CAPITOLO 10

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ATTENZIONE 🔞 : Questa storia contiene il linguaggio esplicito e scene forti e si consiglia una lettura consapevole e adeguata al genere. 

Ci era voluta una maledetta settimana a concederle il permesso di uscire fuori e non voleva sprecare quell'occasione. 

Abbracciò con lo sguardo la marea di donne che occupavano il ristorante e semplicemente non le davano l'espressione tristi come lo era il suo, bensì felici, sorridenti e appagate mentre se ne stavano a chiacchierare e mangiare tranquillamente.

Occupate com'erano non si accorsero neppure della sua presenza ed era meglio così. 

Non voleva fare amicizia con nessuna di loro.

Non voleva essere visibile da nessuno, quindi si tirò la felpa larga e passò tra i tavoli , incamminandosi verso il buffet osservando ogni porta e possibilità di scappare da lì.

Non riusciva neppure a guardarsi nello specchio non dopo ieri sera perché non solo si sentiva spogliata di ogni sua barriera protettiva anche  priva di ogni cosa.

La vergogna così intensa e disagio nel trovarsi nuda ed esposta dianzi un uomo come lui non lo aveva mai provato fino oggi.  

Un uomo che non conosceva limiti della perversione e dall'esperienza da far sembrare un attore a luci rosse un dannato principiante. 

Non riusciva a dare senso a tutto ciò e aveva perso pure  la cognizione del tempo.

Quanto tempo era passato dal suo rapimento? 

Quanti giorni trascorsero da quando quel bastardo l'aveva portata via chissà dove in Russia!?

I  pensieri costantemente andavano alla famiglia che deglutì, trattenete lacrime che ricacciò indietro con fatica. Spesso di domandava se la stessero cercando oppure il suo rapitore era riuscito a distruggere anche la più piccola speranza che potesse essere ritrovata? Per non parlare di quelle due pazze scatenate che le mancavano ogni minuto passato insieme, tra risate e pianti. 

Dio, si sentiva così sola e abbandonata.

Si asciugò il viso struccato e si avvicinò al buffet, afferrò un piatto con la mano tremante e osservò le varie prelibatezze dall'aspetto gustoso e buono.

Se la situazione non fosse grave avrebbe pensato di trovarsi alle terme con tutto quel buon di Dio invece che in una casa di piacere dove ogni notte sentiva dei gemiti femminili e maschili  intorno che la facevano arrossire come un'adolescente.

Riempì il piatto con poche cose e velocemente si allontanò, mettendosi intorno a un tavolo più lontano quasi volendo nascondersi.

Prese un biscotto e lo fissò con gli occhi vuoti per poi lascialo in piatto senza poter mangiare niente.

«Dovresti mangiare, lo sai. Sei così magra, ragazza?» Esclamò una donna in russo e si sedette accanto senza chiederle il permesso «Sei il nuovo acquisto del capo, eh?» La sguardò dall'alto verso il basso e la cosa infastidì parecchio la ragazza che sollevò il mento.

«Non parlo il russo, spiacente» Replicò acida in inglese e distolse lo sguardo, sbriciolando il biscotto con fare nervoso.

La sconosciuta  la guardò con il fantasma di un sorriso sulle labbra piene e truccate, ma gli occhi freddi come la pietra continuavano a studiarla come se fosse un insetto raro  in estinzione  «Ti ho chiesto se sei la nuova qui? Non ti ho mai vista e sinceramente vestita in questo modo è difficile non accorgersi di te, ragazzina. Sei l'unica vestita completamente dalla testa ai piedi e questo   abbigliamento lo trovo al dire poco ridicolo al meno che tu non ti sia guadagnata abbastanza da poterti permettere qualcosa di più femminile e adatto. »

ALEXANADAR, LO ZAR DELLA RUSSIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora