PROLOGO

1.6K 84 9
                                    

ATTENZIONE 🔞 : Questa storia contiene il linguaggio esplicito e scene forti e si consiglia una lettura consapevole e adeguata al genere. 


                                                                    

                                                                        RUSSIA MOSCA, 2014

Nella grande villa di lusso in stile moderno, gli unici rumori che si sentivano erano quelli delle donne che gemevano di piacere. Lo zar russo si stava divertendo con quattro bellissime russe dai capelli scuri e non erano altro che puttane della sua organizzazione.

Era un uomo di trentasei anni ; 

Ricco e incredibilmente bello quanto potente.  Portava  dei capelli biondo scuro corti e aveva due occhi così azzurri e freddi da risultare bianco come il ghiaccio. Il suo corpo tatuato sembrava un'opera d'arte; Un corpo fatto per il peccato, spalle larghe e tatuate, il petto ampio e ricoperto dai tatuaggi come anche le braccia grosse e le gambe colossali.

La sua stanza enorme e lussuosa si riempì dai gemiti sensuali delle donne che gemevano e che si stavano mescolando con i grugniti del suo piacere prossimo all'orgasmo.

Due  donne erano sdraiate nude sopra il grande letto coperto dalle lenzuola nere e si stavano strusciando lentamente tra di loro, baciandosi ed eseguendo l'ordine dello zar che stava penetrando la terza donna che vi era bloccata sotto di lui. La donna stava gemendo e gemendo di piacere mentre andava sempre più veloce incontro alle sue spinte decise per trovare il piacere ormai vicino al culmine, schiacciata con la faccia sul materasso con la forte mano dello zar , si strinse fortemente le lenzuola a ogni spinta violenta.

Lo zar guardò le due donne strusciarsi tra di loro sensuali e aumentò le spinte come piacevano a lui, la donna che stava scopando iniziò a gridare lasciando diverse lacrime che rigavano il suo volto sudate e tremante avvolto dal piacere, ma questo non gli impedì a spingersi in lei ancora di più con forza mentre la mano tatuata e forte che la teneva bloccato sul letto le sollevò la testa in su per tenerla ferma e sottomessa completamente a lui. Prima di raggiungere il piacere, si scostò da lei e  afferrò per i capelli la donna in mezzo alle sue cosce che lo stava leccando e stuzzicando con la lingua esperta. 

«(Вытащи свой язык и пососи его) Tira fuori la lingua  e succhialo » Ordinò freddo e la prese per mento, massaggiandosi il membro lungo tutta la lunghezza, versò un po' di sperma sul viso della donna che tirò la lingua fuori e allo stesso tempo toccandosi tra le gambe con maggiore impeto. Non appena la bocca della donna si chiuse intorno al suo membro eretto, buttò la testa all'indietro e chiuse gli occhi, dopo un paio di spinte si abbandonò all'orgasmo. Bagnò il viso della sua puttana con il seme e lei non smise di gemere mentre si leccava le labbra senza perdere il sorriso seducente e lo sguardo eccitato di una donna che aveva appena avuto 'orgasmo più bello della sua vita. Altre due si avvicinarono  e si chinarono sul petto tatuato, ricoprendolo di baci che gli diedero fastidio.

Un grosso errore perché le guardò seccato e annoiato dalla loro presenza e con un semplice cenno della testa indicò la porta.

« (Bне)Fuori» Esclamò,  allontanandole con una semplice occhiata.

« (Да сэр)Sì, signore» Risposero insieme senza replicare.

Senza guardarle attraversò la stanza con i movimenti lenti come una pantera sotto lo sguardo ammirato delle donne che lo seguivano con la bava e ammirazione perché poche vi erano fortunate ad averlo. Entrò nudo nel spazioso bagno di marmo bianco e nero, chiudendo la porta alle sue spalle.  Si fermò davanti ai lavandini di marmo e appoggiò i palmi ai lati guardandosi allo specchio. Il suo sguardo si spostò sul petto dove si trovava tatuata una croce lunga a forma della collana avvolta dalle lettere "ZAR " in cirillico . Il tatuaggio rappresentava ciò che era;

 Il pakhen della mafia russa e l'uomo più potente della Russia;

Spietato, temuto e rispettato. 

Mafioso spaventosamente facoltoso e influente a cui nessuno osava ostacolare o prendersi gioco perché chi ci provava non aveva una brutta fine se no una morte lenta e dolorosa.

 Seguiva il codice vory v zakone ; Un codice formato da una serie di regole e  leggi, severe e dure, che andavano rispettate in maniera divina. Infrangerle e mancare di rispetto al sottoscritto era la punizione oppure la morte. Una di queste leggi diceva di eliminare le minacce, e soprattutto proteggere organizzazione in quanto suo dovere di capo.

Si riscosse e andò sotto la doccia grande  , spalancò il  box di vetro e aprì l'acqua che gli cade addosso facendo rilassare i suoi muscoli tesi. Cinque minuti dopo, chiuse l'acqua e uscì dalla doccia. Afferrò un asciugamano nero asciugandosi la testa con calma poi aprì la porta del bagno e vi entrò nella sua stanza, trovandovi di fronte Igor Markov e Nikola Plotnikov ;

 I due dei suoi tanti sicari fidati.

 Senza fregarsi della sua nudità, li guardò  severamente con il suo solito sguardo freddo e minaccioso, si tamponò  la faccia  e si fermò  a qualche metro da loro.

«Che cazzo succede? Pretendo una spiegazione del perché siete qui!» Disse serio, guardando uno poi altro che se ne stavano fermi con le braccia incrociate al petto e le gambe divaricate.

«Abbiamo delle notizie da darti, zar e non sono buone» Rispose Igor Markov, guardando lo zar russo con gli occhi socchiusi e le sopracciglia arcuate.

«Allora si tratta di una cosa seria, se siete venuti fin qui a disturbarmi!?Di cosa si trattata?»

Igor Markov era un uomo sui trentadue anni. Portava capelli rasati. Aveva quel viso severo di un barbaro e un sarcasmo che avrebbe fatto innamorare qualsiasi donna se non fosse per la cicatrice sulla guancia sinistra e il cuore di ghiaccio. Quando rideva ,la pelle deformata si tirava dandogli l'aria brutale, ma allo stesso tempo affascinante. Era un sicario che  uccideva a sangue freddo senza nessun pentimento.

 Invece Nikola Plotnikov era di un anno più grande di Markov. Capelli corti e neri, rasati sui lati e gli occhi di un blu come l'oceano. Sembrava un grosso felino: Freddo, distaccato e letale, prima torturava e poi uccideva in un modo lento e doloroso. 

Entrambi muscolosi, tatuati e due figli di puttana senza morale.

«Ebbè?» Domandò lo zar russo, osservandoli con rimprovero.

«Il proprietario Thompson che tiene quella topaia del cazzo a New York ti sta creando dei problemi. Sta complottando qualcosa di molto grosso dietro le tue spalle. La spia di Novakov ha scoperto che si è immischiato in qualche modo con Torres e Greco..... la merce spedita l'altra settimana è magicamente scomparsa ed è lui responsabile che gestisce il 20% e in quanto tuo traficante non si è fatto vivo, bensì   si è tenuto per sé il resto, sottraendo alla organizzazione. Questo lo rendo un traditore colpevole quanto stupido  »Spiegò Plotnikov, facendo mezzo sorriso come se non vedeva l'ora di sporcarsi le mani «Cosa vuoi che facciamo con lui? Lo togliamo di mezzo!?»

Lo zar alzò la mano e lo zittì, aveva sentito abbastanza. Sorrise divertito e scosse la testa di quanto l'idiota fosse per aver osato derubarlo e pensare di farla franca « E' da tanto che non ci vado a New York» Replicò e tornò serio mentre si incamminava verso la cabina armadio «Quel topo se ne pentirà per avermi fatto attraversare lo Stato e perdere tempo in queste cose futili.» Parlò, abbottonandosi i pantaloni neri ed eleganti.

Dietro alle sue spalle i suoi uomini si misero a ridere perché aveva appena firmato la condanna di morte.

Nessuno restava in vita dopo aver fregato Alexandar Volkov.

«Markov, verrai con me» Ordinò e guardò il sicario russo, sistemandosi il cappotto nero, poi fissò l'orologio costoso sul polso tatuato prima di spostare lo sguardo sull'altro «Entro un' ora, arriverà la spedizione dal Messico, assicurati che vada tutto liscio durante la contabilità! Avvisami se ci sono dei problemi e in caso ci fossero dei giochi del cazzo in mezzo non trattenerti a fare un bel buco in fronte.»

Entrambi assassini annuirono un cenno della testa, e poi uscirono fuori seguendo il loro capo.

Mezz'ora più tardi, l'auto nera di Alexandar Volkov stava imboccando la strada verso l'aeroporto,

conosciuto anche come "Domodedovo", situata a quarantadue minuti da Mosca. 

Un sorriso diabolico si fece strada sul suo viso prima di appoggiare la testa contro lo schienale del sedile.

ALEXANADAR, LO ZAR DELLA RUSSIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora