CAPITOLO 6

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ATTENZIONE 🔞 : Questa storia contiene il linguaggio esplicito e scene forti e si consiglia una lettura consapevole e adeguata al genere. 

                                                                 QUALCHE GIORNO PRIMA 

                                                        Russia, Cremlino di Mosca 1983

Era una cittadina fortificata e si trovava   nel centro geografico e storico della capitale russa sulla riva del fiume Moscova e sulla collina Borovickij.  Non era soltanto la parte più antica della città e la sede delle istituzioni governative nazionali della Russia ma anche uno dei più importanti complessi artistici e storici della nazione.  La parte occidentale del Cremlino era circondata dai "Aлександровский сад" che significava i  Giardini di Alessandro, uno dei primi parchi urbani moscoviti.

Era un luglio caldo. 

Un bambino di nome Alexandar Volkov quella sera indossava un pigiama composto da un pantalone blu leggero e una maglietta di una tonalità più chiara, ricoperta con orsacchiotti. Si trovava nella sua stanza ed era  intento a leggere un libro che aveva trovato nella grande villa in stile coloniale. Stava leggendo  "Un errore del nostro tempo", di Michail Lermontov. Il libro parlava di ufficiale russo di nome Pečorin che cercava problemi nel Caucaso. Un uomo manipolatore che godeva nell' uccidere, ma alla fine moriva in un tragico duello. 

Aveva compiuto da poco cinque anni, leggeva, scriveva e capiva molto ,  era dannatamente intelligente e sveglio. Adorava la matematica e tutto quello che riguardavano i calcoli, nonostante la sua giovane età sapeva cosa avrebbe desiderato fare da grande.

Diventare un capo di un' azienda molto importante; 

Il responsabile uomo d'affari con molti dipendenti che non solo lo avrebbero  guardato con rispetto e ammirazione, ma anche con il timore. 

Lentamente girò la pagina del libro e aggrottò un sopracciglio biondo, concentrato com'era sulla scrittura non si accorse della figura femminile a pochi passi da lui che si stava  schiarendo la gola divertita cercando di attirare la sua attenzione. Lui smise di leggere, piegò la pagina del libro e sollevò la testa per guardare sua madre che entrò sorridente per auguragli la buona notte come faceva sempre.

La donna si chiamava Vera Volkova e aveva circa trentacinque anni. 

Molto bella. 

La sua  bellezza non era dovuta solo all'armonia del suo viso delicato e gentile, ma al sorriso dolce e degli  occhi grandi e azzurri che si illuminavano non appena vedeva i suoi due figli. Alexandar e Ana, una piccola ragazzina dodicenne che vi era esatta copia della madre. 

Sua madre portava lunghissimi capelli biondi legati in un'alta coda di cavallo. Raramente si truccava eppure anche senza un grammo di trucco rimaneva lo stesso bellissima come un angelo. Indossava un vestito color verde, elegante e raffinato. 

Appoggiò la borsa costosa sulla scrivania e si avvicinò al suo figlio  attenta dove metteva i piedi coi tacchi alti. Si tolse il cappotto color beige e lo sistemò sul letto poi si sedette accanto a lui.

«Ehi, angelo mio!?Cosa stai facendo a quest'ora della notte, non credi sia un po' tardi, mhm? » Parlò in russo con la sua voce dolce, guardando l'orologio sul polso «Sono le undici passate e tu sei ancora in piedi, giovanotto!»

Il bambino sbuffò e alzò il libro per mostrare cosa stesse leggendo e lei sorrise e lo baciò sulla testa bionda, affatto sorpresa. 

«Lo sai che è il mio libro preferito?» Rispose con un sorriso ampio, afferrò suo figlio da sotto le ascelle e lo sollevò per metterlo sopra le sue ginocchia.

ALEXANADAR, LO ZAR DELLA RUSSIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora