FRANCISCO'S POV
Il rumore della porta degli spogliatoi che sbatte dietro di lei mi lascia solo con il silenzio.
Solo con la mia rabbia, la mia frustrazione, e quel peso che non riesco a scrollarmi di dosso.
Respiro a fatica, il petto che si alza e si abbassa, e tutto intorno a me sembra soffocante.
Perché l'ho detto?
La domanda mi martella nella testa, ma cerco di soffocarla.
Non voglio pensarci.
Non voglio pensare al modo in cui Silvia mi ha guardato, con gli occhi lucidi e feriti.
Non voglio pensare alle parole che le ho scaraventato contro, come lame che non potevo più fermare.
Mi passo le mani sul viso, sperando di spegnere quel tumulto nella mia mente.
Ma non funziona.
Niente funziona.
Il suono dei passi che si avvicinano è l'unico segno che non sono completamente solo.
Alzo lo sguardo quando la porta si apre, e il cuore mi si stringe nel petto quando vedo mio padre.
Non parla subito.
Si ferma davanti a me, con quella calma che ha sempre, anche nei momenti più difficili.
Indossa ancora la giacca della partita, e il suo sguardo è serio, intenso.
«Non ho voglia di parlare,» dico bruscamente, alzandomi per andarmene
«Peccato,» risponde, con un tono che è al tempo stesso fermo e paterno
«Perché io sì»Mi blocco.
Respiro a fondo, ma non mi volto.
Non voglio vedere la delusione nei suoi occhi.
«Se sei qui per dirmi che la
partita é andata di merda, risparmiati il fiato. Lo so già»Sento i suoi passi avvicinarsi.
Non si ferma.
«Non sono qui per parlare della partita, Francisco»
Chiudo gli occhi, stringendo i pugni.
«Allora di cosa vuoi parlare?»
«Di Silvia»La sua voce mi colpisce come un pugno.
Mi volto di scatto, la rabbia che sale di nuovo.
«Non è affar tuo, papà»
«Si che lo è» ribatte, con quella calma che odio quando sono fuori controllo
«Perché è venuta qui per te, e l'hai trattata come se fosse il tuo nemico. E questo, Francisco, non è da te»Lo guardo, incredulo.
«Io non ho fatto niente di sbagliato,» dico, ma la mia voce tradisce il dubbio che già mi rode dentro
«Lei... lei è sempre lì, sempre a cercare di sistemare tutto, sempre a volermi aiutare, come se fossi un bambino. Non capisce che a volte ho solo bisogno di stare da solo!»Mio padre mi osserva, gli occhi scuri che sembrano scavare dentro di me.
Poi scuote la testa.
«Hai sbagliato, Francisco»
Quelle parole mi fanno infuriare.
«Sbagliato? Sono io quello che ha perso stasera, papà! Sono io quello che ha deluso tutti! E lei non fa altro che peggiorare le cose!»
«Sai cosa penso?» dice lui, senza alzare la voce
«Che stasera non hai deluso nessuno più di quanto tu abbia deluso te stesso. E hai riversato tutta quella frustrazione sulla persona che ti ama di più»Le sue parole mi colpiscono come un colpo al petto.
Ma non voglio dargli ragione.
Non posso.
«Lei mi soffoca,» insisto, anche se la mia voce suona meno sicura
«Ti soffoca? O ti costringe a guardare le parti di te stesso che non ti piacciono?» ribatte, il tono tagliente
«Perché stasera, Francisco, quello che hai fatto non è stato chiedere spazio. È stato spingerla via. E la differenza tra le due cose è enorme»Resto in silenzio, la sua accusa che brucia più di quanto voglia ammettere.
«Silvia non merita quello che le hai detto» continua, e la sua voce si ammorbidisce leggermente
«Lei ti ha cercato perché ti ama, non perché pensa che tu sia debole. Ma se continui così, Francisco, finirai per perdere l'unica persona che è sempre stata dalla tua parte»Le sue parole si infilano nella mia mente come spine.
Mi siedo di nuovo sulla panchina, con la testa tra le mani.
«Non so come fare,» ammetto, a bassa voce
«Non so come gestire tutto questo. La pressione, le aspettative... lei. È troppo»Mio padre si siede accanto a me, in silenzio per un attimo.
«Sai, quando avevo la tua età, ero come te. Sempre arrabbiato, sempre convinto che il mondo fosse contro di me. E ho fatto gli stessi errori che stai facendo tu adesso»
Lo guardo di lato, sorpreso.
Lui non parla mai del suo passato, non in questo modo.
«Ho perso persone importanti, Francisco. Perché non sapevo come gestire la mia rabbia, la mia frustrazione. Ho detto cose che non potevo più rimangiare. Non lasciare che succeda anche a te»
Abbasso lo sguardo.
Le sue parole mi fanno male, ma so che ha ragione.
Silvia non meritava quello che le ho detto.
Non meritava di essere trattata così.
E ora non so nemmeno se mi perdonerà.
«Pensi che sia troppo tardi?» chiedo infine, con un filo di voce.
Mio padre si alza, appoggiandosi leggermente alla panca.
«Non lo so. Ma se non fai niente, allora sì, sarà troppo tardi»
Mi lascia lì, con quel pensiero che mi pesa sul cuore più di qualsiasi sconfitta.
Rimango seduto, a chiedermi se ho davvero distrutto qualcosa che non potrò mai ricostruire.
SPAZIO AUTRICE
tiktok:7vinijr__doppio drop oggi
che ne pensate??
grazie dei commenti e delle stelline⭐️❤️
vi amo🤍🖤
~silvia🍒
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𝐡𝐞𝐚𝐫𝐭𝐥𝐞𝐬𝐬||francisco conceição
FanficSilvja Vlahovic, sorella dell'attaccante della Juventus. La sua vita cambia radicalmente quando Francisco, un nuovo e talentuoso calciatore portoghese, arriva al club. Francisco, affascinato dalla determinazione di Silvja e dalla sua personalità fo...