presero posto che la situazione la irrigidì parecchio.

«Tesoro, perché non vai in cucina e ti prepari una tisana? Ti aiuterà a rilassarti» Suggerì suo marito, poggiando la mano sulla sulla spalla tremante, facendola sussultare.

«No, non credo di potermi rilassare, non finché non la vedrò qui davanti a me, sana e salva.(Mio dios) Mio dio, mi sentirà la signorina!»

«Vanessa, ehi» Le prese il viso tra le mani, guardandola con amore e la baciò sulla bocca «Vedrai che entro pochissimi secondi sarà qui, ok ?Adesso vai in cucina e prepara una tisana, non discutere con me.»

Lei sorrise e dopo di che si incamminò verso la cucina, ma proprio in quel momento il suono della campanello riecheggiò nella sua testa una-due volte, pensando di averlo immaginato.

Antony ridacchiò divertito e scosse la testa come per dire che aveva ragione , si incamminò verso la porta per aprila «Cosa ti ho detto? Probabilmente si è dimenticata le chiavi di casa.» Esclamò l'uomo, girando la chiave per aprire la porta, ma il  sorriso sparì non appena due agenti occuparono la sua visuale, salutandolo con un cenno della testa.

ALEXANADAR, LO ZAR DELLA RUSSIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora