CAPITOLO 12

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ATTENZIONE 🔞 : Questa storia contiene il linguaggio esplicito e scene forti e si consiglia una lettura consapevole e adeguata al genere.

 Le puttane  dell'organizzazione erano donne libere circondate da lusso e protette dalla vory v zakone. Si godevano la loro vita come delle fottute regine tra le feste e divertimento con gli uomini, tranne Juanita De Cruez affatto contenta solo al pensiero che un'altra donna potesse toccare ciò che considerava suo e voleva con tutta se stessa, Alexandar Volkov.

Un pensiero perverso illuminò la sua mente  seguito da un altro ancora più perverso e malato che stava prendendo forma di un piano curato nei minimi dettagli su come eliminare ogni maledetta donna che osava guardarlo e rubarle l'uomo che le stessa bramava con possessività e questo valeva anche per quella puttanella vergine, tanto meno si sarebbe lasciata fregare da quella faccina innocente e adolescenziale.

Tornò anni indietro quando conobbe il giovane zar appena sedicenne, alto e dal corpo atletico e muscoloso, un abile assassino e manipolatore seducente che l'aveva scopato la bocca davanti ai suoi ladri come la peggior cagna sulla faccia della terra.  All'epoca era diventato capo della mafia e l'organizzazione della vory v zakone ormai andata in rovina, eppure oggi era uno dei uomini più potenti e temuti. Sentiva tutt'oggi il suo sapore quando lo assaggiò per la prima volta e non poteva non leccarsi le labbra di quel ricordo ancora fresco nella sua testa.

Dilettò le narici e si fermò con le braccia al petto fregandosi della sua nudità, anzi ne era fiera del suo corpo. Diammine tutte erano gelose e la invidiavano da morire.  Non vedeva come una ragazzina priva di qualsiasi personalità potesse attirare l'attenzione di un uomo come lo zar e competere con la sottoscritta ?  «Chi è quella puttanella giovane e patetica?» Domandò arrogante e lo guardò dall'alto verso il basso l'affascinate sicario trentaduenne dallo sguardo impassibile e viso sfregiato.

Igor Markov.

Uno dei tanti sicari e assassini pericolosi dell'organizzazione e l'uomo di fiducia del pakhen. 

Quel sicario manteneva l'atteggiamento freddo anche quando scopava.

Il sicario russo si fermò e si girò invadendo il suo spazio guardandola dalla sua altezza. Alzò le lunghe ciglia e inarcò un sopracciglio nero «Non ti riguarda» Replicò freddo e le indicò la stanza con il cenno della testa  «Prendi i tuoi stracci e togliti dal cazzo immediatamente »

Gli occhi scuri della donna brillavano di rabbia e rimase lì a fissarlo con le spalle dritte.

Non vedendola obbedire l'afferrò brutalmente per i capelli quasi spezzandole il collo e la spinse dentro la stanza facendola cadere con culo in aria  «Sparisci, ho detto»  Ordinò autoritario e mostrò le sue dannate cose facendola indietreggiare con sedere di qualche passo quando avanzò verso di lei con fare intimidatorio, spostando il corpo come un dannato cobra quel era. 

Juanita De Curez alzò la testa maliziosa e s'infilò il dito in bocca succhiandolo, poi spalancò gli occhi mostrando il suo sesso mentre con l'altra mano si sfiorò tra le gambe, mugolando a voce alta.

 Gli occhi del sicario scesero lungo il suo corpo e restò immobile senza mostrare un cazzo.

« Voi ladre siete così maledettamente virili, però tu sei così dannatamente sexy» Esclamò e si pizzicò il seno grosso e pieno, cercando la sua attenzione « Ammetti che muori dalla voglia di scoparmi come anche la mia bocca. Un tempo lo facevi, ladro.  »

Il sicario russo sollevò la testa inchiodandola sul posto, tanto era minacciosa e ingombrante la sua figura. 

Non si mosse.

Non disse niente per qualche minuto e quel silenzio provocò un senso di paura nel petto della donna perché ne era consapevole che stava stuzzicando un cobra. 

ALEXANADAR, LO ZAR DELLA RUSSIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora