4. Rudy (rev)

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Ritorniamo in strada. Mi sa che mi libererò di questo vecchio rompiscatole. Un po' di sano sarcasmo aiuta sempre a fare amicizia.

"Caro il mio Demetrio, ora che abbiamo scoperto che il latte va conservato in frigo, ognuno per la sua strada, va bene? Ci si vede in giro."

Faccio per andarmene verso il centro, ma lui si sposta per bloccarmi.

"Credi che da solo avresti più possibilità di sopravvivere?" mormora.

"Sopravvivere? Per ora non ho avuto problemi. Ho lo zaino pieno di cose che non avrei mai potuto permettermi, la pancia piena. Va tutto molto, molto bene."

"E dimmi, quanto può durare? Come ricaricherai il tuo iPod senza corrente? Credi di poter andare avanti a merendine per sempre?"

"Ci penserò quando sarà l'ora."

È sempre più scocciante questo tizio. Lo urto con la spalla per proseguire, ma lui resiste.

"Niente luce la notte, niente riscaldamento, niente cibo caldo. Sei pronto a vivere da selvaggio?"

"Ho fatto il boy scout, più o meno, so appiccare... accendere un fuoco."

Ma quando la smette? Certo che senza corrente è un casino, in effetti. Il giradischi non funzionava e anche il mio iPod ha la batteria al quaranta per cento. Ora sembra più remissivo e continua a parlare spostandosi per lasciarmi passare.

"Bene, allora facciamo che vai per la tua strada. Io penso che dovremmo muoverci e cercare gli altri, scoprire che diavolo è successo, ma vedo che a te non interessa. Fai come vuoi."

Lo guardo in tralice, è ovvio che sta bluffando. Psicologia inversa, crede di fregarmi? Certo che ha pensato a un sacco di cose, io invece... potrebbe anche avere ragione. Magari giro ancora un po', poi se ho bisogno di lui lo vado a cercare. Però se riesce ad andarsene e mi lascia da solo... cioè, proprio solo del tutto. Faccio qualche passo lungo il marciapiede, poi mi fermo e mi giro verso di lui. È rimasto immobile in piedi.

"Ma tu ce l'hai una macchina?" gli chiedo.

Si gira verso di me con un sorriso e dice: "No, io sono più un tipo da bicicletta, da mezzi pubblici. Ho la patente però."

Sì, la patente da cretino. 'Sono un tipo da mezzi pubblici.' Certo che questo tipo è proprio uno sfigato! Adesso mi guarda fisso, tutto concentrato, che cosa vorrà ancora?

"La rubiamo! È pieno di macchine abbandonate. Rudy, tu sai come si fa? Io ho visto i film americani, ma non ho idea di come la si faccia partire. Immagino che useremo il tuo sasso magico per aprire il finestrino, no?"

"Sì, e poi?"

Lo lascio parlare, è divertente.

"Poi dovremmo arrivare ai fili sotto il volante, fare contatto."

"E come? Nelle macchine moderne è tutto elettronico, e poi sotto al volante è tutto chiuso."

"Boh, ci sarà qualche vite da svitare."

"E il cacciavite?"

"Magari lo troviamo in qualche casa."

"Mai sentito parlare di antifurto immobilizzatore?"

Mi fissa stupito. Okay, è ora di una piccola lezione.

"Senti, zio, apprezzo la sforzo, ma fai una cosa per renderti utile: stai qui e non fare niente di stupido."

Appoggio il mio zaino davanti a lui e vado verso una casa qualunque. Passo nel giardino posteriore, sassata sul vetro della finestra e scivolo dentro. Giro un po' per la casa guardandomi intorno, magari c'è qualcosa di utile.

È tutto perfettamente in ordine, come se avessero fatto le pulizie prima di andarsene. Arredamento ordinario, un po' pacchiano. Carta da parati. Divani a fiori con le frange. Un caminetto, fotografie di lui e lei, foto di mocciosi, ritratti della famiglia insieme in posa. Altre foto di un ragazzo in divisa, di una ragazza con la corona di alloro. La ragazza con un tipo muscoloso. Mocciosi e ancora mocciosi. Che palle! Queste famigliole del Mulino Bianco mi danno il vomito. Anche nelle camere è tutto in ordine, vestiti stirati negli armadi. Come apro la porta del frigo una zaffata di marcio mi inonda le narici. Che schifo! Richiudo in fretta la porta e mi allontano per togliermi di dosso quel fetore. È una cucina, ci sarà qualcosa di utile. Frugo nel cassetto dei coltelli. Uno non troppo grande, ma affilato. Questo va bene. Avvolgo la lama in un tovagliolo e me l'infilo in tasca. Servirà.

Lo zio fuori starà friggendo. Lo vedo fuori dalla finestra della cucina. Sta lì impalato e si guarda intorno. Non è malaccio, per essere un vecchio. Cerca di essere gentile. Certo che pensare che io sia un farabutto che ruba le auto... ha quasi indovinato. Dai, la sceneggiata è durata anche troppo.

Vado nell'entrata, mobiletto, chiavi! Troppo facile.

Dal logo sulla chiave è una Volkswagen, mi pareva di aver visto una Golf bianca parcheggiata qui fuori.

Giro la serratura del portoncino, preparo la mia migliore faccia da schiaffi ed esco in veranda. Fisso Demetrio facendo tintinnare le chiavi con la mano alzata. Lui mette la sua espressione migliore, quella da ebete.

Risultato ottenuto, applausi, sipario.

Gli lancio le chiavi, lui le prende al volo e preme il pulsante. La Golf bianca risponde con uno scatto metallico e due colpi di frecce.

Montiamo a bordo, io butto lo zaino sui sedili posteriori, lui infila la chiave e la macchina si avvia al primo colpo.

Non partiamo subito.

Entrambi fissiamo con occhi sgranati lo schermo del navigatore.

"Benvenuti in Volkswagen, 15:32, 27 settembre 2015"

Una settimana! È passata una settimana!

"No... no... non ci credo, non è possibile!" balbetta guardandomi con aria sconvolta.




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