CAPITOLO 4

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ATTENZIONE 🔞 : Questa storia contiene il linguaggio esplicito e scene forti e si consiglia una lettura consapevole e adeguata al genere. 

La ragazza sollevò le palpebre con un enorme sforzo, le tempie pulsavano dolorosamente quando i suoi occhi furono completamente aperti, l'oscurità fredda l'avvolse col suo silenzio mortale

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La ragazza sollevò le palpebre con un enorme sforzo, le tempie pulsavano dolorosamente quando i suoi occhi furono completamente aperti, l'oscurità fredda l'avvolse col suo silenzio mortale. Non riusciva a vedere niente , strizzò gli occhi più volte cercando di farli abituare all'oscurità inquietante intorno a lei e  l'unico rumore che captò lì dentro fu il suo respiro accelerato.

Quanto tempo sono rimasta priva di sensi? Pensò e si mise seduta.

Le parole di quell'uomo la torturavano in continuazione. Dire che aveva paura era un'eufemismo, terrorizzata sarebbe la parola giusta. Si sentiva soffocare, la stanza sembrava sempre più piccola come se soffrisse di claustrofobia. Quel poco che guardava attraverso la finestra grazie alla luce debole l'aiutava a non impazzire lì dentro. Era notte ed erano passate solo 12h ore da quando la teneva rinchiusa. Non smetteva di ripensare all'omicidio commesso, quella scena le faceva compagnia ogni volta che osava chiudere gli occhi, soltanto che nel sogno al posto del signor Thompson vi erano solo i suoi carissimi zii.

Il suo stomaco brontolò insieme ai crampi che la piegavano a causa della mancanza di cibo e l'acqua. Allo scattare della serratura serrò i pugni fissando impaurita la porta aprirsi. Non voleva vederlo, tanto meno incrociare i suoi occhi ghiacciati.

 Un'aria fredda vi entrò e per qualche momento si dimenticò di respirare. La luce proveniente da quello che sembrava essere il corridoio illuminò la stanza e notò l'enorme sagoma dell'uomo entrare dentro. Iniziò a muoversi verso di lei per poi fermarsi al centro della stanza e appoggiare qualcosa sul parquet. L'odore del cibo l'entrò nelle narici, espandendosi nell'aria e  stuzzicando non solo il suo palato, ma facendole brontolare anche lo stomaco sempre di più.

«Mangia e metti  il ghiaccio sulla caviglia, lo troverai accanto alla porta.» Parlò l'uomo con un forte accento russo mentre si ridrizzava con l'intenzione di uscire  fuori.

Natalie come una gazzella si alzò ignorando il dolore alla caviglia e corse verso di lui, prima che potesse aprire la bocca, la porta le fu sbattuta in faccia accompagnata dallo scatto della serratura.

«NON HO ALCUNA INTENZIONE DI MANGIARE! FATEMI USCIRE DA QUI » Urlò e colpì la porta con i pugni, poggiò  la fronte contro essa e batté i pugni ormai priva di forze «Vi prego, non voglio stare qui dentro.»

Nessuna risposta in suo aiuto arrivò, trattenendo le lacrime crollò sul pavimento mentre allungava una mano tremante per afferrare la borsa  di ghiaccio che vi trovò accanto, la mise sulla caviglia gonfia e le scappò un respiro sollevato. Lo sguardo spento e triste si posò sul cibo da dove proveniva un odore meraviglioso, scosse la testa allontanando il pensiero solo di assaggiarlo, anche se l'idea di mangiare non era male, ma per ovvi motivi decise fosse meglio non rischiare.

ALEXANADAR, LO ZAR DELLA RUSSIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora