CAPITOLO 23

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ATTENZIONE 🔞 : Questa storia contiene il linguaggio esplicito e scene forti e si consiglia una lettura consapevole e adeguata al genere.

                                                                                  NEW YORK, STATI UNITI

Il sicario russo Nikola Plotnikov fermò l'auto di fronte all'appartamento della ragazza che stava raccogliendo le sue robe velocemente, impaziente di andarsene

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Il sicario russo Nikola Plotnikov fermò l'auto di fronte all'appartamento della ragazza che stava raccogliendo le sue robe velocemente, impaziente di andarsene. 

«Stammi bene a sentire perché non intendo ripetere un'altra volta .» Replicò acida e gli puntò il dito contro intenzionata a metterlo in guardia di quanto fosse incazzata nera.  «Toccami un altra volta non solo ti taglio le palle ma anche le mani prima di darti il colpo di grazia. »

Aprì la portiera e uscì come una dannata regina, sbattendola.  A testa alta attraversò la strada e corse  verso il portone dell'edificio, fregandosi della pioggia che la bagnava dalla testa ai piedi.

Il sicario scosse la testa non gradendo tali parole che vi erano uscite dalla sua bocca che malgrado voleva fottere,  eppure gli occhi blue e fottutamente freddi la seguivano come un falco prima che uscisse dall'auto con estrema calma e passi lenti.

Aida Gonzael cercò le chiavi dell'appartamento e rovesciò nella borsa, imprecando diverse volte senza trovare con tutto il casino che si portava dentro essa.  Sospirò seccata quando le afferrò,  girò nella serratura due volte la chiave per aprire la porta, sollevata di andare a dormire e allontanare i pensieri, eppure triste e abbattuta per non aver ricevuto alcuna notizia su Natalie. Entrò dentro e stava per chiudere la porta, però una mano grande e piuttosto pesante si poggiò sulla porta che la spalancò prima che la sagoma alta e possente dell'uomo vi entrò, chiudendola con un forte rumore che per un momento rimase senza fiato e in terrore. In pochi secondi finì contro la porta stessa girata di spalle, bloccata tra le braccia di lui, con le sue cose che caddero accanto ai loro piedi.

« Che intenzioni hai?» Ringhiò nervosa non appena l'odore familiare la invase con tale forza che chiuse gli occhi, tremante. 

Il sicario si abbassò su di lei e la bagnò con i capelli umidi dalla pioggia. Parlò piano e vicinissimo al suo orecchio , il suo respiro l'accarezzò come la seta mentre la voce dannatamente sensuale e marchiata dall'accento russo si infiltrò sotto la sue pelle assai accaldata facendo contrare lo stomaco dalla eccitazione che si sentì bagnata tra le cosce.  « Cazzo, hai una fottuta lingua lunga abbastanza da farmi irritare e farmelo diventare duro, dolcezza »

 «Tutto questo è sbagliato, Ivan, lasciami, ti prego.  » Sussurrò  e aprì gli occhi, scuotendo la testa, confusa non riuscendo ad allontanare tali sensazioni che provava con lui, e la cosa la spaventava a morte perché non aveva mai provato un desiderio tanto forte e bruciante  per un uomo più grande di lei e molto più esperto, non che lei fosse alle prime armi, eppure si sentiva una fottuta vergine.  

«Il tuo modo di guardami e scoparmi con gli occhi è sbagliato, in modo in cui stringi le cosce per nascondere la tua fottuta eccitazione di cui sento l'odore lo è ancora di più, perciò non fare la presuntuosa del cazzo con me altrimenti sarò costretto a dimostrarti quanto tu sia bagnata per me  » Replicò e l'annusò sul collo per poi strofinare il naso tra la spalla e l'orecchio diverse volte come un predatore. «Non ti avevo detto di non giocare con me  senza pensare alle conseguenze? »

ALEXANADAR, LO ZAR DELLA RUSSIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora