𝟑𝟗.

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SILVJA'S POV

Un leggero calore mi arriva in faccia non appena avvicino la tazza ripiena di cioccolata calda alla mia bocca.

Il film continua a scorrere sotto il mio sguardo distratto, fisso su un punto a casa della TV, mentre i suoni provenienti da essa sembrano solo parole scollegate.

Un'altra sorsata di cioccolata mi scivola in gola, dolce e densa, quasi come una carezza.

Mi rifugio in quel piccolo conforto, cercando di ancorarmi a qualcosa di tangibile mentre i miei pensieri vagano altrove.

Il film non importa, le voci dei personaggi sono solo un sottofondo lontano.

È come se fossi intrappolata tra due mondi: quello che scorre sullo schermo e quello dentro di me, un turbine di sensazioni che non riesco a decifrare.

La coperta che mi avvolge sembra pesare più del normale.

O forse sono io che mi sento più fragile.

È strano come certe sere possano portare un senso di vuoto così profondo, anche senza un motivo preciso.

Chissà cosa sta facendo lui.

Scrollo le spalle, scacciandolo come fosse un'inutile distrazione, ma il mio cuore sembra non voler collaborare.

«Ei» a distrarmi, é la voce di mio fratello
«Ei» ricambio senza smettere di fissare lo schermo
«Come stai?»
«Prossima domanda?»
«Non c'è una prossima domanda» dice sedendosi accanto a me.

Io non dico nulla, e rimango con lo sguardo fisso sulla tazza, che faccio girare tra le mie mani.

«Sai che non sono bravo con le parole, ma... ci sono, ok?» dice mio fratello dopo qualche secondo di silenzio.

La sua voce è calma, quasi esitante, ma sincera.

Annuisco appena, senza alzare lo sguardo dalla tazza.

Le parole mi sembrano un peso inutile, eppure so che lui sta facendo del suo meglio.

«Vuoi parlarne? Non insisterò, lo prometto»

Mi scappa un mezzo sorriso, un'ombra di quello che probabilmente voleva essere un ringraziamento.

Non riesco a rispondere subito.

Le parole giuste non vengono, come se fossero nascoste in un angolo remoto della mia mente, irraggiungibili.

«Non è niente» mormoro infine, ma il tono tradisce una punta di incertezza
«Solo... mi sento un po' persa, tutto qui»

Lui annuisce, come se capisse perfettamente, senza bisogno di ulteriori spiegazioni.

Rimane in silenzio per un momento, poi si stende sul divano accanto a me, prendendo un cuscino e poggiandolo dietro la testa.

«Sai, a volte non bisogna trovare una direzione subito. Basta fermarsi un attimo. Respirare»

Questa volta lo guardo, finalmente, e vedo una leggera piega ironica sulle sue labbra.

Sta cercando di essere profondo, ma resta sempre mio fratello.

Non può fare a meno di metterci quel tocco di leggerezza che, in fondo, gli invidio.

«Respirare, eh?» dico, quasi ridendo
«Sì, tipo così» finge di chiudere gli occhi e inspirare profondamente, facendo un suono esagerato che mi strappa una risata.

Una vera, per la prima volta da giorni.

«Ecco, vedi? Già meglio» dice soddisfatto, con un sorriso.

Forse ha ragione.

Forse non devo avere tutte le risposte adesso.

Forse, per questa sera, posso solo stare qui, avvolta nella coperta, con il rumore di un film che non sto guardando e la presenza di qualcuno che mi capisce più di quanto pensi.

Rimango a fissare mio fratello per un istante, quella sua espressione serena che sembra voler dire: Andrà tutto bene, anche se non sai ancora come

«Ti ricordi quando eravamo piccoli e ci infilavamo sotto il tavolo della cucina con la coperta?» chiede lui all'improvviso, rompendo il silenzio.

Lo guardo, sorpresa.

Non ci pensavo da anni.

Quel "rifugio" che costruivamo insieme era il nostro mondo segreto, dove niente e nessuno poteva raggiungerci.

Solo noi due, un mucchio di cuscini e una torcia per raccontarci storie inventate.

«Sì...» dico piano, un lieve sorriso che spunta sulle labbra
«Forse è questo che ti serve adesso. Un rifugio, anche solo per un po'»

Rimango in silenzio.

Quelle parole mi colpiscono più di quanto vorrei ammettere.

Un rifugio... forse è proprio quello che sto cercando, senza rendermene conto.

Un posto, un momento, in cui tutto il resto possa smettere di pesarmi addosso.

«E se non riesco a trovarlo?» chiedo, con una voce appena percettibile.

Mio fratello si sporge in avanti, appoggiando una mano sulla mia spalla.

«Non devi trovarlo da sola, Silvja. A volte il rifugio è una persona. A volte è una sera come questa»

Le sue parole restano sospese nell'aria, penetrando lentamente nei miei pensieri.

Forse ha ragione.

Forse questa sera, con il suono distante del film, la coperta pesante e la sua presenza accanto a me, è già un piccolo rifugio.

Annuisco piano, stringendo un po' di più la tazza tra le mani.

«Grazie» mormoro.

Non aggiungo altro, ma so che non serve.

Lui si rimette comodo sul divano, tirando su un angolo della mia coperta e infilando i piedi sotto.

«Bene» dice, fingendo di essere serio
«Ora, passami quella cioccolata o sarà una lunga notte»

Scoppio a ridere, lasciandomi andare per un momento.

Magari non ho ancora trovato tutte le risposte, ma almeno ho trovato un po' di pace.

E, per ora, può bastare.

SPAZIO AUTRICE
tiktok:7vinijr__

capitolo un po' di passaggio, perdonatemi ma sono fuori da 2 giorni e ho scritto veramente di getto

che ne pensate??

grazie dei commenti e delle stelline⭐️❤️

vi amo🤍🖤
~silvia🍒

𝐡𝐞𝐚𝐫𝐭𝐥𝐞𝐬𝐬||francisco conceiçãoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora