CAPITOLO 21

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ATTENZIONE 🔞 : Questa storia contiene il linguaggio esplicito e scene forti e si consiglia una lettura consapevole e adeguata al genere.

                                                                             UN GIORNO DOPO

Sedeva sul antiscivolo della finestra, teneva la schiena ben poggiata contro il muro, le mani incrociate sul grembo e gambe distese davanti a lei.  La testa era girata verso la finestra e gli occhi marroni fissavano il vuoto oltre il vetro abbracciato dalla oscurità.

Ignorò il dolore che sentiva al petto e al livello della pancia stando in quella posizione seduta scomoda, anche se il medico le aveva proibito ogni sforzo, pensò forse era meglio così perché il dolore la teneva lontano da brutti ricordi e portava la mente distante in qualche posto dove nessuno poteva ferirla in alcun modo.

Ormai le giornate si ripetevano in un cerchio senza fine, e tra non molto sarebbe arrivata la signora Elisabeth Ivanova insieme alla cena e i medicinali prescritti come faceva ogni giorno. 

Prendendosi cura di lei come se fosse una bambina indifesa. 

Infatti qualche minuto più tardi si sentivano dei passi avvicinarsi alla porta seguito da un bussare.

Girò la testa con lentezza e fissò con indifferenza la maniglia abbassarsi, sospirò e tornò a guardare la finestra.

 La porta si aprì e la donna entrò con un sorriso radioso nella stanza, tenendo il vassoio pieno di cibo dal profumo delizioso che si distribuì intorno a lei.

«Signorina, lo sa che non può stare seduta in quel modo?» Spiegò la donna e poggiò  il vassoio in piccolo salottino collegato con la camera da letto «Non ha mangiato niente da stamattina. Venga a sedersi, deve mangiare e prendere i medicinali prima di fare la terapia che le ha mostrato il fitoterapista.»

Natalie spostò lo sguardo sul vassoio, osservò la tazza fumante, zuppa con verdure, cracker e frutti di vari colori che le provocarono l'acquolina in bocca. 

Obbedì automaticamente e si alzò afferrando la stampella. Camminò piano e si sedette intorno al tavolo,  avvicinandosi il vassoio senza pronunciare alcuna parola.

 Mangiò un frutto a caso.

Teneva gli occhi abbassati sul cibo, ma poteva sentire lo sguardo triste della donna addosso che  sì sentì terribilmente in colpa per mancarle di rispetto in quel modo.  La signora Elisabeth non aveva nessuna colpa per quello che aveva subito,  eppure cercava in tutti modi di essere gentile e aiutarla, ma lei non desiderava essere trattata in quel modo.

«Ho il dovere di avvisarla che il signor Volkov non ci sarà fino a domani sera»

Solo a sentirlo nominare s'irrigidì. 

Deglutì la saliva amara che scese come veleno provocandole mal di gola e ricordandola di come gli si era offerta su un piatto d'argento per ottenere la sua libertà e se ne vergognò.

 Aveva pensato che fosse la soluzione migliore in quel momento e semplice come bere un bicchiere d'acqua considerando che vi era pronta a dargli il suo corpo di sua spontanea volontà.

Era diverso da quello che aveva subito qualche settimana prima, no?

Provava pena per se stessa perché non aveva pensato alle conseguenza e non aveva fatto altro che spingersi nella tana del leone tanto da pentirsi di non aver tenuto la sua maledetta bocca chiusa. Faticava a dare senso a tutto ciò, soprattutto alle parole che le erano uscite dalla bocca , provò a capire quale sarebbe stato il miglior modo di procedere, ma era inutile perché non c'era.

ALEXANADAR, LO ZAR DELLA RUSSIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora