5. Demetrio (rev)

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Finalmente anche il ragazzino si stupisce per qualcosa.

Io sono completamente spiazzato. Ho dormito per otto giorni! Otto giorni!

Mi guardo nello specchietto. La mia barba è decisamente più lunga e incolta del solito.

Ma... una settimana? Non si può dormire per più di una settimana ininterrottamente, si dovrà pure andare al bagno, si dovrà mangiare e bere. E' pazzesco!

Le mani aggrappate al volante, lo sguardo fisso al cruscotto, sento che se mi concentro su qualcosa la testa mi gira meno. Non riesco assolutamente a crederci. Non riesco a dare un senso a tutto questo, ma devo almeno cercare di calmarmi. Respiri profondi. Respirare lentamente e a fondo. Lentamente... e a fondo.

Va un po' meglio, anche Rudy ha ripreso la sua solita aria sufficiente e guarda apatico dal finestrino.

"Andiamo?"

"Mm-mm" annuisce il ragazzino.

Metto la marcia e faccio inversione. L'abitudine mi porta a guardare se arriva qualcuno e a mettere la freccia. Ma per chi? Non c'è nessuno.

Guido verso la periferia, sempre dritto, file di case, qualche incrocio. All'inizio rallento a ogni semaforo, poi sempre meno, incrocio dopo incrocio, tanto i semafori sono spenti.

Incontrare un'altra macchina con qualcuno a bordo sarebbe la notizia migliore della giornata. Farci un incidente sarebbe invece un'atroce assurdità. Ricomincio a rallentare e a guardare le strade a destra e a sinistra. Certe abitudini sono dure a morire.

Le case finiscono e inizia la campagna, deserta come la nostra cittadina. Campi, campi, ancora campi. In uno vediamo una mucca che bruca l'erba. Al nostro passaggio alza la testa a fissarci con l'espressione mite e disinteressata, così tipica per un bovino. Rudy invece pare apprezzare: si volta con il viso appiccicato al finestrino e la segue fino a che non scompare in lontananza, proprio come un bambino, poi si appoggia di nuovo allo schienale e rimette la sua espressione da uomo vissuto.

Io memorizzo il luogo, non si sa mai. Se siamo rimasti soli al mondo, una mucca può tornare utile.

Proseguiamo, curva dopo curva, due chilometri, cinque.

"Tu che fai, Rudy? Vai a scuola?"

"Scuola dell'obbligo, zio, non si può fare a meno."

"Già... E vai bene a scuola?"

"Me la cavo."

Il silenzio scende di nuovo tra noi. Il ragazzino incrocia le braccia sul petto. Non ha intenzione di fare conversazione, ma io ho bisogno di parlare, di scacciare questo senso di solitudine.

"E ti piace la musica."

"A chi non piace la musica?"

"Hai un gruppo preferito?"

"Sì, più di uno."

"Qualche esempio?"

"Twenty one pilots, dice qualcosa?"

"Mi sembra. Qualche canzone?"

"Ok, non li conosci. My chemical romance, Bastille?"

"I Bastille li ho già sentiti."

"Bravo."

Non si riesce proprio a parlare con questo ragazzo: lascia cadere tutti i discorsi, ma io non ho alcuna intenzione di demordere.

"Ho visto che cercavi fra i vinili. Ti piace anche la roba vecchia?"

"Sì, ascolto anche musica dei tuoi tempi, tipo Elvis, i Beatles, i Doors,..."

"Ehi, piano ragazzino! Quando Jim Morrison è morto io non ero ancora nato."

"Ah, davvero? Ti facevo più vecchio."

"Sei gentile."

"No, non lo sono."

Ancora una volta gira il volto verso il finestrino cercando di ignorarmi.

"E tu suoni?"

"Mm-mm, chitarra."

"Sei un accidenti di chiacchierone, eh?"

"Che vuoi dire?"

"Che devo tirarti fuori le parole con le tenaglie."

"Ma, non è che mi freghi molto parlare di me, non è che abbia chissà che cosa da dire. Tu vuoi proprio continuare a parlare?"

"Be', sì, giusto per passare il tempo. Sai, per quello che ne so qui in giro ci siamo solo io e te. Se ci conosciamo un po' non è una tragedia."

"Fare conoscenza, fico! Allora, tu che musica ascolti, zio?"

"Io sento la radio tutto il giorno al lavoro, ascolto quello che passano. Però non mi ricordo mai i titoli e i cantanti."

"Argomento scartato. Che fai per vivere?"

"Sviluppo siti internet."

"Ah, potrei averne visto qualcuno?"

"Non so, hai mai visitato il sito del centro estetico Bahamas, o il portale della Associazione filatelica italiana?"

"No, decisamente no. Vivi con qualcuno, hai una donna?"

"No, vivo da solo."

"Fuori un altro argomento. Ascolta, io e te non viviamo proprio nello stesso mondo, capisci? Facciamo basta, che ne dici?"

Una donna, dice... Una volta c'era stata Patrizia.

Patrizia coda di cavallo, lentiggini e sguardo affamato, che voleva un sito internet per la sua linea di cosmetici fatti in casa. Patrizia che dopo una settimana si era trasferita da me, che girava nuda per casa spostando le mie cose per metterci le sue. Patrizia che tre mesi dopo ha lasciato solo un biglietto in cucina: 'Sei un ragazzo meraviglioso, ma la vita mi porta altrove. Non cercarmi. xxx P.'

E come trovarla? Non avevo neanche il suo numero. Il sito delle creme è ancora online, ovviamente Patrizia coda di cavallo non lo ha mai pagato. Io ogni tanto vado a vedere se ci è entrata, per capire da quale parte del mondo si colleghi. Lei non ci è entrata mai più.

Guido automaticamente mentre il mio pensiero ritorna al sapore della sua pelle e al vuoto che mi ha lasciato dentro, quando dietro l'ennesima curva vedo l'incredibile: un essere umano che saltella e si sbraccia.

"Hei, zio, guarda, c'è una persona!"

Rudy abbandona la sua aria di sufficienza e indica la strada tutto eccitato.

Mi avvicino, sembra una donna, sempre più vicino, rallento fino a fermarmi a dieci metri da lei.

Lei corre verso di noi.


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