13. Hellboy (rev)

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Attimo di puro panico!

Il Windigo, bestia maledetta, mi ha assalito alle spalle. Afferro la maniglia del portello e me lo tiro dietro mentre scendo dentro l'abitacolo con la testa che ancora suona come una campana rotta.

Mi tocco il collo, le spalle. Non mi sembra di essere ferito, non sento bagnato. Mi tolgo l'elmetto. Lunghi solchi profondi lo attraversano da orecchio a orecchio, ma la testa è intera. Questo pezzo di latta mi ha salvato la vita.

"Easyrider, accendi le luci interne."

"Subito! Che diavolo è successo lassù?"

"Una bestia. Mi è saltata addosso da dietro. Non ho sentito nulla, solo il colpo, ma guarda il casco!"

"Porca miseria, Hellboy, te la sei cavata per un pelo, stavolta. Per il resto sei intero? Ti ha graffiato da qualche parte, ti ha morso?"

"Mi sembra di no. Vedi sangue?"

"La tuta mi pare a posto. No, niente sangue, neanche un graffio. Voleva proprio staccarti la testa. Cosa facciamo, andiamo a cercarla?"

"Manca poco all'alba e io sono completamente rintronato. Meglio se rientriamo e facciamo rapporto. Domani andiamo a stanarla, quella bastarda schifosa."

Mi appoggio al sedile tenendo la testa fra le mani. Il collo e la testa mi fanno male da morire, le orecchie mi fischiano e ho un senso abbastanza precario e variabile di cosa è sopra e cosa è sotto.

La bestia mi ha colpito forte, per uccidere. Questa notte avrei potuto essere il suo pasto, ma ho avuto una fortuna incredibile: se gli artigli fossero arrivati solo pochi centimetri più in qua si sarebbero conficcati nel mio collo, mi avrebbero strappato il casco. Con la violenza con cui mi è piombata addosso avrebbe potuto strapparmi dalla torretta e sbattermi a terra. Poi per me non ci sarebbe stata alcuna possibilità. In un corpo a corpo non c'è nulla che un uomo possa fare contro quell'arsenale di corna, zanne, artigli, contro la forza e la velocità sovrumane .

Il pilota riparte verso il varco a fari accesi, tanto siamo già stati trovati.

Mi dispiace ammettere che il capitano aveva ragione: l'area non è ancora pulita. C'è una bestia in giro, e una basta perché il contagio ricominci a diffondersi. Altro che smobilitare, devo chiedere di aumentare le pattuglie, almeno due per ogni varco, se non di più. Speriamo che non me le neghi per farmi pesare il mio errore. Non credo che lo farà. Il pericolo è enorme. Se una sola di quelle creature del demonio sfugge al serraglio, tutti gli sforzi saranno stati inutili.

Tutti i morti, tutte le persone portate via dalle case, dalle loro vite, le colonne interminabili di camion, le migliaia di persone che hanno lavorato a ritmi estenuanti per piazzare il muro prefabbricato. La task force che ci permette di creare un serraglio è una macchina gigantesca, forse la più grande mai messa in piedi dai tempi delle piramidi, del vallo di Adriano, della Grande Muraglia. Abbiamo dovuto imparare dagli Americani. Si pensava che fosse un problema solo loro, ma si sa, nel mondo moderno le persone viaggiano. È bastato un solo individuo sfuggito al serraglio di Atlanta. Ha preso l'aereo, è sceso a Francoforte e due settimane dopo si è sviluppato il focolaio di Magonza. L'esercito interforze messo in piedi in poco tempo ha raso al suolo la città ed eradicato il contagio, ma i soldati ne sono usciti a pezzi. Quelli che non sono morti sono usciti fuori di testa. Pare che uccidere donne e bambini innocenti non faccia tanto bene alla salute mentale. E comunque un mese dopo il male si è ripresentato a Digione.

È stato quello il mio primo serraglio. Decine di migliaia di blocchi di cemento a circondare la città, poi lo sfollamento, le migliaia di container con le celle filtro. Il sistema messo in atto per dividere i sani dai contagiati non è il massimo del rispetto dei diritti umani, ma è l'unico che funziona. Ogni individuo viene messo a dormire in una cella, se nella notte dà segno di trasformarsi si apre il gas. Almeno questo ci evita di uccidere le persone sane e di sopportare o di farci sopraffare dal senso di colpa.

Siamo in guerra, anche se la popolazione non lo sa. Per non turbare i tranquilli sonni dei civili è stata messa in atto una censura così capillare che farebbe invidia al regime nordcoreano. Non bastasse questo casino, l'unica cosa che ci manca è proprio una psicosi collettiva. Folle in delirio che fuggono dal nulla, vicini che si guardano con sospetto convinti che l'altro sia infetto. Già è dura gestire una piccola città, figuriamoci un intero continente. In pochi mesi sarebbe la barbarie e i windigo ci sguazzerebbero come maiali nel fango.

Questi non sono come quelli degli indiani. Hanno le corna come rami, le zanne, gli enormi artigli, sì, però questi si riproducono come i conigli e cacciano in branco. Fanno fuori centinaia di persone ogni notte e poi te ne ritrovi il doppio da ammazzare. Sono una malattia contagiosa, sono la vendetta degli indiani per essere andati a rubare le loro terre, o forse sono solo la soluzione escogitata dalla natura per liberarsi di un pericolo ancora più grande: la razza umana.

Questa bestia è una sola, almeno. Una singola bestia sopravvissuta chissà come, disperata e senza nulla da mangiare. Domani la faccio fuori. Una bella sventagliata di mitra e la sego in due, poi lego la sua carogna sul davanti del mezzo, come trofeo.

 Una bella sventagliata di mitra e la sego in due, poi lego la sua carogna sul davanti del mezzo, come trofeo

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